Berlusconi alla Frankfurter Allgemeine Zeitung: sulla democrazia italiana grava il macigno giustizia

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi

venerdì 22 ottobre 2010

Una pesante ipoteca graverebbe sulla democrazia italiana, minacciandone il compiuto svolgimento. Un vero e proprio «macigno», almeno secondo le parole di Silvio Berlusconi, consistente nell'uso distorto della giustizia, con cui la magistratura italiana, o almeno una parte di essa, si opporrebbe al realizzarsi del volere democraticamente espresso dal popolo.

Sono passate appena tre settimane dal 1º ottobre, e dalla pesante denuncia di un presunto complotto anti-democratico della magistratura, ma il tema caldo della giustizia rimane ancora al centro della riflessione e dell'azione del capo del governo: stavolta però, il presidente del Consiglio non affida il suo pensiero a una estemporanea esternazione ai propri fan, ma ribadisce il concetto nel corso di una più meditata intervista concessa al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Ma se allora, rivolto a un gruppo di sostenitori radunati a Palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi aveva perfino profilato un'incisiva azione parlamentare di contrasto alla magistratura, affidata a un'apposita commissione, oggi invece, rispondendo a una domanda specifica sulle polemiche legate alle leggi e agli scudi giudiziari ad personam, il Cavaliere proclama la propria totale innocenza ed estraneità. Tutte le azioni in tal senso, nelle parole del premier, sarebbero infatti il frutto esclusivo della spontanea volontà dei suoi alleati di proteggere il loro leader dagli attacchi strumentali della magistratura, servendosi di strumenti, come la funzione legislativa, che sono messi a disposizione della democrazia.

Iniziative perfettamente legali, quindi, ma soprattutto autonome e spontanee, almeno secondo l'intervistato, quelle a difesa del premier, non determinate in alcun modo da impulsi, pressioni o condizionamenti provenienti dalla sua stessa persona.

Tra queste iniziative vi è la riproposizione del cosiddetto Lodo Alfano, a suo tempo già censurato in sede di sindacato costituzionale ma ora rimesso in cantiere con un diverso è più robusto iter di approvazione, che ne vorrebbe fare una norma di rango costituzionale, una forma di tutela che, a suo dire, esisterebbe in molti Paesi ma che lui nega di aver mai sollecitato.

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Fonti[modifica]