Julian Assange, approvata la sua estradizione negli Stati Uniti

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venerdì 17 giugno 2022

Julian Assange nel 2014, durante il suo periodo nell'Ambasciata ecuadoregna di Londra

La ministra britannica Priti Patel ha dato il via libera all'estradizione di Julian Assange, fondatore di Wikileaks, negli Stati Uniti, dove rischia una condanna fino a 175 anni di carcere.
All'attivista australiano e al suo entourage legale rimangono solo 14 giorni per presentare un ricorso contro l'iniziale decisione del governo e del via libera da parte del Ministero degli Affari Interni.

Il Ministero ha dichiarato che «in questo caso le Corti del Regno Unito non hanno riscontrato il rischio di abusi, di un trattamento ingiusto od oppressivo contro Assange nell'ambito del processo di estradizione. E neppure hanno riscontrato che negli Stati Uniti egli possa andare incontro a una procedura incompatibile con i suoi diritti umani, incluso il diritto a un processo giusto o alla sua libera espressione», sancendo che "sarà trattato in modo appropriato anche in relazione alla sua salute".

Julian Assange rischia una condanna, per aver pubblicato documenti riguardanti crimini contro l'umanità commessi dagli Stati Uniti e su altre attività segrete e illecite da parte di governi di tutto il mondo, reperibili tutt'ora sul sito dell'organizzazione da lui fondata a tale scopo. Uno dei tanti esempi, sono i filmati riguardanti l'attacco aereo del 12 luglio 2007 a Baghdad, denominato in codice Collateral Murder, pubblicati grazie al contributo della socia Chelsea Manning. La quale ha già scontato 8 anni di reclusione per le stesse accuse di spionaggio dal 2013 al 2017, e dal 2019 al 2020.

In passato era stata negata, dalla giudice britannica Vanessa Baraitser, sia la sua estradizione negli Stati Uniti sia la sua scarcerazione su cauzione, in quanto, date le supposizioni formulate durante la sentenza, se Assange fosse stato recluso in un carcere statunitense si sarebbe suicidato immediatamente, e se fosse stato rilasciato su cauzione non si sarebbe comunque presentato in tribunale. Infatti nel 2012, in seguito ad un rilascio su cauzione, sfruttò l'occasione per rifugiarsi nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove ha alloggiato fino al 2019, anno del suo arresto da parte della polizia londinese.


Fonti[modifica]