È morto Ambrogio Molteni, imprenditore e patron di ciclismo

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16 agosto 2005 Si è spento oggi, nella sua casa di Besana Brianza, Ambrogio Molteni, imprenditore brianzolo. Aveva 72 anni. La morte è stata causata da un infarto. Molteni è stato il patron dell'omonima e famosa squadra ciclistica degli anni '60-'70. Una squadra straordinaria, che è durata quasi vent'anni: il più lungo sodalizio della storia ciclistica professionistica.

Con la tradizionale maglia camoscio e striscia nera orizzontale, la Molteni ha esordito nel 1958. In quell'anno la prima vittoria alla Tre Valli Varesine. Ma occorrono ancora degli anni per entrare nel grande giro, e diventare la squadra "campione", con l'arrivo nel 1971 di Eddy Merckx. Eddy portò alla squadra 246 vittorie ed accanto a se avrà una corte di ciclisti belgi, come Van Springel, Swerts, Bruyère e Huysmans. Merckx non è stato l'unico atleta vincente. Con la Molteni vincono anche Rudi Altig, Gianni Motta (48 vittorie), Michele Dancelli (47 vittorie), Marino Basso (34 vittorie) e Davide Boifava.

Nel 1976, i bilanci della Alimentari Molteni Arcore non sono più così rosei e la società è costretta ad abbandonare il ciclismo. Sulla società cade anche lo scandalo delle "mortadelle allo sterco": nonostante il nome, il caso non è determinato dalla qualità degli alimenti forniti ai consumatori, ma da una gigantesca evasione fiscale. Nel 1979, la moglie Olga Sala, scivola in fabbrica su una sega circolare e muore dissanguata. È un colpo tremendo per Molteni. L'azienda continua a perdere e, nel 1987, arriva il fallimento. Nel 1993 Molteni viene condannato per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio. Questa decisione giudiziaria chiude un'epoca.

I figli, Mario e Pierangela, ripercorreranno la tradizione di famiglia, costituendo il salumificio "Salmilano", che sponsorizza il ciclismo dilettantistico.

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