Cina: i lavoratori parlano. Le multinazionali si scusano: differenze tra le versioni

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Ma nei report delle ispezioni semestrali della Timberland alle sue fabbriche in Cina, non risulta nulla di quello sfruttamento punibile anche dalla legislazione cinese.
Ma nei report delle ispezioni semestrali della Timberland alle sue fabbriche in Cina, non risulta nulla di quello sfruttamento punibile anche dalla legislazione cinese.
===Fonti===
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*{{fonte|agenzia=La Repubblica|autore=Federico Rampini|data=17 maggio 2005|url=http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/economia/nostrolusso/nostrolusso/nostrolusso.html|titolo=I lager cinesi che fabbricano il sogno occidentale}}


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Versione delle 14:26, 20 mag 2005

19 maggio 2005 In Cina sono ormai schiaccianti le prove che dimostrano come un enorme numero di donne e bambini debbano lavorare in estenuanti turni e per salari da fame per le multinazionali occidentali. Proprio così: Timberland, Puma ed altre, attraverso una rete di aziende intermediarie locali, producono in Cina, a costi irrisori tutti quei beni di consumo che saranno venduti a caro prezzo sul mercato occidentale. 40 centesimi di euro è quello che quadagna un quattordicenne cinese per produrre un paio di Timberland che saranno vendute a 150€ in Europa. 90 eurocent per un paio di Puma che compreremo a 178 euro. I turni sono di 16 ore al giorno, si dorme in fabbrica . La violenza e le malattie caratterizzano le fabbriche lager. Ora, però, gli operai cominciano a parlare e le multinazionali possono solo ammettere le loro responsabilità. Senza molta pubblicità, è chiaro. ""Siamo consapevoli che quella fabbrica ha avuto dei problemi relativi alle condizioni di lavoro. Siamo attualmente impegnati ad aiutare i proprietari della fabbrica a migliorare", afferma Robin Giampa, direttore delle relazioni esterne della Timberland. Ma nei report delle ispezioni semestrali della Timberland alle sue fabbriche in Cina, non risulta nulla di quello sfruttamento punibile anche dalla legislazione cinese.

Fonti