Guantanamo: accolto ricorso di un detenuto
mercoledì 2 luglio 2008
Per sei anni Huzaifa Parhat è stato detenuto nel carcere di Guantanamo con l'accusa di essere un 'nemico combattente'. Ora la Corte d'Appello federale della Columbia ha revisionato l'accusa e l'ha trovata priva di fondamento, precisamente ha ritenuto le prove «prive di sostanza e infondate». È questo il primo caso di revisione per una istanza di scarcerazione di un detenuto di Guantanamo. La cosa è stata possibile grazie alla decisione della Corte Suprema, il 12 giugno scorso, che ha sconfessato la tesi dell'amministrazione Bush (basata su di una legge del 2006) secondo la quale i tribunali americani non sarebbero competenti sui prigionieri di guerra. Ma questo presupposto è stato infranto e ora è stato possibile accogliere e decidere sull'istanza di scarcerazione di Parhat. L'accusa sosteneva che le motivazioni per considerare 'nemico combattente' l'uomo fossero vere in quanto apparse in tre documenti segreti, il che non ha convinto la corte che anzi vi ha ironizzato sopra citando un poeta americano: L'ho detto tre volte: ciò che dico tre volte è vero (Lewis Carrol,'Caccia allo Snark'). Insomma, quello che la corte ha scritto è che 'su questo presupposto tutto ciò che dice l'Amministrazione Bush dovrebbe essere considerato vero perché l'hanno detto loro'. Questa sentenza, vista dal NY Times come uno schiaffo all'amministrazione Bush, non cambia peraltro la situazione del prigioniero. Parhat e altri 16 detenuti uiguri (una minoranza della Cina, prevalentemente musulmani) non sarebbero rimpatriabili per 'timore' di maltrattamenti da parte del governo cinese. Altri 100 Paesi si sono poi rifiutati di ospitarli. In ogni caso, le prove portate dal governo americano sono, in molti casi, dello stesso tipo anche contro gran parte dei rimanenti 270 detenuti, il che in prospettiva apre nuove possibilità per ottenere una revisione del loro status di 'nemici combattenti'.
Ma in concreto, chi è questo Huzaifa Parhat? Nasce nella provincia di Ghulja, Xinjiang, l'11 febbraio 1971. Le accuse sono di essere vicino al movimento islamico del Turkestan orientale e collegato con Al Qaeda. Lui era un venditore di frutta, ma arrestato in Afghanistan nel 2001, e secondo l'accusa stava addestrandosi in un campo di terroristi a Tora Bora. Ma lo stesso Pentagono ha riconosciuto il fatto che i guerriglieri Uiguri sono una minaccia per la Cina, piuttosto che per l'America e quindi non nemici 'diretti'. A Guantanamo lui è stato visto con l'uniforme 'beige': significa un prigioniero che ha una 'buona condotta': le tute arancioni sono per quelli 'neutrali' e quelle bianche per i 'problematici'. Anche se è un prigioniero dalla buona condotta detto anche Livello 1, pare che non abbia ancora saputo delle decisioni delle corti, in quanto in questo periodo il prigioniero N.320 è in cella d'isolamento.
Pochi giorni prima era già venuta fuori un'altra sentenza a suo beneficio, stavolta dalla d'appello federale di Washington, che ha concluso che l'imputato sia da liberare, trasferire o da giudicare in un nuovo processo. Ma non da trattenere a Guantanamo indefinitamente. David Cole, professore della Georgetown University di Washington, specialista in leggi costituzionali ha detto: «È il primo caso che si muove in avanti..parlando di qualcuno che i militari hanno trattenuto per sei anni e la corte federale ora dice che non doveva essere imprigionato» «Senza un controllo giudiziario indipendente sarebbe potuto rimanere lì per altri 10, 15 anni. Ora ha un'occasione per cercare la libertà».
Fonti
[modifica]- «Guantanamo, accolto ricorso: prove infondate» – l'Unità, 2 luglio 2008.
- Matteo Bosco Bortolaso «Combattente nemico»? Libero o subito a processo» – Il Manifesto, 2 luglio 2008.
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