La polemica delle caricature di Maometto: differenze tra le versioni

Da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
AmbraBot (discussione | contributi)
m Bot: Sostituzione automatica (-Categoria:Società +Categoria:Cultura e società)
Wappi76 (discussione | contributi)
Nessun oggetto della modifica
Riga 34: Riga 34:
[[Categoria:Pakistan]]
[[Categoria:Pakistan]]
[[Categoria:Asia]]
[[Categoria:Asia]]
[[Categoria:Roberto Calderoli]]
{{Pubblicato}}
{{Pubblicato}}

Versione delle 00:39, 16 set 2007

17 febbraio 2006

Il caso "vignette Maometto"

Il 13 febbraio 2006, dopo che alcuni vignettisti avevano pubblicato su un giornale danese 12 rappresentazioni satiriche su Maometto, è scattato l'allarme nei paesi islamici: migliaia di persone si sono riunite per manifestare contro l'offesa alla loro religione. Nel giro di pochi giorni i morti causati dagli scontri erano già numerosi, come le minacce inviate ai disegnatori.
Per fare un esempio, migliaia di persone hanno manifestato a Peshawar, nel Pakistan nord-occidentale, distruggento con bastoni e sassi una banca e alcuni uffici per la telecomunicazione, bruciando bandiere danesi e inneggiando slogan contro la Danimarca e gli Stati Uniti.

La tensione è salita alle stelle quando, durante la preghiera musulmana di Venerdì 17 febbraio, un fedele ha proposto una taglia di 8.400 dollari circa a chiunque uccidesse l'autore dello scandalo e subito la taglia è salita a oltre un milione di dollari.
Dopo questo trambusto il direttore del giornale, France Soir, è stato licenziato, ma le vignette sono ricomparse su altri giornali: il Corriere della Sera e La Stampa in Italia, El Periodico in Spagna, Die Welt in Germania, Blick in Svizzera e Dnes in Repubblica Ceca.

Il dibattito continua: il mondo islamico attacca le vignette definendole una campagna anti-religione islamica, l'occidente difende la libertà di stampa, ma sottolinea come l'autoregolamentazione degli autori sia necessaria, mentre Soir propone la questione: «l’Islam vieta ai suoi fedeli qualsiasi rappresentazione del Profeta», ma «tutti coloro che non sono musulmani sono tenuti a rispettare il divieto?»
Secondo il ministro dell'interno Pisanu, l'Italia non rischia attacchi e manifestazioni, ma è meglio stare attenti.

Fonti