Svendita di case popolari nel Lazio, stop di Marrazzo

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domenica 7 ottobre 2007

Il presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo

Il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, ha bloccato la svendita di case popolari a prezzi irrisori, ordinando controlli per "verificare le possibilità legali per evitare che il diritto alla casa si tramuti di fatto, ed in forme anche del tutto legittime con l'attuale quadro normativo, in un privilegio".

Le case in questione sono migliaia di case popolari, costruite nei migliori quartieri della capitale, e occupate in nove casi su dieci in modo illegale (e poi salvati da una sanatoria), e che ora vengono vendute a prezzi ridicoli, in zone dove le case vengono vendute a 6 500 euro al metro quadro. E intanto, l'Ater, l'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale, è in un mare di debiti. Secondo il presidente dell'Ater Roma, Luca Petrucci, molti degli attuali inquilini pagano anche affitti irrisori, pur avendo redditi alti, anche oltre i centomila euro l'anno. E intanto 2 800 famiglie romane, che avrebbero diritto alla casa grazie alle loro posizioni in graduatoria, sono costrette ad aspettare, mentre la lista si allunga, oltre trentamila famiglia sono in attesa di una casa.

Alcuni villini alla Garbatella

Ma la vendita è un passo praticamente obbligatorio per l'Ater: con l'acqua alla gola e gli affitti troppo bassi, è costretta a vendere per cercare di risanare i bilanci, senza far mancare la manutenzione in case popolari in condizioni disastrose, tutte in periferia. "Se non vendiamo, falliamo entro fine anno", ha affermato Petrucci, e intanto si fanno affari d'oro per acquistare case nelle migliori zone di Roma. Le case messe in vendita sono 16 410 appartamenti, che dovranno cambiare proprietario in tre anni. Ma nel bando che dovrebbe gestire l'affare, la Regione non ha fatto alcuna distinzione fra case in periferia e case in pieno centro, e quindi i prezzi sono allineati sia per le case povere della periferia sia per quelle 1 358 alla Garbatella, le 1 016 che si affacciano sul parco di villa Pamphili o le 702 a Testaccio, eccetera.

Dei 906 appartamenti venduti lo scorso anno, pochissimi hanno avuto un prezzo di centomila euro e solo 5 hanno sfiorato i 150mila. Molti altri sono stati venduti in due blocchi: uno da 45mila e un altro da 64mila euro.

La Finanziaria regionale che aveva ordinato la vendita aveva stabilito che il valore di vendita doveva essere basato sul valore catastale con sconti fino al 35 per cento, ma doveva essere rivalutato in base al canone ISTAT del 1991. Ma le organizzazioni degli inquilini sono insorti, spostando la rivalutazione al 2002, dunque a prezzi ridicoli. Per questo adesso Marrazzo ha deciso di vederci chiaro.

Fonti[modifica]