Borsa Italiana sceglie il London Stock Exchange
domenica 24 giugno 2007 Finisce il periodo di nubilato di Borsa Italiana e venerdì 22 giugno 2007 Piazza Affari accetta l'offerta della City Londinese, nasce così la nuova super borsa tutta europea.
L'acquisizione portata a termine dal London Stock Exchange valorizza la borsa milanese 1,63 miliardi di euro, ben oltre le ipotesi avanzate dagli analisti che non superavano i 1.100 milioni di euro. Un'offerta interamente carta su carta con un concambio di 4,9 azioni LSE per ogni titolo Borsa Italiana. L'accordo prevede la nascita di una nuova holding il cui capitale sarà per il 29% in mano italiane, una percentuale sì bassa, ma che dà molto peso alle banche attuali socie di Borsa Italiana. Anche il nuovo board darà molto peso alla presenza tricolore: 5 dei 12 membri saranno italiani mentre il management sarà per lo più inglese, con l'attuale CEO Clara Furse a capo del nuovo colosso borsistico. Massimo Capuano invece, numero uno di Borsa Italiana, probabilmente sarà deputy CEO. Garantita una presenza nel CDA per Angelo Tantazzi, attuale presidente di Piazza Affari.
Nasce così una super borsa da 4,5 miliardi di capitalizzazione, con 3.571 società quotate (pari ad un valore di 3.854 miliardi di euro) e una posizione di leader nel mercato azionario (avrà infatti il 48% della capitalizzazione delle 100 principali società europee) e il numero uno dei titoli di stato, con la dote di MTS portata da Piazza Affari. MTS, la società che gestisce la piattaforma elettronica per la negoziazione dei titoli di stato, è proprietà per il 49% di Borsa Italiana, che ha già esercitato l'opzione call per prendere possesso del resto del capitale azionario in mano a NYSE-Euronext[1]. E proprio la borsa Euro-Americana stava da tempo seguendo Piazza Affari e forse proprio a questo corteggiamento che si deve il nulla di fatto ottenuto al primo CDA di Borsa Italiana per la fusione con il London Stock Exchange. Alcuni giornali hanno lasciato trapelare la notizia che alcuni amministratori di Piazza Affari avrebbero preferito aspettare una contro-offerta da parte del NYSE-Euronext, soprattutto Intesa Sanpaolo che nella persona del proprio presidente del consiglio di sorveglianza, Giovanni Bazoli ha commentato l'accordo con la borsa britannica con un lapidario: «mi sembra una cosa buona».
Tra gli scontenti figurerà molto probabilmente il Nasdaq, il listino tecnologico americano che già l'anno scorso aveva provato ad acquisire il London Stock Exchange e che, con il 30% della borsa londinese (diluito al 22% nella nuova holding) non potrà esprimere neppure un consigliere. Questa posizione darà sicuramente forza ai soci italiani: Unicredit-Capitalia sarà al 5,73% della nuova superborsa, Intesa Sanpaolo al 5,38%, Monte dei Paschi di Siena al 2,99%, Banco Popolare di Verona e Novara al 2,99% e Banca Nazionale del Lavoro al 2,04%. Una forte presenza per gli italiani, sia come azionisti che come consiglieri.
Note
[modifica]- ↑ Finanzaonline riporta: "Borsa Italiana ha esercitato l’opzione di acquisto di tutte le azioni di Mbe, la holding che controlla la piattaforma Mts [...] il capitale di Mbe è infatti detenuto per il 49% da Borsa Italiana e per il 51% dalla compagine franco-americana"[1]
Fonti
[modifica]- «Borsa italiana: dal cda via libera all'intesa con London Stock Exchange» – Il Sole 24 Ore, 23 giugno 2007.
- «Piazza Affari dice "sì" alla City» – Il Sole 24 Ore, 23 giugno 2007, pag. 5.
- «La "moral suasion" di Braggiotti sugli amici italiani» – Il Sole 24 Ore, 23 giugno 2007, pag. 5.
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