Il governo della Malesia addestra agenti per "fiutare" bioplastiche false
giovedì 4 ottobre 2018
Mentre la produzione delle bioplastiche continua la sua costante crescita, alcuni produttori tentano di vendere bioplastiche false o di bassa qualità spacciandole per bioplastiche biodegradabili al 100%. Per contrastare tale fenomeno, il governo della Malesia ha messo a punto un metodo piuttosto insolito per il riconoscimento delle bioplastiche: usare il fiuto.
Attraverso un apposito addestramento, agli agenti del ministero è stato insegnato come distinguere le bioplastiche vere da quelle false utilizzando il senso dell'olfatto e del tatto. Infatti i sacchetti completamente biodegradabili presentano delle caratteristiche sensoriali peculiari, quali una superficie "setosa" e un odore dolciastro.
Le cosiddette "bioplastiche" sono utilizzate oggigiorno come alternative biodegradabili (ma non sempre biocompatibili) delle plastiche tradizionali. Sebbene la prima bioplastica, denominata "poliidrossibutirrato (PHB), fosse già stata inventata nel 1962 dal ricercatore francese Maurice Lemoigne, l'importanza di tale scoperta non venne riconosciuta per lungo tempo, e negli anni a seguire si continuò a produrre plastiche da idrocarburi ottenuti dall'estrazione del petrolio (ad esempio polietilene e polipropilene), dando luogo a diversi problemi ambientali in quanto queste materie plastiche, costituite principalmente da carbonio e idrogeno, non sono biodegradabili, ovvero una volta terminato il loro ciclo di vita si degradano in tempi lunghissimi, costituendo un grave pericolo per le specie viventi. Ingenti quantità di plastica sono state infatti ritrovate nel sistema digerente di parecchie specie animali, tra cui pesci, crostacei, tartarughe e cetacei, che le ingeriscono incautamente e spesso vanno incontro al decesso per soffocamento. Ciò comporta inoltre dei seri rischi per la salute umana associati al consumo di pesce e crostacei che abbiano ingerito tali sostanze. A ciò si aggiunge il fatto che le materie plastiche durante il loro lento degrado rilasciano nell'ambiente le sostanze di cui sono costituite, che possono essere particolarmente tossiche nel caso in cui siano stati utilizzati additivi durante la loro produzione, come accade nella maggior parte dei casi.
In seguito alla crisi del petrolio e all'aumento del suo costo, sono state prodotte diverse bioplastiche biodegradabili (tra cui: poliidrossialcanoato o PHA e acido polilattico o PLA), il cui mercato sta sostituendo quello delle plastiche tradizionali (non biodegradabili). La biodegradabilità non garantisce comunque il fatto che le bioplastiche siano "amiche" dell'ambiente in tutti i sensi: infatti la produzione delle bioplastiche in Malesia ha origine dagli scarti dell'industria dell'olio di palma, comportando l'abbattimento delle foreste tropicali, che oltre a fungere da "polmone verde" per il pianeta, sono l'habitat di molte specie, compreso l'orango.
Le indagini del Ministero dei Territori Federali della Malesia, dove vige l'obbligo di utilizzare sacchetti e contenitori per alimenti 100% biodegradabili, saranno rivolte ai sacchetti di plastica distribuiti all'interno degli ipermercati, assicurandosi che tali sacchetti abbiano l'odore e la "setosità" delle bioplastiche vere.
Fonti
[modifica]- [EN] – Axel Barrett «Government Officials Will Use Sense of Smell to Recognise Fake Bioplastics Bags» – Bioplastic News, 4 ottobre 2018.
- [EN] – Axel Barrett «Malaysia: The Next Bioplastic Destination?» – Bioplastic News, 5 marzo 2014.
- Alice Pace «Tutta la verità sull’olio di palma» – Wired.it, 8 maggio 2015.
- Judith L. Fridovich-Keil «Bioplastic» – Encyclopaedia Britannica, 2018.
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