Violante: intorno a Berlusconi molti mafiosi.

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22 marzo 2006 Le parole dell'ex presidente della Camera e capogruppo dei Democratici di Sinistra, Luciano Violante, hanno provocato una nuova incrinatura nei rapporti fra i due Poli. Violante, infatti, commentando oggi la rabbia del premier Silvio Berlusconi durante la manifestazione elettorale di ieri a Genova, ha affermato: "D'altro canto Mangano era lo stalliere mafioso del presidente del Consiglio...c'è un giro di mafia vicino a lui...e il ragazzo ha quindi toccato i nervi scoperti di Berlusconi". Parole che sono sembrate durissime agli azzurri, che hanno subito invitato Violante a scusarsi per averli implicitamente accusati di essere mafiosi. Il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, ha detto che le parole di Violante mostrano una profonda indegnità politica e che il partito avrebbe dovuto immediatamente condannare le parole del proprio capogruppo, mentre l'europarlamentare Antonio Tajani sostiene che quel giro di persone è diventato la maggioranza nel Paese". Dura anche la replica di Renato Schifani, che ricorda l'impegno che il governo ha tenuto contro la mafia.

Forte anche la risposta del centro-sinistra, che ha sottolineato le molte leggi, ritenute deleterie dalla magistratura, che il governo ha varato nel campo della giustizia e che hanno permesso a molti mafiosi di uscire dal carcere. Il verde Paolo Cento denuncia anche la sproporzionata reazione dei deputati di Forza Italia, mentre Marco Rizzo, dei Comunisti Italiani, denuncia come volgari le risposte del centrodestra alle parole di Violante. Bisogna ricordare che alle accuse del Presidente del Consiglio a proposito di un possibile pentagono rosso che comprendesse politici, finanzieri, imprenditori, amministratori locali e "toghe rosse", le repliche non erano state così dure.

È tuttavia un dato oggettivo che Vittorio Mangano sia stato lo stalliere e abbia vissuto in casa di Silvio Berlusconi ad Arcore, fra il 1973 e il 1975 su proposta di Marcello Dell'Utri, come è oggettivo il fatto che Mangano sia stato condannato a più riprese per traffico di stupefacenti, estorsione e infine, nel 2000, per degli omicidi di stampo mafioso, di cui è stato giudicato esecutore materiale.

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