Italia, referendum elettorale: per gli organizzatori, successo della notte bianca

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lunedì 16 luglio 2007

"La notte bianca referendaria è stata un successo". Così Giovanni Guzzetta, presidente del comitato promotore dei referendum elettorali, ha affermato a la Repubblica. Durante la notte fra sabato e domenica, infatti, migliaia di banchetti per la raccolta delle firme sono stati allestiti in molte città italiane per dare modo a chi volesse, di firmare per appoggiare la proposta di referendum volta a cambiare a legge elettorale, approfittando delle lunghe notti estive e dei concerti che hanno attirato migliaia di spettatori, come i Genesis a Roma e Raf a Benevento. Si parla di quasi 30 000 firme raccolte durante la notte bianca, cui si devono aggiungere quelle raccolte da Alleanza Nazionale e dai Democratici di Sinistra.

Il termine per la scadenza è fissato al 24 luglio, quando le 500 000 firme necessarie per indire il referendum dovranno giungere in Cassazione. Secondo gli organizzatori, sinora sono giunte 460 000 firme, ma l'obiettivo degli organizzatori è arrivare ad una soglia di sicurezza fissata a 570 000. Tuttavia l'organizzazione invita a firmare entro mercoledì prossimo, poiché occorreranno alcuni giorni per far giungere le firme a Roma, per il vaglio della Cassazione. Gli ultimi dati ufficiali parlavano di 421 000 firme raccolte il 6 luglio scorso, con un ritmo che, se mantenuto costante, porterebbe il 24 luglio al raggiungimento delle 600 000 firme.

Fra gli ultimi firmatari, che si aggiunge ad una speciale lista, anche Luca Cordero di Montezemolo, che si augura che con il referendum si possa dare una "scossa che risvegli la classe politica e che la spinga ad affrontare finalmente il tema delle riforme". Allo stesso modo anche Guzzetta rammenta che i referendum sono stati promossi per "rilanciare il bipolarismo", attaccato, secondo i referendari, dalla legge elettorale approvata dal Parlamento italiano nella scorsa legislatura. Di parere opposto Renato Schifani e Pino Sgobio, rispettivamente di Forza Italia e dei Comunisti Italiani, che sostengono che la legge elettorale debba essere cambiata dal Parlamento. Ma le opinioni sul referendum attraversano gli schieramenti, e i referendari possono contare sull'"appoggio esterno" sia del sindaco di Roma e leader in pectore del futuro Partito Democratico Walter Veltroni, sia del leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini.

Non mancano le proposte di riforma parlamentare, appoggiate e respinte trasversalmente: fra le ultime, Piero Fassino parla di importare il modello elettorale tedesco, raccogliendo il consenso del segretario dell’UDC, Lorenzo Cesa, del leader di Rifondazione comunista, Franco Giordano e del presidente dei senatori di Forza Italia, Renato Schifani, ma anche lo stop del ministro della Difesa, Arturo Parisi, di esponenti di An, come Adolfo Urso e Maurizio Gasparri, che definiscono l'eventuale approvazione del modello tedesco "una truffa per trasformisti" e di Angelo Bonelli dei Verdi.

Le proposte referendarie

I referendari hanno proposto tre quesiti:

  1. Cancellare il premio di maggioranza per le coalizioni alla Camera e soglia di sbarramento per l’accesso alla camera dei partiti al 4%;
  2. Cancellare il premio di maggioranza per le coalizioni al Senato e soglia di sbarramento per l’accesso al senato dei partiti al 8%;
  3. Abrogazione delle candidature plurime in più circoscrizioni.

Il primo ed il secondo quesito favorirebbero la formazione di grossi partiti anziché grosse coalizioni (come è ora). Questo, secondo i referendari, favorirà la governabilità del paese dove il governo non dovrà più lottare contro altri partiti nella sua stessa maggioranza per ottenere consenso, ma internamente al suo stesso partito. Verrebbero anche eliminati tutti i partiti piccoli che oggi stanno sotto il 4%. Quindi questi ultimi per sopravvivere dovranno scegliere se crescere sopra il 4% oppure aggregarsi ad altri partiti più grossi.

Il terzo quesito cancellerebbe quello che viene definito uno scandalo tutto italiano: oggi ogni candidato può candidarsi in più circoscrizioni, anche tutte. Nel caso venga plurieletto (cioè eletto in più di una circoscrizione) ha la possibilità di scegliere dove andare e quindi di lasciare il primo posto (nelle circoscrizioni in cui non va) al secondo candidato che quindi riceve il primo posto "per grazia ricevuta". In questo modo, alle ultime elezioni, sono scelti un terzo dei parlamentari.

Fonti