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Terremoto dell'Aquila: i parenti degli studenti morti rifiutano la laurea "honoris causa"

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giovedì 28 maggio 2009

Danni in periferia de L'Aquila

Le famiglie di otto studenti universitari deceduti durante il terremoto dell'Aquila del 6 aprile 2009, sono state contattate dal magnifico rettore, perché potessero ricevere, durante una cerimonia che si terrà domani, la laurea honoris causa per i loro ragazzi deceduti.

Gli otto erano: Michele Strazzella, Enza Terzini, Tonino Colonna, Luca Lunari, Marco Alviano, Angela Cruciano, Luciana Capuano, Davide Centofanti.

A tale invito le famiglie si erano già espresse negativamente, mediante una lettera che avevano recapitato all'indirizzo del rettore; hanno scritto: «Quella laurea è solo un blando tentativo di chiudere una tragica parentesi che ha sconvolto la nostra esistenza». Ma ora i familiari apprendono che alla cerimonia di domani sarà presente anche il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, un particolare che essi finora ignoravano.

Paolo Colonna, padre del diciannovenne Tonino, afferma: «Non si può trasformare una cerimonia in un momento preelettorale», e ancora: «Mio figlio era uno studente universitario ed è morto sotto le macerie, cosa c’entra questo con la campagna elettorale?»

La testimonianza

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Un rapporto della Protezione civile datato 2006, in possesso dei genitori degli studenti, indicava come tutte le facoltà universitarie nonché buona parte degli edifici pubblici avessero delle gravi carenze strutturali, e si sarebbe dovuto ristrutturarle. Il signor Colonna afferma: «Quegli studi sono stati fatti nel 2006 e sono rimasti nei cassetti dell’amministrazione» e poi: «Tutti sapevano, solo noi non sapevamo. Se lo sapevamo i nostri figli li tenevamo a casa».

Tornando a quei giorni, ancora il sig. Colonna: «Siamo stati noi a tirarli fuori dalle macerie»; avuta notizia del terremoto il padre è accorso da Torre de' Passeri: «Sul posto c’erano dei ragazzi che scavavano, non c’era la Protezione civile, non c’era nessuno, loro sono arrivati solo diverse ore dopo».

«Le scosse erano iniziate a ottobre e il 30 marzo alle tre e mezzo c’era stata una scossa del quarto grado: i ragazzi stavano facendo lezione e sono usciti all’aperto. Perché non hanno deciso allora di chiudere l’università?». «Quando ho chiesto al preside della facoltà di mio figlio se poteva dirmi che i nostri figli andavano a lezione in strutture sicure non mi ha replicato nulla».

La reazione

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Domani Paolo Colonna insieme agli altri genitori cercheranno di intervenire alla cerimonia per illustrare il loro punto di vista. «So già che non mi faranno entrare», dice ancora Paolo: « ma se ci saranno anche gli altri ci proverò lo stesso». La loro intenzione è ancora più ferma dopo avere appreso, che a distanza di tempo una settimana dalle elezioni europee, il presidente del consiglio consegnerà personalmente le lauree: «Vuol dire che moralmente abbiamo proprio toccato il fondo e io non ci sto».


Fonti

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