Il Kosovo proclama la propria indipendenza, proteste dalla Serbia e dalla Russia

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domenica 17 febbraio 2008

La nuova bandiera del Kosovo
Mappa del Kosovo

Il Kosovo è uno stato indipendente. La dichiarazione unilaterale con la quale la regione si è staccata dalla Serbia è stata ratificata questo pomeriggio verso le 15:50 dal Parlamento kosovaro riunito in seduta straordinaria, alla presenza delle alte cariche dello stato. Insieme all'indipendenza, è stato mostrato anche il nuovo vessillo nazionale, ovvero la geografia dello stato in giallo, su sfondo blu, sormontato da sei stelle, chiaro richiamo alla bandiera dell'Unione Europea. Si conclude così il cammino tortuoso dell'indipendenza di questa regione, che il 24 maggio 1992 muoveva i primi timidi passi con un referendum autogestito per l'indipendenza (mai riconosciuto internazionalmente, sebbene fossero presenti osservatori internazionali), che aveva visto un tasso di partecipazione del 80% ed un prorompente 98% di pareri favorevoli.

Il Parlamento, composto dai deputati kosovari e dalla minoranza filo-serba, ha approvato a larghissima maggioranza il documento dell'indipendenza, letto dal premier Hashim Thaçi e votato per alzata di mano; i serbi si sarebbero astenuti dal voto. Dopo la votazione, la firma di tutti i parlamentari. In aula, oltre a Thaçi, era presente il presidente Fatmir Sejdiu, eletto nel 2006 e il presidente dell'assemblea Jakup Krasniqi, che hanno controfirmato il documento.

I festeggiamenti

Palazzo del governo del Kosovo

Lungo le strade di Pristina, in particolare nella via Nena Tereze, si sono riversati migliaia di manifestanti per festeggiare l'avvenimento. Nella parallela di questa, accessibile alle auto, queste strombettavano facendo sventolare bandiere albanesi, americane, europee (in minor numero), salutando così la nascita del nuovo Stato. Tutto è avvenuto senza particolari incidenti, ed il premier Thaci è convinto che ciò sia dovuto non tanto al freddo polare di queste ore, quanto piuttosto ai numerosi ed accorati appelli da parte dell'amministrazione, che ha invitato i partecipanti ad esultare sì, ma con moderazione, in quanto alcune frasi avrebbero potuto essere interpretate come un tentativo di provocazione. E così è stato.

Molti kosovari, intervistati, hanno affermato che attendevano un momento così da una vita; alcuni universitari, alquanto goliardicamente, avevano delle magliette con su scritto «L'indipendenza è meglio del sesso» oppure «L'indipendenza è meglio di un visto Schengen». Durante i festeggiamenti, il premier ha scoperto una enorme scritta gialla commemorativa: 'new born', riferita appunto al nuovo stato, mentre migliaia di palloncini gialli si libravano in aria e veniva diffusa una musica di sottofondo degli U2.

Le reazioni

La crisi potrebbe passare per Mitrovica, città del Kosovo; questo ponte divide l'etnia Serba da quella Albanese. In particolare si teme che parte della città, specie i 40.000 serbi che vi risiedono, possano fare una contro-secessione dal Kosovo. Sebbene vi siano già state delle manifestazioni in tal senso, queste non sono fortunatamente sfociate nei rischi paventati.

Il fronte del no

Subito dopo l'ufficializzazione dell'indipendenza, sono giunte le numerose reazioni internazionali: in testa, come già prima dell'atto, quelle della Serbia, che si vede privata di una buona parte del territorio della sua nazione; tramite il presidente, Boris Tadic, ha fatto sapere di «non accettare l'indipendenza» e che «reagirà con tutti i mezzi pacifici, diplomatici e legali per annullare quanto messo in atto», cercando di ostacolare l'ingresso del Kosovo nell'ONU e nelle maggiori associazioni internazionali; durissimo il primo ministro, Vojislav Kostunica, che afferma che si tratterebbe di uno «stato fantoccio» in mano alla NATO, continuando in maniera ancora più forte: «Il Presidente degli Stati Uniti, che è il responsabile di questa violazione, sarà scritto nel libro nero della storia serba, insieme ai suoi partner europei. [...] gli USA hanno costretto l’Europa ad abbassare la testa, ma la Serbia ha rifiutato di umiliarsi. Se non riusciremo noi a correggere l’ingiustizia, lo farà una nuova e migliore generazione.». Insomma per la classe dirigente serba, il kosovo è stato, è e sarà sempre Serbia e loro non lo riconosceranno mai come entità a se stante. Sulla stessa lunghezza d'onda la Russia: il ministro degli esteri, Sergej Lavrov, ha lapidamente annunciato di «sostenere in pieno la reazione di Belgrado». Reazioni non entusiastiche anche dalla Cina, Vietnam, Azerbaijan, Georgia, e da alcuni paesi dell'unione europea.

I timori espressi fuori dalla Serbia si concentrano soprattutto sul fatto che l'avvenimento potrebbe costituire un pericoloso precedente per tutte quelle enclavi minoritarie di etnie diverse sparse in paesi di tutto il mondo; solo per fare un esempio la Transilvania in Romania o per la questione di Cipro. Gli antagonisti della secessione del Kosovo, affermano appunto che esistono circa 200 situazioni simili in tutto il mondo che potrebbero esplodere.

In Bosnia i leader della Republika Srpska (una sorta di enclave serba in Bosnia) guardano con preoccupazione l'avvenimento e lo condannano, in quanto fuori dall'adeguata cornice di legalità internazionale; teoricamente tale condanna suonerebbe un po' strana da parte loro, se non fosse per il fatto che sono serbi e quindi vicini alla posizione della loro madrepatria.

Reazioni USA e UE

Reazione fredda, ma giustificata dalle polemiche serbe, quella degli Stati Uniti d'America, che hanno fatto sapere di prendere atto della decisione kosovara. La NATO ha assicurato il proseguimento dell'operazione militare di pace, mentre gli USA e il Vaticano hanno auspicato che i due stati «esercitino la massima moderazione e evitino qualsiasi provocazione».

Nella giornata di domani si riuniranno i 27 ministri degli esteri UE, per comunicare la posizione europea, che tuttavia sembrano d'accordo solo su un punto, ovverosia la situazione particolare ed alquanto 'sui generis' del Kosovo (e che quindi non dovrebbe essere presa ad esempio da altri movimenti indipendentisti mondiali):

  • Circa 19 paesi dovrebbero riconoscere il nuovo stato nel giro di un mese, tra cui:
    • Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna (conosciute meglio come 'gruppo di contatto') sarebbero propense a riconoscere subito il nuovo stato
    • Slovenia, Danimarca, Finlandia ed Austria lo dovrebbero riconoscere nel giro di alcune settimane. In particolare in Slovenia è scoppiato un caso internazionale, dopo la pubblicazione, su alcuni giornali di Ljubjana e di Belgrado, di 'consigli' di Washington (che suonerebbero come diktat) rivolti alla Slovenia e a tutta l'Unione Europea che riguarderebbero i tempi ed i modi del riconoscimento del Kosovo (e non solo).
    • Paesi Bassi ed altre nazioni più legaliste, si riservano di decidere se riconoscere o meno lo stato del Kosovo solo dopo averne letto attentamente la costituzione
  • Slovacchia, Grecia, Spagna, Portogallo e Bulgaria sono più orientate verso il rifiuto del riconoscimento
  • Romania, Cipro e pochi altri hanno detto subito di non volere riconoscere mai questo stato, in quanto è una violazione del diritto internazionale ed un atto illegale.

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Fonti

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