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Russia: bomba fa deragliare un treno. Decine di feriti

Da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

martedì 14 agosto 2007

Sono circa sessanta i feriti a causa del deragliamento del treno Mosca-San Pietroburgo, avvenuto ieri sera a causa dell'esplosione di un ordigno artigianale nei pressi di Malaya Vishera, nella regione di Novgorod. Trenta persone sono state ricoverate negli ospedali della zona e tre di loro versano in gravi condizioni.

Gli inquirenti russi hanno già diffuso gli identikit di tre persone, notate in atteggiamento sospetto sul luogo dell'attentato. L'idea che va facendosi strada è che l'attentato sia da ricollegare al terrorismo caucasico, ed in particolare alle tensioni in Inguscezia e Daghestan, anche in considerazione dell'avvicinarsi delle elezioni legislative e presidenziali. «Gli ultimi due mesi hanno visto un crescente numero di attacchi a funzionari governativi, capi delle forze dell'ordine, magistrati in molte repubbliche del Caucaso del nord», ha dichiarato Nikolai Patrushev, capo dei servizi segreti russi. Altra pista è quella del nazionalismo. Secondo un investigatore, infatti, l'ordigno che probabilmente ha costituito l'innesco della bomba esplosa oggi è simile a quello che nel 2005 fu fatto esplodere a bordo di un treno ceceno in corsa da Grozny a Mosca e a cui seguì la condanna di due nazionalisti russi.

Le misure di sicurezza per il traffico ferroviario nella regione sono state potenziate.

Tra i feriti, anche un italiano

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A bordo del treno, viaggiava anche l'italiano Domenico Gigliobianco, milanese, che non ha riportato feriti lievi. Gigliobianco vive a Mosca dallo scorso gennaio, dove lavora per conto della Basel, multinazionale del petrolchimico con sede ad Amsterdam.

Drammatico il suo racconto: «Ho sentito un boato, ma ho pensato ad un guasto, non ad un attentato... Quando ho visto la carrozza alzarsi e mi sono trovato il soffitto sotto i piedi ho pensato ad un incidente fatale per un lungo, interminabile minuto nel quale si sentivano solo grida di terrore». Il manager prosegue: «Mi trovavo nella carrozza numero sei, a poca distanza da quelle maggiormente coinvolte. Eravamo a circa 150 km da San Pietroburgo, nel giro di un'ora saremmo arrivati. Erano circa le 22 e me ne stavo in piedi in corridoio a guardare dal finestrino quando ho sentito una forte esplosione e visto sprigionarsi del fumo. Mi sono trovato il soffitto sotto i piedi e d'istinto ho afferrato il corrimano e la persona che si trovava vicino a me, un russo di circa 50 anni. Ho sbattuto con la schiena e le braccia contro la parete del corridoio e ho pensato ad un incidente fatale, perché in quei momenti temi solo che da un momento all'altro morirai. Poi il treno si è fermato e ho visto schizzi di sangue dappertutto, in particolare una madre con una bambina. Ho cercato di rimanere freddo e con un tavolino della carrozza ho spaccato un finestrino e creato un varco, aiutando a tirar fuori le persone che stavano peggio». «Ci hanno invitati ad allontanarci per il timore di nuove esplosioni, ma io e altri abbiamo continuato a dare una mano: temevo solo l'arrivo di un altro treno non avvertito dell'incidente. Quindi hanno radunato i passeggeri non gravi nella vicina foresta e dopo un'ora un pullman ci ha portato ad una stazione a circa 20 km, dove ci aspettava un nuovo treno per San Pietroburgo, mentre gli altri feriti hanno ricevuto soccorsi adeguati. Dicono che l'ordigno è stato collocato all'altezza di un ponte di circa 20 metri che avevamo appena superato e sotto il quale c'era un dirupo: a tenerci sui binari pare sia stata la velocità», conclude, precisando di aver «ricevuto tutta l'assistenza necessaria dall'ambasciata e dal consolato italiani».

Fonti

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