UE accusa l'Italia di non rispettare gli uccelli selvatici

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3 agosto 2006

Un esemplare di aquila reale

In queste ore, il Consiglio dei Ministri italiano si sta esprimendo per rispondere alle procedure di infrazione aperte dall’Unione Europea nei confronti dell’Italia, che è stata accusata di «non rispettare e attuare in modo erroneo la direttiva 79/409 CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici».

L'Ente Nazionale Protezione Animali ha chiesto pertanto al Governo di impegnarsi a seguire le normative, in modo da poter risollevarsi dalla trascuratezza degli ultimi anni, per quanto riguarda la tutela dell'ambiente e della biodiversità.

L’Italia ha ampiamente abusato delle deroghe illegittime (alla materia e alla modalità oltre che ai tempi e alle specie cacciabili) negli ultimi anni, facendo passi indietro e riportando il Paese alla tradizionale usanza della caccia di specie, come si può registrare in questi giorni, durante i quali circa 6 centinaia di caprioli stanno rischiando la vita in Piemonte, a causa della liberalizzazione alla caccia.

Se anche adesso le attese di tanti cittadini, con a cuore il nostro patrimonio naturale, venissero ignorate, non si avrebbero solo conseguenze sul piano ambientale, ma anche su quello economico, in quanto l’Italia rischierebbe di perdere la possibilità di farsi assegnare i fondi che vengono destinati ai programmi ambientalistici dall'U.E., che ammonterebbero a 25.000 milioni di euro.

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