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Antimafia: 'ndrangheta pericolosa come Al-Qaida

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mercoledì 20 febbraio 2008 Secondo la Commissione parlamentare Antimafia, che ha approvato all'unanimità la prima relazione annuale sull'organizzazione mafiosa dell'ndrangheta, Al Qaeda si può paragonare alla mafia calabrese: «La 'ndrangheta cresce e si espande "alla maniera di al Qaeda, con un'analoga struttura tentacolare priva di una direzione strategica ma caratterizzata da una sorta di intelligenza organica, di una vitalità che è quella delle neoplasie, e munita di una ragione sociale di enorme, temibile affidabilità».

Il rapporto di quest'anno spiega che l'ndrangheta «è oggi la più robusta e radicata organizzazione, diffusa nell'intera Calabria e ramificata in tutte le regioni del Centro-Nord, in Europa e in altri Paesi stranieri cruciali per le rotte del narcotraffico».

«Il contagio delle 'ndrine va da Rosarno all'Australia, da San Luca a Duisburg. - continua poi il verbale - Molecole criminali che schizzano, si diffondono e si riproducono nel mondo. Una mafia liquida che si infila dappertutto, riproducendo, in luoghi lontanissimi da quelli in cui è nata, il medesimo antico, elementare ed efficace modello organizzativo. Alla maniera delle grandi catene di fast-food, offre in tutto il mondo, l'identico, riconoscibile, affidabile marchio e lo stesso prodotto criminale». Inoltre, è stato fatto presente la sua presenza negli appalti per la Salerno-Reggio Calabria e sopratutto nella sanità, nuovo grande business per la malavita, assieme ai finanziamenti europei. L'estensione della malavita interessa oramai anche le regioni del centro-Italia (come una recente retata ha dimostrato, con arresti anche in Umbria).

Francesco Forgiane, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, ha stigmatizzato la Confindustria calabrese, colpevole a suo giudizio di non essersi impegnata a sufficienza per la lotta contro l'estorsione e l'usura: «Da loro non abbiamo sentito una sola delle parole pronunciate da Confindustria Sicilia. In Calabria non abbiamo nessuna denuncia, e la cosa ancora più grave è che nessuno invita a denunciare. Luca Cordero di Montezemolo ha detto che sarebbero state espulse le imprese che non denunciano di pagare il pizzo, ma in Calabria questo non accade».

Fonti