Striscia di Gaza sgombero dei coloni israeliani 2005

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15 agosto 2005

Inizia l'operazione di sgombero dei coloni nella Striscia di Gaza[modifica]

Inizia oggi, 15 agosto, nella Striscia di Gaza, l'operazione "Mano tesa ai fratelli". L'operazione tende allo sgombero dei coloni israeliani insediatisi nelle Striscia di Gaza e di alcune colonie in Cisgiordania.
I soldati israeliani passeranno casa per casa, tentando di convincere i coloni rimasti a partire.
Il governo israeliano ha ordinato ad ogni residente di nazionalità israeliana di abbandonare gli insediamenti entro le 00.01 di oggi. Chiunque resterà oltre il limite prefissato sara considerato in condizione di illegalità.
Dalle 00,01, scattano anche le 48 ore di tolleranza, durante le quali le colonie saranno progressivamente circondate dai 40.000 militari e poliziotti israeliani.
Tutti i coloni che partiranno entro la mezzanotte del 16 agosto, potranno utilizzare mezzi propri e avaranno diritto all'indennizzo stanziato dal governo.
Dalle 00,01 del 17 agosto ha inizio l'evacuazione forzata: i militari sono autorizzati ad imballare ed a carica in container beni e mobili rimsti nelle case. I coloni ancora presenti saranno spostati di forza dagli insediamenti. Potrebbero anche avere un indennizzo ridotto del 30%.

Accordi sull'evacuazione[modifica]

Dopo l'evacuazione, il porto di Gaza sarà soggetto a restrizioni e Israele continuerà a controllarne la costa.
Israeliani ed egiziani sono anche vicini ad un accordo sul controllo del confine meridionale. L'Egitto dispiegherà 750 soldati al valico di confine di Rafah e l'Unione Europea sivrintenderà i controlli doganali.
L'aeroporto è chiuso dal 2000, i palestinesi ne chiedono la riapertura, ma gli israeliani mantengono il controllo dello spazio aereo.
Terminata l'evacuazione gli israeliani toglieranno tutti i check-point per il controllo dei movimenti dei palestinesi.

Le colonie da sgomberare[modifica]

Saranno sgomberati 21 insediamenti nella striscia di Gaza e 4 in Cisgiordania L'azione di sgombero sarà divisa in fasi:

  • fase A: Netzarim, Kfar Darom e Rafah (1.208 coloni)
  • fase B: Kadim, Ganim, Sa Nur e Homesh (6.663 coloni)
  • fase C: Hush Katif e Khan Younis (5.798 coloni)
  • fase D: Nisanit (1.550 coloni).

Il totale dei coloni da trasferire è di 9.200.

Commenti del governo israeliano[modifica]

Incontrando i soldati posizionati lungo i confini della strisica di Gaza, Shimon Peres, vicepremier, ha affermato «Il vostro compito è fondamentale per proteggere la nostra democrazia. Provo compassione per il dolore degli abitanti degli insediamenti, ma non possono tenere in ostaggio il resto della popolazione». L'altro vicepremier, Ehud Olmert, ha lanciato un messaggio ai palestinesi: «Il ritiro non significa una concessione ai terroristi. Non c'è bisogno di restare nella Striscia di Gaza per combattere gli estremisti».

16 agosto 2005

Resistenza dei coloni[modifica]

Davanti agli insediamenti, coloni e infiltrati estremisti, tentano in ogni modo di impedire il trasferimento forzato. Chiodi a tre punte per fermare gli automezzi addetti al trasloco, copertoni in fiamme davanti ai cancelli delle colonie, insulti e spintoni ai soldati.
Nella colonia di Neve Dekalim, l'insediamento più importante della regione, si sono avuti gli scontri più violenti. Qui vivono piu di 2.600 persone. In serata era circondato dalla polizia e dai militari. Un terzo delle famiglie è già partito e il resto lo seguirà presto.
Un portavoce dell'esercito ha affermato che «il nostro problema non sono gli abitanti originari ma i militanti contrari all'evacuazione che si sono infiltrati illegalmente a Gaza».
La prova ci forza si sarà domani mattina, quando i militari saranno autorizzati a spostare di peso i coloni.

Dati sull'evacuazione[modifica]

Delle 21 colonie di Gaza, 7 sono vuote e verranno smantellate.
Fonti della televisione israeliana indicano che delle 1700 famiglie residenti, 1000 sono già partite.
Ancora aperto il problema della sinagoghe. Probabile il loro spostamento all'interno del territorio nazionale. Oltre 800 gli arrestati fra i manifestanti, quasi tutti al di fuori dei territori occupati.

17 agosto 2005

L'evacuazione continua[modifica]

È cominciata l'ultima giornata dei coloni israeliani della Striscia di Gaza. I coloni si sentono traditi. Durante gli accordi di Oslo del 1993 avevano temuto il peggio. Poi è arrivato lo stallo, il fallimento degli accordi di Camp David e la seconda intifada. Nel 2003, con la rielezione di Sharon, si sentirono al sicuro. Ora tutto appare buio.

Una donna in Cisgiordania si è data fuoco a Netivot. È viva, ma gravemente ustionata.
I militanti dell'ultradestra infiltratisi a Neve Dekalim, si sono chiusi nella sinagoga, minacciando di uccidersi, come avvenne nel I secolo d.C., quando a Masada la popolazione si suicidò in massa per non cadere prigioniera delle legioni di Tito.

A Shilo, un colono che trasportava lavoratori palestinesi, si vendica strappando una pistola ad una guardia giurata e sparando sui suoi clienti ed uccidendone quattro.

Gli insediamenti di Gaza si svuotano[modifica]

Undici dei ventuno insediamenti sono ora vuoti: Bedolah, Dugit, Gadid, Ganei Tal, Kerem Atzmona, Morag, Nissanit, Peat Sadeh, Rafiah Yam, Slav, Tel Katifa.
Questa la situazione delle famiglie evacuate negli altri undici insediamenti:

  • Atzmona, 1 su 83
  • Elei Sinai, 59 su 74
  • Gad Or, 36 su 57
  • Katif, 7 su 61
  • Kfar Darom, 2 famiglie su 73
  • Kfar Yam, 2 su 4
  • Netzarim, 1 su 64
  • Netzer Hazani, 43 su 80
  • Neve Dekalim, 400 su 460
  • Shirat Haygam, 1 su 12.

A Kfar Darom 65 famiglie si sono barricate nelle case e si sono riscontrati sabotaggi ai mezzi militari.
Neve Dekalim è la roccaforte degli infiltrati, circa 4.000. Qui ci sono stati gli scontri più violenti.

Reazioni politiche[modifica]

Sharon ha elogiato gli abitanti degli insediamenti: «Con tutto il dolore che stanno affrontando, si stanno comportando in maniera corretta perché il ritiro possa procedere senza violenza». «Non possiamo più permetterci di mantenere tutti i territori. Credo che Israele uscirà rafforzata da queste difficoltà. Gli insediamenti in Cisgiordania rimarranno nelle nostre mani».
Berlusconi ha chiamato telefonicamente Sharon e Mahmoud Abbas, ribadendo il sostegno al piano di disimpegno e l'apprezzamento per il coraggio dimostrato.

Mahmoud Zahar ha ribadito che la tregua di cinque mesi con Israele terminerà alla fine dell'anno, dopo di che la battaglia ricomincerà, fino alla cacciata degli israeliani dalla Cisgiordania.

Hosni Mubarak, presidente egiziano, non ha risparmiato elogi a Sharon per aver mantenuto la parola e per aver consegnato il primo pezzo del futuro stato palestinese.
Mubarak ha dichiarato che «solo Sharon può fare la pace...» e «quando verrà il momento, accetterò l'invito di andare a Gerusalemme».

Re Abdallah di Giordania ha apprezzato le decisioni di Israele, precisando che «il ritiro da Gaza deve essere un passo per rilanciare la Road map».
Sharon ha ricevuto un messaggio di congratulazioni anche da re Mohammed VI del Marocco.

19 agosto 2005

Quasi terminata l'evacuazione[modifica]

L'evacuazione continua, sono stati sgomberati 18 insediamenti su 21. Rimangono solo gli insediamenti di Atzmona, Katif e Netzarim.

20 agosto 2005

Lo Shabbat blocca l'evacuazione[modifica]

Lo Shabbat determina l'interruzione dello sgombero dei coloni della Strisica di Gaza.
Domani verrà ripresa per gli ultimi tre insediamenti rimasti, dove si prevede una forte resistenza.

21 agosto 2005

Lo sgombero dei coloni nella Striscia di Gaza è ripreso dopo lo Shabbat[modifica]

Lo sgombero è ripreso dopo la festivita dello Shabbat.
Ariel Sharon ha dichiarato che la resistenza violente al ritiro è un atto di teppismo.
Fonti del governo israeliano riferiscono che Sharon parlerà all'assemblea ONU alla fine del ritiro dalla Striscia di Gaza.

22 agosto 2005

Completato lo sgombero della Striscia di Gaza[modifica]

Lo sgombero della Striscia è terminato oggi, con il trasferimento delle ultime famiglie della colonia di Netzarim.
I soldati impegnati nell'evacuazione saranno trasferiti in Cisgiordania, dove verranno evacuati domani i coloni di Hamesh e Sa-Nur.
Ottasette estremisti diretti alle colonie sono stati arrestati.

Fonti[modifica]

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