È morto Randy Pausch

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sabato 26 luglio 2008

Randy Pausch

Randy Pausch, professore universitario di informatica alla Carnegie Mellon University è morto all'età di 47 anni. Pausch è morto nella mattinata di ieri a causa di un cancro al pancreas.

Era nato il 23 ottobre 1960 a Pittsburgh, in Pennsylvania e nel settembre del 2006 i medici gli avevano prognosticato il tumore dicendogli che gli sarebbero rimasti dai 3 ai 6 mesi di vita. Grazie alle cure, però, è vissuto per quasi altri due anni e il 18 settembre scorso ebbe modo di pronunciare l'"Ultima lezione", tenuta all'Università presso la quale insegnava davanti ai suoi 400 studenti. In questo discorso, diventato poi famoso, ha pronunciato un inno sulla bellezza della vita incoraggiando i propri alunni a inseguire i propri sogni. «Trovate la passione e seguitela. Non troverete la passione nelle cose, né nel denaro, perché più cose e più denaro avete, più userete queste cose come metro per guardarvi attorno e vedere che c'è sempre qualcuno che ne ha di più. Quindi la passione deve arrivare da qualcosa che vi alimenta dentro» aveva detto.

Il consiglio comunale di Pittsburgh ha dichiarato il 19 novembre 2008 "Giorno del dottore Randy Pausch".

Andries van Dam, professore della Brown University, seguì la lezione di Pausch con un triste e appassionato discorso per lodarlo per il suo coraggio e il carisma, ponendolo come esempio.

Wikinews
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Questo articolo, o parte di esso, deriva da una traduzione di "Last Lecture" Professor Randy Pausch dies at age 47, pubblicato su Wikinews in inglese.

Pausch ripeté il discorso della sua "Ultima lezione" all'Oprah Show e la Disney ha pubblicato la sua biografia intitolata proprio "L’ultima lezione. La vita spiegata da un uomo che muore".[1]

Il 18 maggio 2008 Pausch ritornò a sorpresa alla Carnegie Mellon, tenendo un discorso durante la cerimonia annuale per il conferimento delle lauree. Lascia sua moglie Jai e tre figli: Dylan, 6 anni, Logan, 4 e Chloe, 2.

Note[modifica]

  1. «Randy Pausch, affrontare la morte raccontando la vita» - Il Giornale, 26 luglio 2008

Fonti[modifica]

Collegamenti esterni[modifica]