Colombia: il referendum popolare boccia il testo dell'accordo tra FARC e governo, ma la pace resiste
lunedì 3 ottobre 2016
Il popolo colombiano ha deciso per il "no" sul referendum relativo all'accordo tra governo e FARC, sebbene con uno scarto di nemmeno un punto percentuale.[1] L'esito ha sorpreso e scosso il presidente Juan Manuel Santos, principale sostenitore del "sì", che teme un nuovo periodo di instabilità per il paese.
L'accordo era stato raggiunto nelle scorse settimane tra Santos e Rodrigo "Timochenko" Londoño, leader delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, che sembrava potesse portare a termine gli scontri con cui le FARC tentano da quasi 54 anni di rovesciare il comando della Colombia, per poter avere una democrazia popolare e socialista.
La vincita del "no", fortemente sostenuto da Álvaro Uribe, predecessore e rivale di Santos, ha decretato il rifiuto del popolo per gli accordi firmati dai due leader, ma non per la pace tra governo e FARC. Santos ha dichiarato che la situazione tra le due fazioni è comunque tranquilla e che si impegnerà per trovare un nuovo accordo con le Forze armate. Le FARC, da parte loro, hanno dichiarato di voler mantenere un atteggiamento pacifico, ribadendo di voler «usare solo la parola come arma di costruzione del futuro».
Il punto del contendere sul quale si è votato al referendum non è stato però se dare il via oppure no alla pace, ma soltanto sul come farlo, in particolare ha incontrato opposizioni l’amnistia parziale concessa ai guerriglieri. [2]
Questo punto è stato al centro della campagna elettorale del fronte del no, che chiede di prevedere il carcere per i leader della guerriglia, di non permettere agli ex guerriglieri di ricoprire cariche politiche e di stabilire dei risarcimenti in denaro alle vittime. [3]
L'accordo invece prevedeva un compromesso giudicato equo dalle parti in conflitto: chi ammetterà i suoi crimini, potrà evitare il carcere e aderire a programmi educativi e di reinserimento nella società. Chi non riconoscerà i delitti commessi, sarà sottoposto a processo, rischiando pene che variano da otto a 20 anni di carcere.
Per garantire procedimenti giudiziari imparziali, senza subire le influenze degli odii derivanti da tanti anni di guerra, l'accordo di pace prevedeva l'istituzione di alcuni tribunali impegnati esclusivamente a giudicare i crimini commessi nella guerra civile, composti in parte da magistrati provenienti da altre nazioni.
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Il processo di pace comunque continua per la ferma volontà di entrambe le parti, ha assicurato il presidente Santos in tv, e "il cessate il fuoco è bilaterale e definitivo". Il presidente ha poi chiarito subito che intende riprendere le trattative e proseguire il cammino verso la pacificazione del paese. [5]
La Colombia vive fin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in una situazione di guerra civile, con periodi di maggiore o minore intensità. Nel lontano 1948 l'assassinio del candidato liberale alla presidenza Jorge Eliécer Gaitán, diede inizio a un periodo di violenze con la formazione di squadre paramilitari che compivano sistematicamente omicidi politici contro liberali e attivisti di sinistra. Dal 1964, anno di nascita delle Farc, alle quali in quegli anni si aggiungono altri gruppi guerriglieri, la guerra civile ha prodotto 218 mila morti, 25 mila sequestri, 130 mila feriti da mine, 1.800 donne violentate, sette milioni di sfollati. Saranno necessari oltre 100 milioni di dollari per l'opera di sminamento.
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In occasione della firma dell'accordo di pace avvenuta il 27 settembre, il leader delle Farc Rodrigo Londoño ha chiesto perdono alle vittime del conflitto: “Nel nome delle Farc chiedo sinceramente perdono a tutte le vittime del conflitto per tutto il dolore che abbiano causato con questa guerra” ha detto Londoño. E nei giorni seguenti il capo negoziatore delle Farc ha affermato: “I morti di La Chinita (una strage avvenuta nel 1994 ad opera delle Farc) sono anche i nostri morti. Chiediamo perdono con umiltà per tutto il dolore che abbiamo potuto causare nel corso di quella guerra. Tutti noi abbiamo commesso errori nella vita, alcuni con conseguenze più gravi rispetto agli altri. Non perdiamo nulla riconoscendolo”. [7] [8]
Ma non bisogna dimenticare anche le tante vittime del conflitto causate dalla guerra senza quartiere dell'esercito e dai terribili squadroni della morte, formazioni paramilitari che a volte hanno operato in accordo con l'esercito regolare. [9] In passato i tentativi di arrivare alla pace, sono stati fermati ad opera dei gruppi paramilitari che hanno ucciso in modo sistematico gli attivisti (non armati) di sinistra, tanto da arrivare negli anni 80 a migliaia di omicidi politici e a respingere le Farc nella lotta armata. [10] [11]
La pacificazione del paese dovrà affrontare anche il problema del reinserimento nella società dei tanti guerriglieri che hanno deposto le armi, molti dei quali vivono da molti anni nascosti nel mezzo della giungla, senza alcun contatto con la moderna Colombia.
Fonti
[modifica]- «Colombia: Paese senza pace, 'no' a intesa Governo-Farc» – ANSA, 3 ottobre 2016.
Note
[modifica]- ↑ Colombia, Farc disponibili a rivedere l'accordo di pace rifiutato dal referendum, La Repubblica.
- ↑ La Colombia dice no all’accordo di pace tra governo e Farc, Internazionale.
- ↑ La Colombia dice no all’accordo di pace tra governo e Farc, Internazionale.
- ↑ La pace trionfa in Colombia, le Farc si sciolgono in un partito, La Repubblica.
- ↑ Colombia: Paese senza pace, 'no' a intesa Governo-Farc, Ansa.
- ↑ La pace trionfa in Colombia, le Farc si sciolgono in un partito, La Repubblica.
- ↑ Le Farc e il governo colombiano hanno firmato l'accordo di pace, euronews.
- ↑ Colombia: Farc chiedono perdono per massacro di La Chinita del 1994, euronews.
- ↑ Colombia army chief linked to outlaw militias, Los Angeles Time.
- ↑ Political violence in Colombia: myth and reality, Amnesty International.
- ↑ Le FARC hanno paura della pace, ilpost.it.
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