Lo stato della divulgazione della chimica in Italia. Intervista a Valentina Domenici e Gianni Fochi
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lunedì 1 giugno 2015
Pisa, maggio 2015
Qual è lo stato attuale della divulgazione scientifica in Italia? Poniamo in merito alcune domande a due divulgatori scientifici, entrambi chimici, ma anche abbastanza diversi come profilo.
Valentina Domenici : giovane (1977) e donna, vincitrice nel 2010 del Premio "L'Oreal Italia per le donne e la scienza" e ricercatrice in chimica-fisica nel campo della soft matter e delle tecniche analitiche presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa. Ricopre il ruolo istituzionale di assessore all'ambiente al comune di Rosignano e si occupa di comunicazione scientifica, con particolare attenzione al settore della divulgazione museale, fin da quando nel 2006 ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza presso la Sissa di Trieste.[1][2]
Gianni Fochi : uomo e più maturo (1950), autore di libri, giornalista e ricercatore in pensione presso la Scuola Normale Superiore. Dopo una prima attività di ricerca nell’ambito della chimica inorganica, si è dedicato dagli anni Ottanta alla divulgazione della chimica sulla carta stampata e si è caratterizzato per essere una delle voci più critiche e apprezzate nel settore. Fra i suoi argomenti principali l'ambientalismo e l'uso improprio dell'italiano scientifico.
Valentina Domenici : Io mi sono avvicinata alla divulgazione scientifica molto più di recente; credo che il fatto di non aver collaborato con Gianni Fochi, che per me è un esempio di divulgazione critica e intelligente come raramente si incontra, è piuttosto casuale. Per la verità, ci siamo incontrati in diverse occasioni per parlare di Chimica al grande pubblico, e ci ripromettiamo di farlo in altre occasioni. La divulgazione in Italia è certamente molto varia, perché sono molte le forme di comunicazione, dalla televisione alla saggistica, dai Musei alla radio. Del resto anche il pubblico al quale ci si rivolge non è omogeneo e ognuno tende a privilegiare un tipo di target. Io ad esempio, mi rivolgo molto spesso ai bambini e ai ragazzi, e quindi privilegio la divulgazione e la comunicazione della Chimica nelle scuole. In generale, credo che la grande varietà di forme di comunicazione sia una ricchezza e non un elemento di frammentazione.
Gianni Fochi : Innanzitutto la divulgazione tramite testi scritti è molto personale nello stile linguistico, nel taglio e addirittura negli obiettivi. Nel giornalismo prevale la ricerca dello spettacolare, che comporta una narrazione dove spesso i concetti non sono neppure sfiorati. Una mia collaborazione in tal senso è impensabile, visto che quando scrivo lo faccio per lo più proprio per mettere concetti alla portata dell’uomo della strada. Il caso di Valentina Domenici è ovviamente diverso da quelli di tanti altri divulgatori, ed è molto simile al mio; però rimane il fatto che di volta in volta possono differire i nostri interessi occasionali, o i momenti in cui lei e io possiamo dedicarci alla scrittura perché liberi da altri impegni. Chissà! Magari in avvenire potrà capitare che noi due facciamo qualcosa insieme. Per esempio, sarebbe bello collaborare alla realizzazione d’un video per qualche ente pubblico o azienda. Sono tanti anni che noi Fochi in famiglia produciamo filmati su temi scientifici e tecnologici. Opere del genere richiedono appunto collaborazioni anche multiple.
Valentina Domenici : Questo è un limite della nostra Società e purtroppo riflette una situazione generale, che è molto più grave in Italia che all’estero. Il numero di donne, Chimiche, che hanno ruoli di professore ordinario nell’Università o di manager in aziende pubbliche o private, è ancora troppo basso. Ci sono ancora troppi pregiudizi, che sono veri e propri ostacoli culturali, e credo che ci sia ancora molto da lavorare. Penso che si debba partire dall’educazione nelle scuole e in famiglia. Spesso, inconsapevolmente, sono proprio le donne a trasmettere ai loro figli valori sbagliati, che poi negli anni si trasformano in un ostacolo per il raggiungimento della parità di diritti e di opportunità. Nel mio piccolo, cerco, di impegnarmi ogni giorno, ma mi rendo conto che anche nell’ambiente lavorativo siamo ancora lontani da questo obiettivo.
Gianni Fochi : Oh! Come socio dell’U.G.I.S. (Unione dei Giornalisti Italiani Scientifici) ho un sacco di consocie donne. Anche in televisione vedo da anni donne in primo piano nelle trasmissioni scientifiche.
Valentina Domenici : Penso proprio di sì. Con la bellissima esperienza del Master in Comunicazione della Scienza della SISSA, ho avuto modo di conoscere tantissime persone, giovani e meno giovani, che si occupano di comunicazione della scienza con grande professionalità. Su questo sono molto positiva!
Gianni Fochi : Sì, di sicuro. Il problema è che ci sono molti giovani con una formazione scientifica universitaria, i quali vorrebbero dedicarsi al giornalismo, ma nelle redazioni i posti scarseggiano. Ed è un peccato, perché spesso a occuparsi di problemi connessi con la scienza sono invece persone che di scienza non sanno nulla.
Valentina Domenici : Aggiungerei anche la parola “comunicazione”. Spesso si fa confusione tra “comunicazione della scienza”, “divulgazione” e “didattica”. Le prime due sono in parte sovrapposte per alcuni ambiti, anche se la “comunicazione” è molto più ampia e comprende quella formale e informale, e può rivolgersi a tutti i tipi di pubblico. La didattica è invece cosa diversa sia dalla comunicazione che dalla divulgazione. La didattica è infatti legata all’insegnamento e all’apprendimento e segue quindi metodi e tecniche che sono specifici. Del resto anche gli obiettivi della didattica sono diversi da quelli della divulgazione. Personalmente, quindi non credo che ci siano sovrapposizioni tra “didattica della Chimica” e “divulgazione della Chimica”.
Gianni Fochi : In senso letterale anche l’insegnamento è divulgazione, perché dissemina conoscenze. Inoltre sarebbe un gran bene che molti docenti avessero una qualche esperienza di divulgazione nei media: saprebbero farsi capire meglio anche a livello universitario o scolastico, e interesserebbero di più i loro studenti.
Valentina Domenici : Ci sono in Italia scuole di eccellenza nella formazione in ambito museale e in generale della comunicazione della scienza, soprattutto a livello di post-laurea (master e scuole di dottorato). Penso però che alcuni elementi di comunicazione scientifica dovrebbero essere introdotti nei corsi di laurea delle discipline scientifiche. Oggi un ricercatore, ad esempio, deve saper comunicare quello che fa e non può improvvisarsi comunicatore. La comunicazione non si improvvisa!
Gianni Fochi : Le università organizzano master in comunicazione della scienza. Ho fatto lezioni in alcuni di questi e ho visto che pochi iscritti avevano una laurea scientifica. Stando così le cose, mi pare che una formazione di quel tipo non risolva il vero problema. Quei master dovrebbero insegnare un pochino di giornalismo agli scienziati, mentre spesso contribuiscono ad allevare nuovi giornalisti scientifici che non sanno di scienza.
Valentina Domenici : Pensando alla Chimica, credo che ci siano almeno due aspetti critici. Uno è legato alla non oggettività con cui spesso si riportano le notizie e in generale le informazioni. Questo riflette la non “buona” immagine della Chimica nella nostra società, ma anche una tendenza tutta italiana di esprimere giudizi e opinioni quando si riporta una notizia o anche semplicemente un fatto di cronaca. L’altro elemento di criticità è legato alla stessa scienza Chimica. Rispetto ad altre discipline, la Chimica ha un proprio linguaggio, che richiede un certo rigore e attenzione. Purtroppo, invece, nel tentativo di semplificare, vengono fanno molti errori, oppure non si riportano le diciture corrette. Queste “storture” contribuiscono a diffondere l’immagine di una scienza ostica, difficile, lontana.
Gianni Fochi : Forse la mancanza più grave, da noi, è quella di veri incentivi utili a far partecipare attivamente il mondo accademico alla divulgazione. Per fare un esempio, quando in Italia una rete televisiva vuole la presenza d’uno scienziato, l’ospita in studio dandogli se va bene il rimborso delle spese di trasferta. A una squinzia del Grande Fratello, che viene per mostrar le gambe, va invece un bel cachet. Ma qui la colpa è proprio degli scienziati: se, invece d’andare in televisione solo per vanagloria, cominciassero a pretendere compensi dignitosi, le cose forse cambierebbero. Le tante persone che danno vita agli show vengono pagate, com’è giusto. Ma perché conduttori, autori, microfonisti, cameraman, trovarobe sì e uno scienziato no?
Valentina Domenici : Indubbiamente, la Chimica non gode di una buona immagine, anche se negli ultimi anni mi sembra che gradualmente le cose stiano migliorando. Nel grande pubblico, ci sono alcune discipline, come appunto l’astronomia e la medicina, che suscitano un grande interesse e anche un certo fascino, e non è casuale che negli inserti dei giornali, ad esempio, siano queste discipline a fare da padroni. D’altra parte, anche i giornali seguono le logiche del mercato! La Chimica purtroppo paga il prezzo di una storia recente macchiata da episodi estremamente negativi, da un lato, e un poco impegno da parte dei Chimici stessi nel campo della didattica e della comunicazione, dall’altro.
Gianni Fochi : Mi pare evidente: la chimica ha poco spazio nei media, e di solito ce l’ha quando c’è da parlarne male. In parte se lo merita, perché di rado affronta con l’uomo della strada un esame pacato e approfondito sulle sue colpe passate. Come si può convincere la gente che oggi la situazione generale è molto migliorata, se si sfugge a un confronto serio su certe pagine nere della storia industriale chimica? Fra l’altro, da un confronto equilibrato, che richiederebbe appunto le conoscenze dei chimici, verrebbe fuori che comunque anche in passato la chimica, nell’insieme, è stata l’anima del progresso materiale. È ciò che ho scritto nel mio ultimo libro (“La chimica fa bene”, Giunti), aggiungendo che in tal senso l’anno internazionale della chimica (2011), se s’eccettuano le Fabbriche Aperte e altre iniziative interessanti ma limitate, è stata una grande occasione sprecata: parate, autocelebrazioni e poco più, fra gli eventi che hanno avuto molta risonanza. Sull’altro versante delle responsabilità c’è invece il fatto che l’editoria è dominata da persone che non hanno una formazione scientifica, ma per lo più umanistica. Se costoro sentono un minimo d’attrazione per la scienza, i loro interessi vengono filtrati attraverso una mentalità di tipo filosofico. Quindi è assai più facile che, fra le scienze, diano valore a quelle che in qualche modo possono aver sapore appunto filosofico: la fisica coinvolge l’origine dell’universo, la biologia l’origine della vita. La chimica invece sfugge a inquadramenti così semplicistici, e ciò in questo quadro la svantaggia.
Valentina Domenici : Mi piace molto l’idea di progettare un video insieme sull’importanza della Chimica oggi, rivolto soprattutto alle nuove generazioni. Chissà che qualcuno leggendo questa intervista non voglia contribuire alla realizzazione!
Gianni Fochi : Direi a Valentina Domenici che purtroppo di chimici e chimiche come lei, che riescono a cogliere spunti per avvicinare la gente alla nostra scienza, sapendo crearsi gli spazi adeguati per poterlo fare, non ce ne sono quanti ce ne vorrebbero.
Note
[modifica]- ↑ Franco Rosso. Intervista a Valentina Domenici: dalla chimica nei musei ai Musei di Chimica. http://www.divulgazionechimica.it/, 10 novembre 2012. URL consultato il 25-05-2014.
- ↑ Valentina Domenici. http://www.scienzainrete.it/. URL consultato il 25-05-2014.
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