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Crisi in Corea del Nord: intervista a Scott Snyder e Robert Kelly

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sabato 6 aprile 2013

Negli ultimi giorni, la Corea del Nord ha minacciato più volte azioni belliche contro la vicina Corea del Sud e gli Stati Uniti. La tensione è salita ed è stata decisa addirittura la chiusura dell'area industriale di Kaesong ai lavoratori sudcoreani.

Wikinews ha intervistato il dottor Robert Kelly dell'Università Nazionale di Busan (Pusan National University, PNU), specializzato in sicurezza e diplomazia, e Scott Snyder, esperto di Corea del Nord del Council of Foreign Relations (CFR).

WNInnanzitutto, che ruolo ha nella sua istituzione?
Robert Kelly: Sono professore di Relazioni Internazionali alla PNU.
Scott Snyder: Sono senior fellow per gli Studi sulla Corea e direttore del Programma sulla politica estera fra Stati Uniti e Corea presso il CFR.


WNLa Corea del Nord ha minacciato spesso la Corea del Sud. Che possibilità ci sono che stavolta queste minacce si traducano in realtà?
RK: Molto poche. La Corea del Nord perderebbe la guerra, se mai iniziasse. Se poi utilizzassero le loro armi nucleari, perderebbero ogni appoggio nel mondo e la Cina li abbandonerebbe. Dietro queste minacce, c'è l'intenzione di estorcere aiuti alla Corea del Sud e al suo nuovo presidente, non certo far scoppiare una guerra.
SS: Le minacce nordcoreane servono una varietà di scopi. Alcuni sono di tipo difensivo e sono primariamente intesi a scoraggiare gli altri Stati a prendere posizioni troppo aggressive contro una Corea del Nord debole. Altre sono di tipo tattico, in vista di nuovi negoziati. Altre ancora sono espressione di intenti o aspirazioni che vanno oltre le capacità nordcoreane e che non possono essere attuate senza affrontare gravi conseguenze. Infine, alcune sono minacce specifiche che la Corea del Nord tenterà di attuare nell'ambito di una strategia di guerriglia, in modo da evitare l'escalation e mantenere il vantaggio dell'effetto sorpresa. Le minacce nordcoreane vanno prese seriamente, ma valutate con attenzione per determinare quali sono le circostanze in cui vengono effettivamente portate avanti.
WNCome stanno reagendo i cittadini sudcoreani al programma di armamenti nucleari nordcoreano?
RK: Ovviamente non sono d'accordo, ma si preoccupano meno di quanto uno straniero possa immaginare. I sudcoreani vivono da anni con questa spada di Damocle. Il Nord li ha minacciati più volte in passato, quindi è un po' come il ragazzino che urla "al lupo, al lupo". Nessuno si aspetta che lancino davvero una bomba.
SS: Sempre più turbati e preoccupati, soprattutto per la possibilità di essere oggetto di un ricatto nucleare. Allo stesso tempo, tutto questo finora ha avuto un impatto trascurabile sulla vita quotidiana dei sudcoreani.
WNQuindi i sudcoreani continuano a vivere normalmente?
RK: Sì. Non è come la crisi dei missili di Cuba, quando la gente svuotava gli scaffali dei supermercati e costruiva dei bunker nelle cantine. I miei studenti continuano ad andare e venire dall'università normalmente. Decisamente, la compostezza dei sudcoreani è impressionante.
SS: Sì.
WNLa Corea del Nord diventerà ancora più isolata?
RK: Sì. Minacciare una guerra nucleare è una escalation genuina che allontanerebbe qualsiasi Stato. Comunque, la Corea del Nord è già sufficientemente isolata. Siccome la Cina, che è il primo Paese donatore di aiuti, non li taglia, un ulteriore isolamento avrà pochi impatti pratici.
SS: La Corea del Nord è sempre più isolata politicamente, ma è economicamente e informaticamente più connessa di quanto lo fosse dieci anni fa.
WNL'esercito sudcoreano è pronto per affrontare un qualsivoglia conflitto con quello nordcoreano?
RK: Sì. L'esercito sudcoreano è moderno, ben addestrato e ben formato, con una superiorità tecnica e organizzativa sostanziale rispetto all'esercito nordcoreano. Al momento, il Sud non ha risposto alle provocazioni del Nord solo per evitare una escalation, non perché non sono in grado di farlo. La superiorità convenzionale del Sud è ulteriormente incrementata dall'aiuto degli Stati Uniti.
SS: La Corea del Sud vincerebbe nettamente larga parte degli scontri convenzionali col Nord, ma è vulnerabile in alcuni teatri d'azione, in cui la Corea del Nord percepisce una mancanza di prontezza o un vantaggio tattico.
WNLa chiusura di Kaesong da parte della Corea del Nord è una prova della tensione montante fra i due Paesi?
RK: Sì e no. È un fatto importante, perché Kaesong è una fonte di denaro contante per il Nord, quindi la sua chiusura testimonia che è intenzionata a sopportare alti costi per questa faida. D'altra parte, i media sudcoreani hanno definito la chiusura anticipata dell'area come un segno della determinazione nordcoreana, affermando piuttosto chiaramente che se la Corea del Nord avesse tenuto aperte le industrie, avrebbe voluto dire che non stavano facendo sul serio. In altre parole, penso che il Nord sia stato "costretto" a chiudere Kaesong per non venire meno alla guerra di parole, non perché fosse nei piani.
SS: Finora, è la manifestazione più evidente della crescente tensione, ma non ci sono ancora stati effetti materiali. Vedremo come evolverà la situazione nei prossimi giorni. Kaesong diventerà vulnerabile soltanto quando le operazioni si fermeranno e quando i trasferimenti finanziari connessi al fallimento di queste ultime diventeranno operativi.
WNLa Corea del Nord ha spostato uno dei suoi missili a lungo raggio sulla sua costa orientale. È una mossa di cui preoccuparsi?
RK: Non penso che sia una mossa seria come l'hanno descritta i media. Prima di tutto, hanno spostato un solo missile. Secondo, non è chiaro se la Corea del Nord abbia effettivamente delle testate nucleari sufficientemente piccole per essere inserite su dei missili. Loro hanno detto di sì, ma le testate nucleari sono particolarmente pesanti e per questo motivo hanno bisogno di missili sufficientemente larghi, quindi spostare un missile non significa necessariamente che verrà puntato verso gli Stati Uniti o verso Tokyo, che secondo me sono gli obbiettivi più probabili. Non è chiaro se si tratti davvero di un missile nucleare, se sia pronto al decollo... quindi per quanto ne so, mi sembra ancora una volta un bluff. Mi sembra che parlino, parlino, ma che non ci saranno poi reali conseguenze, mi sembra più una "guerra di parole".
WNSi parla molto di Kim Jong-un come di un leader privo di esperienza. Secondo lei, saprà fermarsi sul ciglio del burrone?
RK: Ecco, questa è una bella domanda. No, non lo penso, e questo è il motivo per cui stiamo avendo questa conversazione. Kim Jong-il, il padre di Kim Jong-un, era davvero molto bravo in questo senso — dico "bravo" fra virgolette. Sapeva molto bene come giocare a questo gioco, sapeva molto bene come prendere il Sud, soprattutto per ottenere aiuti, riso, assistenza, carburante... Suo figlio è lì da 14-15 mesi, un anno e mezzo circa al massimo. Non è passato attraverso i processi educativi del regime, non ha avuto esperienze né nell'esercito, né nel partito. E sicuramente non ha alcun addestramento militare, non sembra sia mai andato in un qualche istituto militare. Ha frequentato un collegio in Svizzera, al massimo. Quindi, non è del tutto chiaro cosa davvero sappia fare, se sappia come comportarsi. Ho come l'impressione che sia stato incitato dai suoi stessi generali e che loro lo facciano perché non vogliono che la loro posizione venga ridimensionata nel nuovo ordine. Sotto suo padre Kim Jong-il, l'esercito è stato costituzionalmente elevato a un livello di importanza molto alto, quasi come se fossero il primo pilastro del Governo, quella che noi chiamiamo "strategia dell'esercito prima di tutto". Penso che adesso siano preoccupati che, per far ripartire l'economia, il nuovo Kim possa ridimensionare il ruolo dei militari, penso sia questo il vero motivo di tutto ciò. Non penso che vogliano davvero una guerra.
WNQuindi pensa che queste minacce siano soltanto un metodo per ottenere più aiuti dalle Nazioni Unite?
RK: Non proprio dalle Nazioni Unite, il loro ruolo nella vicenda è piuttosto limitato a dire il vero. Ci sono alcune agenzie ONU specializzate che operano in Corea del Nord — penso che il Programma alimentare mondiale sia la principale fra queste, perché i nordcoreani hanno costantemente problemi di mancanza di cibo — e poi ci sono altre ONG occidentali, organizzazioni benefiche e simili. Io stesso sono stato in Corea del Nord e ho visto come lavorano queste organizzazioni, ho incontrato persone che vivono lì e fanno questo. Ma sono organizzazioni piccole. I nordcoreani hanno paura che gli occidentali possano girare liberamente, creare problemi, parlare alla gente... Ogni tipo di contatto con l'esterno in Corea del Nord è molto, molto limitato. Penso che il vero problema siano in realtà i vicini della Corea del Nord, ossia Giappone, Cina, Stati Uniti e Corea del Sud. La Russia non ha un grande ruolo in tutto questo. E questo è ciò che davvero vogliono, i nordcoreani adesso sono totalmente dipendenti dai soli cinesi. Un tempo riuscivano a mettere i cinesi, i sudcoreani, i giapponesi e gli statunitensi l'uno contro l'altro e a ottenere aiuti e concessioni da ciascuno di loro. Negli ultimi dieci anni, il gioco si è fatto più difficile. Soprattutto Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud hanno serrato i ranghi e non vogliono più affrontare la Corea del Nord da soli, spingendola sempre più verso la Cina. Ma alla Corea del Nord non piace essere dipendente da un Paese solo. E credo che tutto questo sia solo un tentativo di liberarsi da questa dipendenza, ma è piuttosto difficile dal momento che è ormai una colonia economicamente dipendente dalla Cina.

Fonti

Wikinews
Wikinews
Questo articolo, o parte di esso, deriva da una traduzione di North Korea's rising tensions: Wikinews interviews Scott Snyder and Dr Robert Kelly, pubblicato su Wikinews in inglese.