Vai al contenuto

Colpo di stato nelle Maldive

Da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

mercoledì 8 febbraio 2012

Mohamed Nasheed

«Se fossi rimasto al potere sarebbe stato peggio». Con queste parole si è dimesso ieri il presidente delle Maldive Mohamed Nasheed e al suo posto è subentrato il vicepresidente, Mohamed Waheed; oggi però l'ex-presidente afferma di esser stato costretto a dimettersi.

La crisi è iniziata tre settimane fa con la decisione di Nasheed di arrestare il giudice Abdulla Mohamed, portavoce dei malumori nei confronti del primo governo regolarmente formatosi in un sistema multipartitico dopo il regime dispotico di Maumoon Abdul Gayoom. Ieri le forze di polizia hanno occupato la sede della televisione di stato e invitato la popolazione a scendere in piazza per manifestare contro il presidente, il quale si è rifugiato all'interno del Ministero della Difesa. Successivamente, "consigliato" da elementi dell'esercito, si è dimesso, lasciando il potere al vicepresidente, Mohamed Waheed, che in serata ha giurato sulla Costituzione, affermando che nessun ordine illegale sarà impartito. A una cinquantina di fedelissimi di Nasheed è stato però impedito di abbandonare il paese.

Durante questo colpo di stato soft vi sono stati alcuni feriti e la sede del Partito Democratico delle Maldive (Mdp), fondato da Nasheed, è stata data alle fiamme. Il cambiamento ai vertici è stato subito approvato dal primo ministro indiano Manmohan Singhil, il quale ha inviato un messaggio di felicitazioni al nuovo presidente; il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha detto di sperare che «il passaggio dei poteri, che è stato annunciato come un passo costituzionale per evitare ulteriori violenze e instabilità, porti a una soluzione pacifica della crisi politica che ha polarizzato il Paese».

Oggi però Nasheed ha affermato di esser stato costretto a dimettersi sotto la minaccia delle armi per poi prendere parte a una marcia di protesta assieme a migliaia di sostenitori, conclusasi in violenti tafferugli con le forze di polizia e dell'esercito. Per indagare sulla situazione e vigilare sul rispetto dei diritti umani si recheranno nell'arcipelago alcune missioni diplomatiche, fra cui quelle dell'Onu e del Commonwealth.

Fonti

[modifica]