Accesso libero ai risultati scientifici: l'Europa rimanda la decisione
venerdì 2 marzo 2007
Fino alla metà del '600 gli unici modi di far conoscere al mondo (ed alla comunità scientifica) i propri risultati erano di informare direttamente gli interessati (personalmente o tramite lettera) o di scrivere un trattato sull'argomento.
Durante l'illuminismo apparvero le prime riviste specializzate nella comunicazione dei risultati scientifici: "Les journal des savants" a Parigi e "Philosophical transactions of the Royal Society of London" a Londra. Da allora la diffusione e l'importanza delle riviste scientifiche nella comunicazione della conoscenza scientifica è stata in costante aumento e, al giorno d'oggi, permette di venire a conoscenza dei risultati dei vari gruppi di ricerca sparsi per il mondo in tempi brevi.
Tuttavia oggi c'è chi inizia a mettere in discussione questo modello. Infatti non solo un ricercatore che vuole vedere i suoi risultati pubblicati deve pagare le spese di pubblicazione (che possono facilmente superare i cento dollari per pagina in bianco e nero) ma, e qui si puntano gran parte delle critiche, un ricercatore che voglia accedere ai risultati pubblicati su queste riviste deve pagare un abbonamento. Se questo non è un grosso problema per le università ed i centri di ricerca dei paesi ricchi può tagliare fuori dal mondo scientifico anche le menti più brillanti dei paesi più poveri. Alternative ad accesso libero esistono già nella forma di riviste pubblicate su internet (come PLoS) ma, al di fuori dell'ambito bio-medico, hanno poca visibilità.
Quello che viene chiesto dai fautori del libero accesso è che i risultati delle ricerche effettuate con finanziamenti pubblici debbano essere obbligatoriamente messi a disposizione in maniera gratuita sul sito internet del gruppo di ricerca e cinque consigli scientifici in Inghilterra hanno già reso obbligatorio farlo dopo sei mesi dalla pubblicazione su rivista.
Attualmente la posizione della "European Research Advisory Board" è che i risultati ottenuti dalle ricerche finanziate direttamente dalla comunità europea "dovrebbero, in linea di principio, essere accessibili a tutti" ma non ci sono ancora stati passi significativi in questa direzione in attesa di ulteriori studi e dibattiti sull'argomento (come richiesto dagli editori di riviste scientifiche).
Fonti
- [EN] – Martin Enserink «European Union Steps Back From Open-Access Leap» – Science, 23 febbraio 2007.