Allarme della Crusca: nel linguaggio giuridico troppi termini forestieri mal tradotti

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mercoledì 6 ottobre 2010 Il giure italiano, attraverso il suo linguaggio specifico, sta vivendo un grande processo di evoluzione, arricchendosi di molti termini stranieri, sopratutto a causa dell'influenza della lingua inglese. Oggigiorno infatti capita molto spesso di dovere ratificare norme europee, come anche di dovere regolare negozi giuridici pensati per ordinamenti diversi dal nostro, ma che però devono armonicamente integrarsi nel discorso giuridico italiano.

A questo tema l'Accademia della Crusca ha promosso un convegno il dì 1 ottobre 2010, dal titolo: L'italiano giuridico che cambia, curato dal professore Federigo Bambi, professore di storia del diritto presso l'università di Firenze.

Questo processo tuttavia non si sta dimostrando del tutto indolore, poiché un giurista deve lavorare su traduzioni il più possibile corrette: «Accade spesso che termini giuridici inglesi vengano tradotti male: ad esempio, un termine inglese come transaction vuol dire accordo giuridico patrimoniale, ma molto spesso viene tradotto con transazione, che nel nostro ordinamento è qualcosa di diverso, perché è un contratto specifico col quale le parti prevengono o pongono fine ad una lite tra di loro. Non è un accordo generico. Traducendo così possono sorgere grossi problemi in sede applicativa: in quei casi ci si rimette alla sensibilità dell'interprete» spiega Federigo Bambi. Un altro esempio sono parole come contratto e contract che per quanto strutturalmente similari sono portatrici di significati sensibilmente differenti.

Data la difficoltà nel fare traduzioni ben calzanti da parte degli interpreti, si finisce coll'importare il termine così com'è: «Vengono lasciati nella loro veste originaria come è successo col latino. Un termine come leasing viene lasciato nella sua forma originaria, anche se ci sarebbe la possibilità di traduzione con locazione finanziaria. Un altro termine di cui molto spesso si abusa è governance che potrebbe essere tradotto come governo, nel senso di alta amministrazione»; spiega ancora il professore: «la lingua diventa il veicolo per introdurre nel nostro ordinamento un diverso istituto. E sotto il profilo giuridico c'è sempre e comunque il problema di valutare la compatibilità di questo nuovo istituto, espresso da quella lingua straniera, con la tradizione giuridica dell’ordinamento ricevente».

Al di là di queste valutazioni, Bambi ritiene che la difficoltà di questo tipo di linguaggio non sarà modificata dall'introduzione di questi termini stranieri, dal momento che «il linguaggio ha bisogno anche di termini tecnici. Parole come prescrizione e usucapione non potranno essere sostituite».

Fonti[modifica]