Stefano Quintarelli: flash sulla neutralità della Rete

Da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto
logo Wiki@Home

Wikimedia Italia in cerca di segnali dal mondo
intervista a cura di staff Wiki@Home

logo

domenica 1 marzo 2009

Lo staff uscente del progetto Wiki@Home ha sottoposto alcune settimane fa qualche domanda "al volo" all'informatico Stefano Quintarelli, da noi già intervistato l'anno scorso, sul tema caldo della neutralità della Rete.

Stefano Quintarelli
W@H: Ci potresti riassumere i concetti fondamentali della net neutrality in poche righe?

Stefano Quintarelli: Non esiste una sola definizione di net neutrality; è un po' come il concetto di libertà sulle cui definizioni sono stati versati fiumi d'inchiostro: generalmente è facile riconoscere quando viene violata ma talvolta alcuni possono percepire una violazione quando invece certe limitazioni individuali vengono date per vantaggio collettivo. Quella che io posso dare, quindi, è una delle possibili definizioni, riferendomi più a dei princìpi che a delle regole. Prima di affrontare questi princìpi è bene richiamare alcuni concetti base che ci aiutino nell'interpretazione.

Ogni volta che parliamo con qualcuno, il mezzo che trasporta il suono è l'aria. L'aria interviene sulle nostre comunicazioni allo stesso modo per tutti; non discrimina le comunicazioni a seconda del contenuto o di chi sta parlando e nessuno deve chiedere alcun permesso per poter usare l'aria. L'aria, con le sue caratteristiche, che sono note a tutti, si ritiene essere "neutrale".

Ogni volta che comunichiamo su Internet, le nostre comunicazioni (siano essi una mail, una telefonata o un video) sono codificate in dati numerici che vengono raggruppati in "pacchetti", ognuno dei quali ha delle indicazioni circa mittente e destinatario, viaggia in modo indipendente nella rete fino al destinatario che li riceve, li rimette in ordine ricostruendo la sequenza originale e li decodifica presentandoli all'utente.

Una rete che trasporta tutti i pacchetti allo stesso modo per tutti, che non discrimina le comunicazioni seconda del contenuto o degli interlocutori, e che consente di comunicare senza che si debba chiedere permesso a nessuno, si dice essere neutrale.

A complicare la situazione rispetto all'aria è il fatto che le reti sono varie, di diversi operatori, e i principi devono valere da un estremo all'altro ("end to end") e quindi non solo all'interno di un operatore ma anche ai confini tra gli operatori. Serve a poco che i princìpi siano rispettati da un operatore (ad esempio quello di un mittente) se poi la comunicazione termina sull'operatore del destinatario, che invece non li rispetta.

W@H: Siamo utonti! Perché è importare capire quest'iniziativa e magari supportarla? C'è qualcosa che possiamo fare nell'immediato, ad esempio, chiedere spiegazioni ai nostri ISP, o cambiarli se si comportano male?

S.Q.: Dicevo prima che le caratteristiche dell'aria sono note a tutti. Ciascuno sa esattamente cosa aspettarsi quando comunica. Ma se, dopo aver fatto un contratto con il nostro ISP, scopriamo che le nostre aspettative sono deluse? è importante sapere come si comporta la rete che ospita le nostre comunicazioni. Certo, siamo abituati al mondo fisico da sempre, mentre al mondo smaterializzato ci stiamo avvicinando solo da una decina di anni per cui non sappiamo bene cosa aspettarci. Ci sono delle informazioni, a mio avviso minime, che il nostro ISP ci deve fornire: gestisce il traffico? come? si può avere un accesso senza gestione del traffico ?

Tornando all'esempio dei suoni, bisogna anche considerare che l'aria conduce il suono in modi diversi a seconda della sua rarefazione, della ventosità (quando c'è molto vento si riesce comunque a parlare ma non a fischiare) o della quantità e del volume delle altre comunicazioni presenti che condividono il mezzo trasmissivo (pensiamo al vicino allo stadio che ci urla addosso per tutta la partita...). Anche le reti possono avere risorse scarse ed essere in grado di assicurare lo svolgimento ottimale di certi tipi di comunicazioni (la mail) ma non di altre (il video o la telefonia) e capita spesso che un vicino che insiste sullo stesso spezzone di rete, faccia una quantità elevatissima di traffico a scapito delle risorse disponibili agli altri.

Seppure questo accade, a mio avviso i princìpi che esprimevo nella risposta precedente rimangono validi. Un utente deve poter scegliere se usare un accesso che non intervenga nella gestione di situazioni di limitatezza delle risorse (cd. "best effort") oppure scegliere di avere un accesso con determinati livelli di servizio per certi tipi di comunicazioni (ad esempio "promuovendo" il traffico voce, in modo che non risulti spezzettato, o declassando altri tipi di traffico). Ma i principi di cui sopra devono continuare a valere.

Non si tratta di garanzie di poco conto. La violazione dei princìpi potrebbe alterare l'andamento del mercato, frenare l'innovazione, essere fonte di discriminazione degli utenti e delle idee, con ripercussioni nella vita di tutti quanti.

Ad esempio, l'operatore UnoNet potrebbe assicurare ai propri utenti una visione ottimale di determinati contenuti presenti sulla propria rete, ma non consentire ad abbonati di DueNet di fruire di questi stessi contenuti (o di fruirli con corrispondente qualità), anche se DueNet sarebbe disposto a pagare! L'effetto che ne deriverebbe sarebbe che tutti gli utenti si abbonerebbero a UnoNet che potrebbe comprare contenuti più appetibili grazie ai maggiori margini, attraendo quindi più abbonati, e così via, fino ad arrivare ad una situazione di monopolio. Per questa ragione i principi della normativa antitrust impongono agli operatori che hanno un significativo potere di mercato di evitare queste condotte.

Un altro esempio: UnoNet fornisce l'accesso all'utente e offre un servizio di video comunicazione in concorrenza con quello di VideoChat Spa. Se le regole consentissero a UnoNet di gestire il traffico sulla rete in modo non neutrale rispetto a "nuovi servizi" che esso eroga, la video comunicazione di UnoNet potrebbe funzionare perfettamente e VideoChat ne sarebbe danneggiata, trovandosi ad operare su un piano di non parità.

Un ulteriore esempio: se è UnoNet a decidere se un certo servizio può essere utilizzato o meno, l'innovazione si frena. Ben diverso è infatti quando una persona ha una idea e sa che, per realizzarla, basta che la implementi, tanto la rete ne consentirà l'accesso; altra cosa è se deve ottenere un benestare dall'operatore UnoNet, il quale, probabilmente, non lo consentirebbe se questo nuovo servizio fosse in concorrenza con uno dei propri servizi. Questo ad esempio è il caso degli operatori di cellulari che, per non consentire agli utenti di usare un Messenger invece degli SMS, fanno delle tariffe che disincentivano l'invio sporadico di brevi quantità di dati.

Infine, non dobbiamo considerare queste pratiche dal mero punto di vista economico. La comunicazione serve a informarsi e formarsi delle opinioni, fatto che ha ricadute in tutti gli ambiti della società. Non possiamo nemmeno dimenticare la Costituzione che tutela la riservatezza delle comunicazioni e il diritto di espressione che la gestione del traffico potrebbe mettere a repentaglio.

Per riassumere, i principi che ritengo debbano essere rispettati in tema di neutralità della rete, che ho illustrato sopra sono:

  1. ogni utente ha il diritto di essere informato su ciò che il suo operatore fa in termini di gestione del traffico;
  2. ogni utente ha il diritto di avere, a condizioni non discriminatorie, un collegamento ad Internet "best effort", ovvero senza gestione del traffico, se così lo desidera;
  3. un operatore non deve discriminare tra propri servizi applicativi e servizi applicativi di terzi;
  4. se un operatore offre una certa qualità di servizio gestita, all'interno della sua rete, deve offrirla ai punti di interconnessione anche ad altri operatori che ne facciano richiesta;
  5. un operatore non deve attuare pratiche di gestione del traffico esaminando il contenuto delle comunicazioni.

Questi sono i principi che animano le attività di NNSquad Italia, il gruppo di interesse che si propone di difendere e promuovere la neutralità della rete in Italia.

W@H: Ogni volta che nella stessa frase appaiono le parole proposta di legge e Internet scoppia un pandemonio. Che ne pensi del testo del senatore Vita, divulgato il mese scorso?
« Solo dal progresso ed in particolare dalle tecnologie, può venire sviluppo economico in grado di sostenere i diritti di tutti i cittadini »

S.Q.: Con alcune eccezioni, come quella citata, quando i nostri "rappresentanti" si esercitano sui temi della rete, danno prova di quanto la sua comprensione e la comprensione delle dinamiche tecnologiche sia lontana da loro. Mi pare che si possa affermare che, in larghissima misura, quelli che dovrebbero essere i nostri rappresentanti, invece, non rappresentano la fascia più giovane e tecnologicamente progredita della popolazione italiana. Affermano una generica rilevanza degli argomenti tecnologici, anche sostenuti da numerosi studi economici di livello mondiale, ma poi dimostrano di non sapere come trattarli. Credo che la causa sia da ricercare nella composizione demografica italiana, in cui i giovani sono una minoranza, e nel sistema elettorale che premia chi rappresenta le istanze di una fascia di popolazione di età più elevata che ha altri interessi. Sembra essere messo alla prova il patto sociale tra generazioni. E questo a mio avviso non è positivo, perché solo dal progresso ed in particolare dalle tecnologie, può venire sviluppo economico in grado di sostenere i diritti di tutti i cittadini.

W@H: Avrai sentito del recente, singolare episodio di "censura" che ha interessato la Wikipedia in inglese per alcuni giorni nel dicembre 2008. Vorremmo un tuo commento sul caso Virgin Killer, limitatamente al ruolo della Iwf nella vicenda, e più in generale sulla regolamentazione dell'accesso a internet: pubblico, privato, censura ecc.

S.Q.: Questo è un tema che per certi versi esula, o almeno dovrebbe esulare, dalla discussione sulla Neutralità della rete. Nell'aria neutrale possono dirsi cose che costituiscono reato e come tali vengono censurate dalle autorità competenti. Allo stesso modo, anche su una rete neutrale possono avvenire comunicazioni che costituiscono illecito o reato e, una volta accertata la responsabilità, che deve essere sempre individuale, chi le commette deve essere sanzionato e la condotta abusiva terminata. Spesso vi è però la tendenza a dimenticare questo principio e a voler delegare la censura dei reati alla rete ed ai suoi operatori. Come se un gestore autostradale fosse incaricato di sorvegliare il contenuto che vi transita o il gestore postale controllasse il contenuto dei pacchi. Questa sarebbe una deriva assai pericolosa, perché dimenticarsi dei diritti fondamentali dei cittadini garantiti dalla Costituzione minerebbe la loro solidarietà con le istituzioni; inizierebbero ad adottare tecniche di cifratura delle proprie comunicazioni per sfuggire ai controlli, creando semplici strumenti che consentirebbero anche a chi commette reati di occultarsi, ottenendo un effetto contrario a quanto desiderato. Nel merito dell'evento citato, non avendo esaminato gli atti processuali, non posso esprimermi in dettaglio.

W@H: Una domanda a latere hai dei commenti da fare sull'evoluzione di Telecom Italia (anche alla luce del recente aumento del canone): prospettive sulla rete di nuova generazione?
« Una rete di telecomunicazioni non è come un bene qualsiasi, come può essere una bottiglietta di plastica. E' uno strumento di stimolo di crescita economica di un paese e, come tale, di interesse nazionale »

S.Q.: Bisogna un attimo ripercorrere la storia. Noi avevamo una azienda monopolistica di Stato che ha costruito la rete di telecomunicazioni. Ad un certo punto la politica, a livello europeo, ha deciso che si voleva introdurre la concorrenza nella fornitura di servizi di telecomunicazioni al pubblico andando quindi a ridurre la quota di mercato dell'operatore monopolista che, per l'appunto, fino a quel momento aveva il 100% del mercato. Dato che esso aveva anche la rete, che è la materia prima essenziale (oltre a servizi tecnici, centrali, sistemi di fatturazione, assistenza, ecc.) è stato stabilito che questa materia prima fosse obbligatoriamente fornita all'ingrosso anche ai concorrenti dell'operatore dominante. La speranza era che, dopo un po' di concorrenza, l'operatore nuovo entrante avrebbe costruito una propria rete di telecomunicazioni, senza usare quella dell'operatore monopolista. Un po' alla volta si è capito che la realizzazione di una rete di accesso alternativa non sarebbe stata possibile e quindi questa norma asimmetrica a favore di concorrenti, sarebbe rimasta per sempre.

Il nocciolo della questione è proprio questo: a causa dell'idea che si sarebbero costruite reti alternative, si è pensato che il mercato avrebbe stimolato l'aggiornamento e la realizzazione di nuove reti. Consideriamo per un attimo le Autostrade: in questo caso vi sono le "concessioni", un meccanismo che assicura che certi lavori di ammodernamento vengano fatti, a fronte di tariffe regolamentate. Nelle telecomunicazioni, invece, sono state abolite le concessioni e con esse ogni stimolo a lavori di ammodernamento. Ogni persona diligente, che possieda uno strumento, cerca infatti di estrarne il massimo valore, prolungandone la vita utile il più possibile. La realizzazione di una nuova rete, oltre ad essere un investimento ingente, richiede dei tempi abbastanza lunghi e non è giustificata dalla domanda. Come i porti, prima si costruisce l'offerta (i porti) e poi arriva la domanda (le navi). Una rete di telecomunicazioni non è come un bene qualsiasi, come può essere una bottiglietta di plastica. È uno strumento di stimolo di crescita economica di un paese e, come tale, di interesse nazionale. Il commissario europeo all'ICT Vivianne Reding ricorda sempre che l'ICT è stata responsabile di più del 50% della crescita economica dell'Europa, prima della crisi. Riassumendo:

  1. la rete è un monopolio naturale;
  2. c'è uno stimolo al prolungamento della vita utile della rete attuale;
  3. non esiste un meccanismo di allineamento degli interessi pubblici agli investimenti dell'operatore;
  4. l'investimento è ingente;
  5. l'investimento non è giustificato dalla presenza di una domanda;
  6. la rete è un catalizzatore di crescita economica, ovvero il valore generato non è catturato tutto dall'operatore.
Wikinotizie
Wikinotizie
Questa intervista esclusiva riporta notizie di prima mano da parte di uno dei membri di Wikinotizie. Vedi la pagina di discussione per avere maggiori dettagli.


Per tutte queste ragioni, è necessaria una qualche forma di allineamento degli interessi pubblici a quelli dell'operatore dominante e, dato il quadro regolamentare europeo, con ogni probabilità, ciò si tramuterà in uno sforzo del pubblico per partecipare, in qualche misura, a detto investimento. L'unica cosa da sperare, è che avvenga in fretta, dato che può contribuire in modo significativo a farci uscire dalla crisi economica.

Articoli correlati[modifica]