Vai al contenuto

Cos’è realmente il Global Compact e perché è così contestato

Da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

30 novembre 2018

È mercoledì 28 novembre e a sorpresa arriva la marcia indietro del governo italiano in merito all'adesione del paese al "Global Compact". Nelle scorse settimane sia il ministro degli esteri Moavero Milanesi che il presidente del consiglio Giuseppe Conte hanno rilasciato dichiarazioni favorevoli nei confronti dell'accordo mondiale sui migranti salvo poi fare marcia indietro dopo la presa di posizione degli alleati di governo. La maggioranza ha così deciso di non prendere parte all'incontro del 10-11 dicembre in Marocco e di lasciare al parlamento l'ultima parola sull'adesione all'accordo, analogamente a quanto già deciso dalla Svizzera. La decisione parlamentare in merito alla questione appare molto delicata poiché il parlamento italiano è di fatto spaccato in due sulla tematica. Da una parte è possibile trovare i partiti di sinistra che premono affinché l'Italia rispetti la parola data, aderendo così al Global Compact, mentre dall'altra i partiti di destra, sin dall'inizio contrari all'accordo, premono per la non adesione dell'Italia.

L'accordo globale sui migranti è stato oggetto di critiche da vari paesi, in particolare dagli Stati Uniti di Donald Trump e dai paesi europei appartenenti al gruppo di Visegrad, tutti questi hanno infine optato per la non adesione. Tale decisione appare scontata poiché i loro governanti hanno incentrato le loro campagne elettorali e le loro azioni verso una dura politica di rifiuto dei migranti. Le maggiori preoccupazioni di queste forze politiche, che hanno portato alla decisione di non aderire all'accordo, consistono nel timore di fornire incentivi all'immigrazione e nella rinuncia ad una strenua difesa dei confini nazionali. Leggendo il testo però è possibile notare come queste problematiche vengano affrontate. Uno degli obiettivi, infatti, è quello di "Gestire i confini in modo integrato, sicuro e coordinato". Il controllo dei confini è sempre stato uno dei principali sponsor elettorali dei paesi di Visegrad e il Global Compact sembra prefiggersi il compito di regolamentare tali controlli per far si che vengano rispettati non solo i diritti dei migranti ma anche i diritti dei paesi di arrivo. L'accordo, inoltre, non lede la sovranità nazionale dei paesi di arrivo poiché a questi non viene impedito di stipulare patti multilaterali con altri stati per la gestione del fenomeno e non viene nemmeno imposta l'indistinta accoglienza di tutti gli immigrati.

A tal proposito, una delle più decise critiche degli oppositori del Global Compact riguarda la definizione di "richiedente asilo". Il punto 3 dell'articolo spiega che sia migranti che rifugiati politici devono affrontare situazioni e difficoltà simili, ma già nel punto successivo viene specificato che nonostante rifugiati e migranti abbiano gli stessi diritti e pressoché le medesime difficoltà, essi sono da considerare come gruppi distinti e in quanto tali, soggetti a differente trattamento legale poiché solo i rifugiati hanno diritto alla protezione internazionale garantita dalle normative vigenti.

Il grande obiettivo del Global Compact è dunque la nascita di una maggiore cooperazione internazionale riguardo ai fenomeni migratori per far si che vengano tutelati i diritti di tutti. È indubbio che la convivenza tra persone abituate a vivere secondo diversi costumi e abitudini possa essere potenzialmente di difficile gestione ma la risposta non può essere la chiusura nei confronti del diverso, bensì la ricerca di una'efficace integrazione tra diverse culture, capace di arricchire l'intera società. L'accordo globale sui migranti, però, non rappresenta un obbligo legale per i paesi firmatari, va visto più come un elenco di linee guida che dovranno essere seguite nei futuri rapporti internazionali riguardanti la tematica al fine di favorire la cooperazione tra gli stati. Ciò non significa che sia un documento privo di valore perché nonostante non presenti al suo interno nessun obbligo formale, potrebbe rappresentare un'importante opportunità di ascolto di quei paesi, tra cui l'Italia, direttamente coinvolti dai fenomeni migratori e troppo spesso lasciati soli nell'affrontarli.

Fonti

[modifica]