Israele: continuano i lanci di razzi. La Siria vuole negoziati diretti

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mercoledì 24 dicembre 2008

Israele e territori palestinesi

La tregua richiesta dall'Egitto per introdurre rifornimenti e aiuti umanitari nella Striscia di Gaza non è durata neppure 24 ore, obbligando Israele a richiudere tutti i valichi che si era impegnato ad aprire.

Hamas ha fatto sapere di aver lanciato ieri 20 colpi di mortaio contro tre differenti obiettivi, con lo scopo di "vendicare l'uccisione" di tre membri delle Brigate Ezzedin al-Qassam uccisi mentre piazzavano mine presso la barriera tra Israele e la Striscia di Gaza. In nottata anche la Jihad islamica ha annunciato il lancio di sette razzi.

Stamane altri due ordigni, del tipo sovietico Grad, sono caduti presso la cittadina di Netivot ferendo lievemente 2 persone.

Nella giornata di ieri la Commissione Europea ha deliberato lo stanziamento di 7,4 milioni di euro di aiuti umanitari per la popolazione palestinese e 5 milioni per quella irachena. Questi fondi, distribuiti da agenzie dell'Onu e della Croce Rossa, beneficeranno circa 1,9 milioni di persone.

Segnali di apertura giungono invece dalla Siria, a seguito alle affermazioni fatte ieri pomeriggio dal premier israeliano Ehud Olmert: «la Siria è matura per la pace».

In serata il presidente Bashar al-Asad ha affermato «La pace non si può raggiungere unicamente con negoziati indiretti, è normale che Siria e Israele passino a quelli diretti. Se i primi danno dei risultati allora anche gli altri riusciranno e la pace si realizzerà naturalmente».

La Siria e Israele non hanno mai firmato un’intesa dalla guerra arabo-israeliana del 1948 e dal 1967 hanno aperta la questione delle alture del Golan. Da maggio vi sono trattative indirette effettuate tramite la Turchia.

Il leader del Likud Benjamin Netanyahu getta però acqua sul fuoco: «Se a febbraio sarò eletto potete star certi che resteremo nel Golan, non restituiremo niente che mini la sicurezza nazionale».

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