Le Marche abusano delle deroghe alla caccia: l’Enpa condanna il calendario venatorio regionale

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9 agosto 2006

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L’Ente Nazionale Protezione Animali condanna il calendario venatorio approvato dalla Regione Marche, che è apertamente in contrasto con le normative nazionali ed europee, soprattutto in materia di deroghe e abbattimenti selettivi che sono esercitati senza alcun fondamento scientifico.

La Protezione Animali ricorda la recente messa in mora dell’Italia da parte dell’Unione Europea, a causa dell’uso improprio dello strumento della deroga, per sua stessa natura un provvedimento che dovrebbe essere usato con moderazione e del quale, invece, abusano numerose Regioni italiane, tra cui le Marche. Anche questo provvedimento dell’UE non è servito a fermare le inutili stragi e a sminuire l’influenza politica della potente lobby dei cacciatori.

Simone Casadei, coordinatore regionale Enpa Marche, ha dichiarato: «La Regione Marche non ha tenuto conto delle numerose istanze presentate dalle associazioni naturalistiche e animaliste, valendosi ancora una volta dello strumento della deroga, che dovrebbe essere un provvedimento in materia venatoria di carattere estremo cui ricorrere solamente dopo aver effettuato monitoraggi e studi scientifici e comunque in mancanza di altre soluzioni. Francamente, non mi sembra ci siano presupposti per affermare che i passeri, specie colpita dalla deroga, possano arrecare danni così gravi all’agricoltura».

Un esemplare di capriolo

L’Enpa ricorda che le sanzioni imposte dall’UE all’Italia saranno pagate dai cittadini comuni, e non solo dai cacciatori, i soli a trarne benefici. «Anche l’Istituto Nazionale Fauna Selvatica ha espresso profonde perplessità sul calendario venatorio marchigiano, non solo sulle deroghe ma anche sull’apertura anticipata, che colpirà centinaia di uccelli come il combattente, l’allodola, il frullino, in costante declino a livello europeo», ha segnalato Simone Casadei. L’Enpa condanna fermamente anche gli abbattimenti selettivi, che sono adottati come strumento preventivo ai danni che daini, caprioli e cinghiali potrebbero arrecare alle colture. Il coordinatore regionale Enpa Marche ha quindi concluso: «Il vero problema sono le aziende faunistico venatorie, che continuano ad allevare e immettere animali per divertire i cacciatori. Queste specie, che sono dannose per la fauna selvatica italiana, continuano ad essere reinserite indiscriminatamente e poi, invece di trovare una soluzione concreta, si uccidono ogni anno centinaia di animali».

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