Discussione:La Corte d'Appello di Milano autorizza l'interruzione dell'alimentazione per Eluana Englaro/Commenti

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Interrompere le cure, in quanto inutili, è ben diverso dall'eutanasia: è una questione di italiano.
Mi auguro che oltre ad interromperne le cure, accelerando la morte, garantiscano l'assenza di sofferenza per la ragazza.

Le reazioni della Chiesa su questo tema mi lasciano l'amaro in bocca --piero tasso 22:55, 9 lug 2008 (CEST)[rispondi]

—18:20, 10 lug 2008 (CEST) In merito al caso di Eluana Englaro, da avvocato non posso non nutrire un "morboso" e preliminare interesse per la lettura attenta delle motivazioni del lungo decreto (e non sentenza) della Corte di Appello di Milano, con il quale è stata autorizzata la disattivazione dell'alimentazione con sondino naso-gastrico della paziente in stato vegetativo permanente da quindi anni. Ma, visti i tempi con i quali il detto provvedimento della Corte meneghina sarà reso pubblico, vorrei manifestare alcune mie impressioni sulla base del rilievo "umano" della vicenda e di quello giuridico, possibile sulla base delle motivazioni della sentenza della Corte di Cassazione n. 21748 del 16/10/2007. E' bene ricordare che in base a tale decisione la Suprema Corte - chiamata a prnunciarsi proprio sulla legittimità del decreto della Corte di Appello di Milano che, in sede di reclamo avverso il provvedimento del Tribunale di Lecco con cui era stato dichiarato inammissible il ricorso del padre della ragazza nella qualità di suo tutore, aveva dichiarato ammissibile l'istanza di interruzione dell'alimentazione artificiale presentata dal tutore ma l'aveva respinta nel merito - ha statuito che è legittima la richiesta di interruzione di cure avanzata dal tutore (e avallata dal curatore speciale), purchè ricorrano le due seguenti condizioni: a) che lo stato vegetativo permanente, caratterizzato da una totale incapacità del paziente di autodeterminazione e di percezione sensoriale cognitiva del mondo esterno, rappresenti, in base a rigorose cognizioni della scienza-medica unanimente accettate, una situazione irreversibile; b) che venga accertato, sulla base di una rigorosa ricostruzione degli elementi prrocessuali (anche a mezzo testimoni) che, in virtù di precedenti convinzioni etiche, religiose e filosofiche, la persona che si trovi in tale condizione si sarebbe decisa per la interruzione delle cure somministrate (o per la non somministrazione). La sentenza della Corte viene pronunciata a seguito di una attenta, puntuale e ampia disamina, anche attraverso il richiamo a pronunce rese per casi simili in altri paesi, del "conflitto" tra diritti-doveri costituzionali: quello della solidarietà sociale, secondo il quale il medico deve apprestare tutte le cure possibili e necessarie idonee a garantire la conservazione della salute, e quello alla inviolabilità del diritto della persona di autodeterminarsi e di non subire trattamenti santari contro la sua volontà. Se, sul piano strettamente giuridico, le motivazioni della sentenza sono difficilmente contestabili e tutto sommato condivisibili, esse suscitano tuttavia qualche perplessità, invero di non poco conto, laddove con esse - individuandosi nella ricostruzione della volontà della paziente in base al suo stile di vita quando era ancora in piena salute ed in base alle sue personali convinzioni etico-religiose-filosofiche uno dei (due) criteri per ritenere legittima la richiesta del tutore di interruzione delle cure - si "congela" (quella che sarebbe stata) e si fissa, in maniera direi granitica ed immutabile, la volontà della stessa facendola rivivere dopo ben quindi anni. In altre parole, uno dei punti di forza (giuridica) della sentenza della Cassazione finirebbe col diventare, a mio giudizio, un punto di debolezza, nella misura in cui si ritiene che la volontà espressa in una fase della vita debba necessariamente valere anche in una fase molto successiva, senza prendere in considerazione l'ipotesi per la quale ogni essere umano, soprattutto quando si tratta di scegliere della propria vita, è soggetto a continui cambiamenti del proprio modo di pensare che seguono un naturale percorso di vita. Ma, ripeto, a mio parere è questo un tema che ha rilievi "umani" così eclatanti e fortemente soggettivi perchè ineluttabimente legati a percorsi etico-religiosi, da essere difficilmente risovibile e inquadrabile in un ottica giuridica o meglio, vista la mancanza di una legge regolatrice specifica, giurisprudenziale; il che secondo me rende quasi impossibile in radice una risposta più o meno largamente condivisibile alla vicenda. Avv. Salvatore Giancone

Eluana Englaro: viva o morta?[modifica]

Sono pienamente d'accordo con il padre di Eluana: ormai, la donna è già morta. E' tenuta in vita (se lo stato vegetativo si può chiamare così) solamente da una macchina, che ritarda la morte. Ora, io mi domando: che senso ha? Secondo me questo è un caso di accanimento terapeutico che dura da 16 anni ed ora, finalmente, la lasceranno libera. Oltretutto, i parenti più stretti non l'abbandoneranno: fino all'ora del decesso verrà trattata in modo molto affettuoso. Quello che ha detto la Chiesa mi ha lasciato l'amaro in bocca (come l'altro utente che ha scritto un commento): chi si crede di essere per poter decidere della vita e della morte delle persone? Esiste ancora la libertà!

--Micex4 (talk) 11:31, 11 lug 2008 (CEST)[rispondi]


Poi c'é da dire che la Chiesa è incoerente anche con se stessa. GP II sarebbe stato lasciato per 16 anni così? Lui ha detto che non voleva cure eccessive e non gliele hanno date.

Intervistato da Radio 24 Englaro ha citato le parole del catechismo della Chiesa cattolica dall'allora cardinale Ratzinger: «L'interruzione di procedure mediche dolorose, pericolose, straordinarie, o sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti può essere legittima» «Secondo voi questo non corrisponde alla situazione di Eluana? La verità è che loro alle volte dicono tutto e il contrario di tutto. Si spingono in avanti, poi tornano indietro e non ho mai capito questo alternarsi».

Insomma, dopo il caso Welby ancora un'altra brutta, brutta pagina di come la Chiesa entri a gamba tesa e senza nessuna comprensione nella vita delle persone. Welby non ha avuto i funerali perché 'suicida'. Pura ipocrisia, ha fatto quello che ha fatto G.P. II solo che non era il Papa e allora 'non va bene'.--Stefanomencarelli (talk) 14:31, 11 lug 2008 (CEST)[rispondi]