Dopo l'agguato di Terracina, prosegue la faida di camorra con un omicidio a Scampia

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domenica 9 settembre 2012


Non si era nemmeno spenta l'eco sinistra dell'omicidio di Gaetano Marino, alias Moncherino, alias Manuzza McKay, freddato in costume da bagno, il 23 agosto 2012, sul lungomare di Terracina, che la camorra napoletana aveva già messo a segno un nuovo colpo, appena 5 giorni dopo, con l'omicidio di Gaetano Ricci, della stessa fazione di Marino, nell'ennesimo lontano strascico di quella sanguinosa faida di Scampia, combattuta, nel 2004-2005, tra gli opposti clan degli Scissionisti di Secondigliano e del "cartello dei Di Lauro" per il controllo del traffico di droga, e che aveva visto questi ultimi soccombere ai primi.

La nuova escalation di violenza[modifica]

Chi, come molti osservatori, si attendeva un nuovo exploit criminale, con una risposta del clan di Marino e Ricci, è stato accontentato questa notte, alle 2.45 del mattino, nel consueto scenario fatiscente della "Gomorra" napoletana di Scampia, e dei suoi degradati rapporti sociali, così ben raccontato da Roberto Saviano nel suo celebre romanzo.

L'ultima fatale tazzulella 'e cafè[modifica]

Emergenze archeologiche romane nel paesaggio urbano di Scampia

Raffaele Abete, 41enne, abitava nel cuore di Gomorra, al lotto T/A di via Ghisleri.

Erano già passate da tempo le 2.00 di notte, a Scampia, quando Raffaele si era concesso uno dei piccoli innocenti piaceri che scandiscono, come un rito laico, le giornate di molti italiani, 'na tazzulella 'e cafè in un bar dal nome improbabile, Zeus, a cui avrebbe fatto seguito, probabilmente, l'immancabile sigaretta. Non poteva immaginare, mentre sorseggiava il fondo zuccheroso di quella tazzina, che era anche l'ultima volta in cui si sarebbe concesso a quell'innocua vizio, e che, alle 2.45, in via Roma, uscendo dal bar Zeus, a fulminarlo ci avrebbe pensato una folgore di proiettili rinforzati scaricatagli alla nuca da almeno un paio di sicari.

A indagare su questo nuovo episodio di recrudescenza criminale nella guerra tra i cartelli della droga, sarà la Squadra mobile del Commissariato di Scampia, la cui azione investigativa sarà coordinata dalla Procura napoletana. A rendere difficile l'inchiesta sarà il consueto intreccio di complicità omertose che permea il degrado sociale della Gomorra di Scampia.

Il ruolo della vittima nella guerra di camorra[modifica]

Raffaele Abete era poco noto alle cronache giudiziarie. A suo carico solo vecchi e piccoli precedenti penali, per rapina e associazione a delinquere, risalenti addirittura al 1986.

Raffaele, tuttavia, era il fratello di un boss di rango, lo "scissionista" Arcangelo Abete, uno dei vincitori della lotta intestina combattuta negli anni 2004 e 2005 contro i Di Lauro, irraggiungibile dai sicari perché finito da tempo nelle maglie della legge e attualmente in stato di detenzione.

Dopo quella vincente stagione criminale, qualcosa si era rotto all'interno del fronte trionfante degli scissionisti, e aveva contribuito a destabilizzare equilibri criminali che si scoprono essere sempre incerti e provvisori, quando le azioni sottostanti sono avvolte dal vortice turbinoso di denaro garantito dai traffici illeciti: così, una parte degli scissionisti, a cui apparteneva anche il Gaetano "Manuzza" Marino freddato a Terracina, aveva alimentato un'ulteriore scissione interna, avvicinandosi ai "Vanella Grassi". Ne era nata la fazione dei "Girati".

Gli Abete, invece, erano esponenti del nucleo storico degli scissionisti, vicini alle famiglie Aprea, Notturno e Abbinante, tutte nella cordata ferocemente contrapposta agli scissionisti epigoni (i "Girati") dei Marino Mckay e ai loro alleati "Vanella Grassi".

Articoli correlati[modifica]

Sulla spaccatura intestina degli "Scisisonisti"
Sul clima criminale dell'estate 2012

Fonti[modifica]