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KABUL: DOMENICA RIENTRO SALME, LUNEDI' I FUNERALI ROMA - I funerali solenni per i sei militari italiani uccisi nell'attentato di ieri in Afghanistan si terranno lunedì, giornata per la quale è stato deciso il lutto nazionale con un minuto di silenzio nelle scuole e negli uffici pubblici. E' quanto deciso dal Consiglio dei ministri, secondo quanto riferito da fonti governative.

E' attualmente previsto per domenica mattina il rientro in Italia, all'aeroporto di Ciampino, delle salme dei parà uccisi ieri in Afghanistan dall'esplosione di un'autobomba. Lo si apprende da fonti militari. All'aeroporto di Kabul è in fase di allestimento una camera ardente, dove i colleghi dei sei militari li saluteranno per l'ultima volta. Le bare verranno poi sistemate su un C-130 dell'Aeronautica militare e trasportate in Italia. A Roma verranno eseguite le autopsie, su disposizione della procura della capitale che ha aperto un fascicolo sulla strage, e poi ci saranno i funerali di Stato in data e luogo ancora da definire: è possibile lunedì.

Sono stabili le condizioni di salute dei quattro militari italiani rimasti feriti ieri nell'attentato. Ricoverati nell'ospedale militare da campo francese, saranno trasferiti nei prossimi giorni in Italia, anche se non è ancora certo quando. Pur non essendo gravi, infatti, alcuni hanno riportato dei traumi acustici che ne sconsigliano l'immediato trasporto a bordo di aerei militari. I quattro sono il primo maresciallo dell'Aeronautica Felice Calandriello, 58 anni, di Sassano (Salerno), che ha riportato un forte stato di choc, e tre primi caporalmaggiori della Folgore: Rocco Leo, 26 anni, originario di Francavilla Fontana (Brindisi) ed effettivo al 186/o reggimento paracadutisti, che ha riportato un forte stato di choc; Sergio Agostinelli, 32 anni, originario della Svizzera ed in servizio al 186/o reggimento, al quale sono stati diagnosticati un trauma da scoppio all'orecchio destro e contusioni varie; Ferdinando Buono, 30 anni, di Napoli, in servizio al 187/o, che ha avuto una lieve ferita alla mano sinistra ed un trauma da scoppio all'orecchio sinistro.

di Vincenzo Sinapi

ROMA - Strage di italiani a Kabul: un'autobomba e' esplosa al passaggio di un convoglio, sei para' sono morti e altri quattro militari sono rimasti feriti. Quindici i civili afgani uccisi e una sessantina i feriti. I talebani rivendicano. Per l'Italia non era stato versato mai tanto sangue in una missione all'estero dopo Nassiriya.

L'AEROPORTO - Giorno di arrivi, all'aeroporto di Kabul. Con un C-130 tornano dalla licenza in Italia, o giungono per la prima volta in Afghanistan, diversi militari, paracadutisti della Folgore e soldati di altri reparti: i piu' sono in servizio presso l'Italian battle group di Camp Invicta e 4 presso lo staff del comando di Isaf. Con loro anche un gruppetto di giornalisti. A prelevarli viene mandato un convoglio composto da 4 Vtlm Lince, 2 veicoli cingolati BV-206 e un autocarro Aps, per i bagagli. Per agevolare il trasferimento, il tenente Antonio Fortunato decide di distaccare due Lince per trasferire i quattro militari che devono raggiungere il comando Isaf (due per ogni mezzo, uno di loro per la prima volta a Kabul), nel centro della citta', per poi farli ritornare in aeroporto e poi procedere tutti insieme verso Camp Invicta.

IL KAMIKAZE - L'esplosione, un fortissimo boato, si sente in tutta Kabul. Sono le 9.30 in Italia, mezzogiorno in Afghanistan. 'Un attentatore suicida, a bordo di un'auto imbottita con almeno 150 chili di esplosivo - secondo la ricostruzione del ministro La Russa - esce da un parcheggio e si lancia contro il primo mezzo, causando la morte dei cinque militari a bordo'. L'esplosione investe 'in misura meno violenta' anche il secondo Lince: muore un para', il mitragliere che si trovava sulla 'ralla', mentre gli altri quattro si salvano. Restano feriti, ma in modo non grave.

I MORTI - Le vittime sono tutti para' di vari reggimenti della Folgore: il 183/o, il 186/o, il 187/o. Sono il tenente Fortunato, comandante del convoglio, 35 anni, originario della Basilicata: sposato, aveva un figlio di 7 anni. Il sergente maggiore Roberto Valente, napoletano di 37 anni, era uno di quelli appena tornati dalla licenza. Questa era la sua ultima missione: aveva chiesto il trasferimento per stare vicino alla moglie ed al figlio. Gli altri quattro sono tutti primi caporalmaggiori: Matteo Mureddu, 26 anni, di Oristano, che aveva rinviato il matrimonio a giugno per non rinunciare alla missione in Afghanistan; Giandomenico Pistonami, anche lui ventiseienne, di Lubriano (Viterbo), scampato ad un altro attentato lo scorso mese di agosto mentre si trovava in 'ralla' al suo posto di mitragliere; Massimiliano Randino, nato a Pagani (Salerno) 32 anni fa, sposato, e pure lui tornato oggi dalla licenza; il pugliese Davide Ricchiuto, 26 anni, che voleva un 'lavoro stabile' ed aveva scelto di fare il para'.

I FERITI - I quattro militari a bordo del secondo mezzo hanno riportato solo lievi lesioni ed hanno informato essi stessi le famiglie: sono ricoverati nell'ospedale militare francese e le loro condizioni non destano preoccupazioni. Sono il primo maresciallo dell'Aeronautica Felice Calandriello, 58 anni, di Sassano (Salerno) e tre primi caporalmaggiori dei para': Rocco Leo, 26 anni, di Francavilla Fontana (Brindisi); Sergio Agostinelli, 32 anni, originario della Svizzera e Ferdinando Buono, 30 anni, di Napoli.

TALEBANI RIVENDICANO - L'attentato e' stato subito rivendicato da Zabihullah Mujahid, un portavoce dei talebani. 'Con questo gesto - ha detto - abbiamo voluto provare ancora una volta che non esiste alcun dispositivo di sicurezza che ci possa fermare' e che quindi 'possiamo arrivare ovunque'. IL WARNING - Un attentato annunciato? Presto, troppo presto per dirlo. L'unica cosa certa e' che proprio ieri l'intelligence aveva diramato un warning estremamente preciso: una 'cellula ostile' composta tra 3-4 elementi pronta ad entrare in azione sulla strada dell'aeroporto, forse con un'autobomba. Il generale Fabrizio Castagnetti, che proprio oggi lascia la guida dell'Esercito, taglia corto: 'gli allarmi sono continui, arrivano ogni giorno'. Il ministro La Russa non esclude che questo allarme ci sia stato, anche se a lui non e' arrivato ('i militari non me ne hanno parlato'), ma aggiunge: 'questo non puo' impedire che si svolgano le normali attivita.

'ITALIA NON E' NEL MIRINO' - Secondo La Russa l'attacco 'e' da mettere in relazione alle recenti elezioni presidenziali, cioe' al tentativo di creare una situazione di ulteriore destabilizzazione' e non si puo' parlare di 'strategia mirata contro le forze italiane, ma di tentativi per impedire alle forze afgane e della Nato, che operano a stretto contatto, di estendere ulteriormente il controllo del territorio'.

GEN. VALOTTO E BERTOLINI, IMPEGNO NON CAMBIA - Analisi condivisa dal capo di Stato maggiore di Isaf: 'Escludo che si tratti di un'azione mirata contro di noi', dice il generale Marco Bertolini, il quale ha assicurato che, dopo l'attentato di oggi, l' impegno 'non cambia'. E' la linea decisa anche dal generale Giuseppe Valotto, che proprio nel giorno piu' triste si insedia al vertice dell'Esercito: 'E' questo - dice - il momento di trarre ancora maggiore forza, determinazione ed impegno nel portare avanti con la stessa efficacia le missioni che la comunita' internazionale ha affidato al nostro Paese'.

FUNERALI DI STATO - Sabato 'le salme dei caduti potrebbero tornare a casa', dice da Kabul uno dei portavoce di Isaf, il colonnello Fabio Mattiassi. Sui corpi sara' eseguita l'autopsia, su disposizione della procura di Roma che sulla strage ha aperto un fascicolo. Poi, forse lunedi', ci saranno i funerali di Stato. Tante bare in fila, come dopo l'eccidio di Nassiriya.

Appunti 2

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Ieri warning attentati lungo Airport road KABUL - Un rischio attentati nella provincia di Kabul era stato diramato ieri, con un warning, delle forze di sicurezza. Negli ultimi tempi gli allarmi su attacchi alle forze della coalizione sono diventati quasi quotidiani e vengono tutti attentamente valutati. Con quello di ieri le forze di sicurezza allertavano i diversi contingenti, compreso quello italiano, su possibili azioni offensive contro le strutture governative afghane o della coalizione presenti lungo l'Airport road, che dal centro della città, Pashtunistan square, porta al'aeroporto internazionale. L'allarme indicava il rischio di azioni da parte di una cellula di tre-quattro elementi che recentemente avevano trasferito nella capitale un veicolo da utilizzare per un'offensiva suicida contro obiettivi sensibili.

ALLARME A KABUL PER TRE CELLULE IN AZIONE KABUL - L'allarme attentati a Kabul era focalizzato negli ultimi giorni, secondo quanto si è appreso, in particolare su tre cellule eversive. La prima, composta da tre-quattro elementi, si sarebbe preparata ad attaccare strutture governative o della coalizione lungo l'Airport road utilizzando una vettura imbottita di esplosivo, come avvenuto oggi nei confronti dei militari italiani. La seconda, vicina ai Pashtun 'Hezb-I-Islam' di Gulbuddin Hekmatyar, capeggiata da tre mullah, tra cui, il comandante Kader, avrebbe pianificato di organizzate attacchi all'aeroporto di Kabul, ai posti di controllo delle forze di sicurezza afghane e contro l'Isaf. La terza, più numerosa, vicina al mullah Rahmatullah e a Kari Mustafa, sarebbe stata piùinteressata ad attaccare obiettivi sensibili nella capitale afghana e nel distretto occidentale di Paghman. Di questa, in particolare, si temeva avesse disponibilità di armamenti di vario tipo, tra cui lanciarazzi, controcarro, ordigni esplosivi artigianali e razzi.

Appunti 3

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Talebani rivendicano, nessuno sicuro qui (di Maurizio Salvi)

KABUL - Un gesto sprezzante dei talebani afghani, l'ennesimo di una serie ormai lunga, ha stroncato oggi la vita di sei militari italiani e di dieci civili afghani, riproponendo ancora una volta la questione della sicurezza in un paese dove operano attualmente ben 100.000 soldati stranieri. Con una tempestività da fare invidia al miglior giornalista, il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid ha rivendicato l'attentato all'inizio del pomeriggio, quando ancora le operazioni di soccorso vicino a Massoud Circle, luogo dello scoppio dell'autobomba, non erano terminate e nessuno aveva rimosso le lamiere contorte dei due Lince italiani distrutti.

"Con questo gesto - ha sostenuto il portavoce - abbiamo voluto provare ancora una volta che non esiste alcun dispositivo di sicurezza che ci possa fermare" e che quindi "possiamo arrivare ovunque". E in www.alemara.org (il loro sito in dari e pashtun, le lingue parlate in Afghanistan) gli insorti hanno perfino sostenuto che "le vittime civili non sono nostra responsabilità, ma dei militari della Nato che hanno cominciato a sparare all'impazzata dopo l'attacco". Aldilà di questa propensione alla falsificazione dei fatti - nella rivendicazione si parla di "dieci militari uccisi e quattro veicoli distrutti" - è inequivocabile che in questi ultimi mesi i talebani hanno sempre raggiunto i loro obiettivi con spettacolari attentati provocati da autobombe e/o kamikaze. Secondo il sito icasualties.org che elabora statistiche sulle vittime in Iraq ed Afghanistan, l'attentato odierno ha portato il numero dei militari morti dal 2001 a 1.403, di cui 836 statunitensi, 216 britannici e 130 canadesi. Con gli italiani (21 morti) all'8/o posto insieme all'Olanda, dopo Danimarca, Francia, Germania e Spagna.

Con 46 morti a poco più della metà del mese, settembre si candida a superare le 77 vittime di agosto, il mese più cruento di tutta la lunga missione in Afghanistan. Per questo i problemi della sicurezza per la Nato e l'Isaf sono diventati una vera e propria ossessione. Nessuno ha dimenticato che un mese fa, alla vigilia delle elezioni, commando di estremisti islamici hanno sfruttato la presenza di centinaia di giornalisti, arrivati nella capitale afghana per seguire le elezioni presidenziali, per portare a termine alcuni colpi di grande effetto. Prima con un lancio di razzi sul palazzo presidenziale, poi facendo esplodere un veicolo (il 15 agosto) addirittura davanti al super-presidiato quartier generale della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) in Afghanistan (otto morti), ed infine prendendo di mira (18 agosto) un convoglio militare britannico sulla statale Kabul-Jalalabad con un bilancio di dieci vittime, quasi tutte civili. Nel giorno delle votazioni, infine, gruppi di talebani si sono sguinzagliati in tutto il paese realizzando quasi 200 operazioni, fra intimidazioni ed attentati, che hanno spaventato la popolazione e contribuendo a far sì che meno del 40% degli aventi diritto si recasse nei seggi.

Appunti 4

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Folgore, reparto elite sempre in prima linea ROMA - Nata nel luglio del 1942 dalla Divisione paracadutisti di Tarquinia, la brigata paracadutisti 'Folgore' è uno dei reparti d'elite dell'Esercito, che ha partecipato a tutte le missioni italiane all'estero dal dopoguerra ad oggi e, anche, a quelle in patria contro la criminalità organizzata, dai Vespri Siciliani all'ultima in Campania anti-camorra. Costituita da reggimenti di paracadutisti composti da volontari in ferma prefissata, breve o in servizio permanente, é una forza di fanteria sempre pronta ad entrare in azione, che ha a disposizione 24 ore su 24 aerei che ne garantiscono il lancio e il trasporto, nonché gli armamenti più moderni e i sistemi tecnologici più avanzati. Il battesimo di fuoco per la Folgore è in Africa settentrionale durante la seconda guerra mondiale, dove viene decimata nella battaglia di El Alamein. E' qui che la fama dei paracadutisti italiani si consolida nel rispetto dello stesso avversario di allora. Dirà Sir Winston Churhill all'indomani della battaglia "...dobbiamo davvero inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore". Sciolta il 23 novembre del '42, viene ricostituita nel '67. Nel 1986 entra nella forza di intervento rapido. Dal 1992 la Folgore si rinnova e, tra i reparti, oggi annovera il 9/o Reggimento d'Assalto Col Moschin di Livorno - l'unico reparto di forze speciali dell'Esercito - il 183/o reggimento Nembo di Pistoia, il 186/o e il 187/o Folgore, rispettivamente a Siena e Livorno, il 185/o Reggimento Acquisizione obiettivi, sempre con sede a Livorno, l'8/o reggimento Genio guastatori di Legnago (Verona) e il Centro addestramento paracadutismo di Pisa. Nella sua storia il reparto ha partecipato alle missioni in Libano nel 1982, in Iraq nel 1991, in Somalia nel 1993, in Bosnia nel 1999, in Albania nel 2000, in Kosovo nel 2001, ancora in Bosnia nel 2003, di nuovo in Kosovo nel 2004 e nel 2005, e negli ultimi anni in Libano, Iraq ed Afghanistan, dove attualmente è schierata l'intera brigata. La Bandiera di Guerra del Reggimento è decorata di una Medaglia d'Oro al Valor Militare conquistata in Africa Settentrionale ed una Medaglia d'Argento al Valore dell'Esercito per la missione 'Ibis' in Somalia, dove il Reggimento, coinvolto negli scontri del 2 luglio 1993, perse il Paracadutista Pasquale Baccaro, decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria.

Appunti 5

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Sale a 21 numero vittime da inizio missione Con i sei parà della Folgore uccisi oggi a Kabul sale a 21 il numero dei militari italiani morti in Afghanistan dall'inizio della missione, nel 2004. Di questi la maggioranza è rimasta vittima di attentati, altri invece sono morti in incidenti, alcuni anche per malore.

Caporal maggiore GIOVANNI BRUNO - Il 3 ottobre 2004 alla periferia di Kabul esce di strada il mezzo sul quale viaggiava il caporal maggiore Bruno, 23 anni.

Capitano di fregata BRUNO VIANINI - Il 3 febbraio 2005 il capitano è su un aereo civile in volo da Herat a Kabulche precipita in una zona di montagna 60 km a sudest della capitale.

Caporal maggiore capo MICHELE SANFILIPPO - L' 11 ottobre 2005 il caporal maggiore, 34 anni, è trovato morto nella camerata del battaglione Genio a Kabul, colpito alla testa da un proiettile partito accidentalmente.

Tenente MANUEL FIORITO e maresciallo LUCA POLSINELLI - Il 5 maggio 2006 un ordigno esplode al passaggio di una pattuglia italiana su due veicoli blindati a sud-est di Kabul. Rimangono uccisi gli alpini Fiorito, 27 anni, e Polsinelli, 29 anni.

Tenente colonnello CARLO LIGUORI - Il 2 luglio 2006 il tenente colonnello Liguori, 41 anni muore d'infarto a Herat.

Caporal maggiore GIUSEPPE ORLANDO - Il 20 settembre 2006, si ribalta il 'Puma' sul quale viaggia una pattuglia italiana a Chahar Asyab. Muore il caporal maggiore Orlando, 28 anni.

Caporal maggiori GIORGIO LANGELLA e VINCENZO CARDELLA - Sei giorni dopo, sempre a Chahar Asyab, un ordigno improvvisato esplode al passaggio di una pattuglia italiana: resta ucciso il caporal maggiore Langella, 31 anni, mentre altri 5 militari italiani sono feriti. Tra questi il caporal maggiore Cardella che morirà alcuni giorni dopo.

LORENZO D'AURIA - Il 24 settembre 2007, l'agente del Sismi Lorenzo D'Auria viene gravemente ferito durante il blitz delle forze speciali britanniche compiuto per la sua liberazione. Trasportato in Italia, D'Auria morirà qualche giorno dopo.

Maresciallo capo DANIELE PALADINI - Il 24 novembre 2007 il maresciallo Paladini è nella valle di Pagman, a 15 km da Kabul, da un kamikaze che si fa esplodere. Altri tre militari feriti.

Maresciallo GIOVANNI PEZZULO - Il 13 febbraio 2008 il maresciallo Pezzulo, 44 anni, è ucciso in un attacco con armi da fuoco portatili nel distretto di Uzeebin, a circa 60 km da Kabul. Un altro militare è ferito. Pezzulo faceva parte del Cimic Group South di Motta di Livenza, un reparto che si occupa prevalentemente di attività di cooperazione civile-militare.

Caporal maggiore ALESSANDRO CAROPPO - Il 21 settembre 2008 Caroppo, del contingente italiano a Herat, muore per un malore prima di montare di guardia.

Maresciallo ARNALDO FORCUCCI - Il 15 gennaio 2009, il maresciallo dell'Aeronautica muore per un arresto cardiocircolatorio.

Caporal maggiore ALESSANDRO DI LISIO - Il 14 luglio, Di Lisio, dell'8/o reggimento Guastatori Paracadutisti Folgore, muore per lo scoppio di un ordigno al passaggio di un convoglio italiano a Farah.

Appunti 6

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Europa League, squadre italiane in campo con il lutto al braccio. In ricordo dei militari rimasti uccisi in missione in Afghanistan.

Appunti 7

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<div style="margin-left: 5px; float: right; width: 200px; background: #edf7ff; border: solid #666666 1px; padding: 0px; font-size: x-small;"> <div style="text-decoration:none; background: #7ec9fd; padding: 2px; text-align: center; style; font-size: 140%; border-bottom: solid 1px #666666;">'''Strage Kabul 2009'''</div> <div style="padding: 2px;"> *[[Familiari e amici ricordano le vittime italiane di Kabul]], 18 settembre 2009 *[[Sei vittime italiane in un attentato a Kabul]], 17 settembre 2009 </div> </div> <includeonly>[[Categoria:Strage Kabul 2009]]</includeonly> <noinclude> [[Categoria:Infobox]] </noinclude>

Appunti 8

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fatto

Appunti 9

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TRICOLORE IN CIELO, IL SALUTO DELLE FRECCE ROMA - Le Frecce Tricolori hanno reso omaggio ai sei parà passando sui cieli di Roma al termine delle esequie e lasciando in cielo la scia tricolore.

Le Frecce Tricolori hanno sorvolato la basilica di San Paolo prima in orizzontale e poi in verticale componendo una croce. Intanto le bare dei militari uccisi venivano portate fuori accompagnate dal grido

Appunti 10

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L'ULTIMO ADDIO DELL'ITALIA AI PARA' CADUTI IN AFGHANISTAN Uniti dalla stessa commozione, politici e gente comune hanno assistito stamani ai funerali solenni dei sei parà morti nell'attentato di Kabul: il tenente Antonio Fortunato, il primo caporal maggiore Matteo Mureddu, il primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, il sergente maggiore Roberto Valente, il primo caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, il primo caporal maggiore Massimiliano Randino. Nella basilica romana di San Paolo fuori le Mura a rendere omaggio ai valorosi ragazzi morti in Afghanistan c'erano il Capo dello stato, Giorgio Napolitano, il premier Silvio Berlusconi, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, il governo al completo e tutti i vertici delle forze armate. Prima dell'inizio della cerimonia, Napolitano e Berlusconi hanno salutato e confortato i familiari delle vittime e i quattro militari feriti nello stesso attentato (il Primo maresciallo dell'Aeronautica Felice Calandriello e i primi caporalmaggiori della Folgore, Rocco Leo, Sergio Agostinelli e Ferdinando Buono) rientrati ieri notte in Italia che hanno voluto essere presenti per l'ultimo saluto ai loro compagni.

Applausi hanno accolto l'arrivo delle bare, avvolte nel tricolore, in Chiesa. Il rito è stato officiato dall'ordinario militare per l'Italia, mons. Vincenzo Pelvi, che ha letto il messaggio inviato dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, con il quale è stato espresso il cordoglio di Papa Benedetto XVI "profondamente addolorato per il tragico attentato". Nell'omelia, monsignor Pelvi ha ricordato uno a uno le vittime chiamandole per nome ed esaltando le loro vite vissute al "servizio della pace". Sul finire della cerimonia funebre l'ex parà Gianfranco Paglia, deputato del Pdl, costretto su un sedia a rotelle dopo essere rimasto ferito in Somalia, ha letto la preghiera del paracadutista. Accanto a lui il figlio di Antonio Fortunato, Martin, di sette anni, con in testa il basco amaranto della Folgore, che aveva commosso tutti prima ancora che cominciassero le esequie alzandosi dalla sua sedia e andando ad accarezzare la foto del suo papà deposta sulla bara. Subito dopo la lettura della preghiera, un trombettiere ha suonato il Silenzio che ha preceduto la benedizione delle bare e il canto del Risorgerò che ha concluso la cerimonia. Una cerimonia intensa, composta e commovente, turbata soltanto da un piccolo incidente durante lo scambio del segno della pace, quando un uomo ha preso un microfono ed è andato sull'altare gridando più volte "pace subito" prima di essere portato via. Più passaggi delle frecce tricolori sul cielo sovrastante la Basilica hanno dato l'addio ai sei parà, accolti all'uscita dalla Basilica da un lungo applauso, dal grido 'Folgore' e da uno sventolio di bandiere tricolori.

Appunti 11

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Onu, Afghanistan e Iran le priorità dell'Italia (di Luigi Ambrosino)

Un cambio di rotta in Afghanistan e le risposte dell'Iran alle offerte di negoziato della comunità internazionale sul dossier nucleare. Con queste priorità in agenda Silvio Berlusconi e Franco Frattini voleranno in settimana a New York per la 64/esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, attesa da molti anche in Italia per misurare il 'tasso' effettivo di multilateralismo del presidente degli Stati Uniti Barack Obama dopo 'l'era glacialé degli anni Bush. Davanti ad un'assemblea quest'anno particolarmente affollata di personaggi 'controversi' - dall'iraniano Mahmud Ahmadinejad al libico Muammar Gheddafi, dal venezuelano Hugo Chavez al dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe -, l'intervento del presidente del Consiglio è atteso per la tarda mattinata di mercoledì 23. E sempre mercoledì si avrà l'altro momento 'clou' per l'Italia della settimana newyorkese, con il titolare della Farnesina che presiederà in serata un pranzo di lavoro dei ministri degli Esteri G8: i "piatti forti" - ha spiegato Frattini - saranno proprio il nucleare iraniano e la situazione a Kabul. Sul primo dossier si aspetta ancora che gli ayatollah raccolgano 'concretamente' la mano tesa della comunità internazionale. Una disponibilità che, hanno chiarito le cancellerie occidentali (Italia compresa), ha un termine: la fine dell'anno. Roma pensa ancora che sia utile esplorare le prospettive di una collaborazione dell'Iran per comporre il puzzle afghano.

Ma una trattativa seria sul nucleare è condizione imprescindibile per qualsiasi altro dialogo. E su questo, i segnali che arrivano da Teheran, sono purtroppo tutt'altro che incoraggianti. Per quanto riguarda invece l'Afghanistan, Frattini ribadirà ai suoi colleghi la necessità di quella che ha chiamato una vera e propria "svolta". "Conquistare il cuore degli afghani" con interventi civili concreti e diretti per migliorare la vita quotidiana delle persone e chiedere al nuovo presidente afghano una maggiore assunzione di responsabilità - magari con un nuovo "contratto" da stipulare con la comunità internazionale - sono i due aspetti sui quali il capo della diplomazia italiana si soffermerà di più nel suo intervento. Al suo arrivo a New York, martedì, Berlusconi è atteso alla cena ristretta offerta dal Segretario Generale Onu, Ban Ki-Moon, ai 25 capi di Stato e di Governo dei paesi maggiormente inquinatori o più vulnerabili agli effetti negativi dei cambiamenti climatici. Per poi partecipare, l'indomani, alla riunione dei maggiori contributori di truppe delle missioni di pace Onu presieduta da Obama (l'Italia, che si colloca al nono posto, sarà l'unico Paese occidentale ad essere rappresentato).

Sempre mercoledì, in serata, dovrebbe esserci il ricevimento offerto dal presidente Usa; mentre giovedì - prima di raggiungere Pittsburgh per il G20 - il premier prenderà parte ad una colazione di lavoro del gruppo "Amici del Pakistan democratico". Tanti anche gli appuntamenti di Frattini. Tra gli altri - oltre al G8 Esteri di mercoledì - il ministro parteciperà ad una riunione dei ministri degli Esteri Ue con la collega americana Hillary Clinton (martedì 22); al vertice ministeriale del gruppo 'Uniting for Consensus' sulla riforma del Consiglio di Sicurezza (mercoledì 23); e ad una riunione Esteri Ue con il capo della diplomazia russa Sergej Lavrov (venerdì 25). In più, a Palazzo di Vetro, il titolare della Farnesina porterà alcune iniziative italiane come la lotta contro le mutilazioni genitali femminili e la tutela della libertà religiosa. Spazio, per Frattini, anche per alcune bilaterali: dovrebbero essere con i colleghi di Israele, Pakistan, Lega Araba e Arabia Saudita.

Appunti 12

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KHAMENEI: ISRAELE E' UN CANCRO, USA IRANOFOBI di Alberto Zanconato

TEHERAN - La Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, ha lanciato oggi un nuovo duro attacco contro Israele, definendolo il "cancro sionista", mentre a New York è atteso per martedì un vertice tra il presidente Usa Barack Obama, il premier israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) per un rilancio del processo di pace. Forti proteste si sono levate in Occidente, ma anche dalla Russia, dopo che venerdì il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, che la prossima settimana sarà anch'egli a New York per intervenire all'assemblea annuale dell'Onu, era tornato a mettere in discussione l'Olocausto e aveva affermato che Israele è "alla fine" dei suoi giorni. Ma Khamenei, parlando davanti a migliaia di persone nella festa per la fine del mese di digiuno del Ramadan, ha detto che "la nazione iraniana è oggi orgogliosa di resistere alla potenza arrogante più insolente e barbara del mondo", cioé Israele, sebbene abbia negato ogni intenzione di Teheran di cercare di eliminare lo Stato ebraico.

La Guida suprema ha detto che le manifestazioni a sostegno dei palestinesi e contro Israele tenute venerdì, come ogni anno, in occasione della 'Giornata di Qods' (Gerusalemme), sono state "un chiaro grido dei musulmani contro il distruttivo cancro sionista", nonostante "i complotti delle potenze arroganti" per cercare di fare fallire queste iniziative. Complotti in cui, secondo la Guida, hanno avuto un ruolo centrale i mass media occidentali. In occasione della 'Giornata di Qods' decine di migliaia di oppositori sono tornati a manifestare per la prima volta dopo un mese e mezzo nelle strade di Teheran. Il comandante della polizia della capitale, Azizollah Rajabzadeh, ha detto oggi che 35 persone sono state arrestate negli scontri tra dimostranti e forze di sicurezza. Khamenei ha detto che anche l'amministrazione americana del presidente Obama, come quella del suo predecessore George W. Bush, segue una "politica iranofoba", affermando che a questo si devono le accuse rivolte dagli Usa alla Repubblica islamica di volere dotarsi di armi nucleari. "La Repubblica islamica - ha detto Khamenei - basandosi sull'ideologia islamica, vieta la produzione di armi nucleari e il loro uso ed è rimasta ferma in questa convinzione. Anche le autorità americane lo sanno, ma ripetono le loro accuse spinti dalla loro politica iranofoba".

OLOCAUSTO, UE CONTRO AHMADINEJAD: INCORAGGIA ODIO La presidenza della Ue "condanna le dichiarazioni del presidente Ahmadinejad alla manifestazione della giornata di al Quds a Teheran, dove ha ripetuto la negazione dell'Olocausto e del diritto all'esistenza dello Stato di Israele", afferma la nota. "Queste dichiarazioni incoraggiano l'antisemitismo e l'odio. Ci appelliamo a tutti i leader della Repubblica Islamica dell'Iran perché contribuiscano in modo costruttivo alla pace e alla sicurezza in Medio Oriente", conclude la presidenza europea.

appunti 13

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Attesi in Italia 12 mln casi (di Manuela Correra) (ANSA) - PRAGA - Dodici milioni di casi attesi e la probabilità di 12.000 decessi. Secondo i dati previsionali degli esperti potrebbe essere questo l'impatto della nuova influenza in Italia: ma si tratta di stime e tutto dipenderà dalla maggiore o minore aggressività del virus A/H1N1. Lo scenario più terribile e che si potrebbe verificare se il virus diventasse più letale e simile a quello dell'epidemia di Spagnola nel 1918, con la probabilità in questo caso di arrivare a 23 milioni di contagi e circa 92.000 morti, è invece secondo gli specialisti "altamente improbabile". A Praga, in un incontro sul tema della nuova influenza, gli esperti hanno fatto il punto sulle stime disponibili ad oggi circa l'impatto che la pandemia potrebbe avere e sulle misure messe in campo per contrastarla, assicurando che i medici di famiglia sono pronti in vista della campagna vaccinale che verrà a breve avviata. Le stime sui possibili contagi e decessi, naturalmente, suscitano impressione, ma il presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) Claudio Cricelli ed il virologo dell'Università di Milano Fabrizio Pregliasco tengono a precisare che il messaggio che va dato alla popolazione non è assolutamente di tipo allarmistico poiché l'epidemia di influenza A attesa è "di moderata gravità" ed i casi gravi, come anche stimato dal ministero del Welfare, saranno in numero comunque limitato. Dunque, è il messaggio ai cittadini, 'niente panico o isterismi', mentre è fondamentale adottare anche corretti stili di vita - a partire ad esempio da una corretta alimentazione e dallo stop al fumo di sigaretta - per rafforzare le difese immunitarie e diminuire così il rischio di contagio.

- FORSE 12.000 MORTI MA PER ORA ANDAMENTO PANDEMIA MODERATO: A seconda dell'aggressività del virus si potrebbero verificare 12 mln di casi attesi di nuova influenza, ha detto Pregliasco, con l'ipotesi di 12.000 morti. Ma al momento l'andamento dell'epidemia è di "moderata gravità", ha precisato Cricelli, e dunque "non c'é particolare preoccupazione". Infatti, ha affermato, "ci attendiamo un'epidemia di influenza A di moderata gravità e con un numero di casi gravi limitato". Anche per Giovanni Rezza dell'Istituto superiore di sanità, il dato sulle eventuali morti rappresenta comunque una "sovrastima".

- MEDICI FAMIGLIA PRONTI, DECALOGO PER ORGANIZZARE STUDI: "Poiché si tratta della prima pandemia degli ultimi 30 anni - ha affermato Cricelli - abbiamo messo a punto processi e soluzioni da diffondere tra medici e cittadini per affrontarla. Va detto - ha aggiunto - che i medici sono perfettamente in grado di curare e prevenire anche questa influenza A, che è comunque una normale influenza". Negli studi quindi tutto è pronto per avviare la campagna vaccinale tra i cittadini ed un decalogo ad hoc è stato messo a punto dalla Simg anche con misure e consigli per la riorganizzazione degli studi medici e la raccomandazione di incentivare la consultazione telefonica durante la massima diffusione dell'epidemia. Un decalogo è anche destinato ai pazienti, ai quali la prima misura indicata é quella di rimanere a casa per limitare il contagio. Più in generale, ha ricordato Cricelli, "varie aziende, dalle banche ai supermercati, stanno anche prevedendo dei propri piani pandemici per distribuire ai dipendenti antivirali come forma di profilassi preventiva".

- DIETA AIUTA, CONTRO CONTAGIO MANGIARE MENO E STOP SIGARETTE: Il messaggio che gli esperti lanciano alla popolazione è anche quello di adottare un sano stile di vita per aumentare le difese immunitarie dell'organismo e prevenire così il rischio di contagio dai virus influenzali, incluso il virus A/H1N1. Il primo consiglio è quello di mangiare meno (riducendo le porzioni del 30%) e meglio, seguendo la dieta Mediterranea e aiutandosi anche con integratori alimentari di origine naturale (come quelli a base di resveratrolo, minerali e vitamine) per rafforzare l'organismo. Altro consiglio: non fumare. Le sigarette infatti, avvertono gli esperti, aumentano il rischio di contrarre i virus influenzali del 15%.

Clima, Obama: rischiamo catastrofe irreversibile

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NEW YORK - Il presidente americano Barack Obama ha detto a New York al vertice Onu sul clima che la minaccia e' grave, urgente e crescente: se non agiremo rischiamo di consegnare alle future generazioni una catastrofe irreversibile. Obama ha detto che gli Stati Uniti hanno fatto piu' negli ultimi otto mesi per promuovere la energia pulita e ridurre l'inquinamento da anidride carbonica che in qualsiasi altro periodo della nostra storia. Il presidente Obama e' giunto alla Casa Bianca otto mesi fa cambiando subito la politica del suo predecessore George W. Bush in materia di lotta al riscaldamento del pianeta. Il tempo rimasto per correre ai ripari sta per scadere, ha messo in guardia il presidente americano Barack Obama intervenendo oggi a New York al vertice Onu sul clima. La sicurezza e la stabilita' di tutte le nazioni e di tutti i popoli - la nostra prosperita', la nostra salute e la nostra sicurezza - sono a rischio a causa della minaccia climatica, ha aggiunto il presidente americano. Obama ha poi invitato Paesi emergenti coma la Cina e l'India a fare la loro parte per affrontare il riscaldamento del pianeta adottando misure vigorose. Non ci facciamo illusioni la parte piu' dura del lavoro resta ancora da fare in vista di Copenaghen, ha detto il presidente americano Barack Obama oggi a New York al vertice Onu sul clima. Gli Stati Uniti, ha aggiunto il presidente, comprendono la gravita' della minaccia climatica e sono determinati ad agire. Assolveranno - ha assicurato Obama - la loro responsabilita' verso le future generazioni. CINA: NOTEVOLI RIDUZIONI CO2 ENTRO IL 2020 - Il presidente cinese Hu Jintao ha detto a New York al vertice Onu sul clima che la Cina intende ridurre le emissioni di anidride carbonica per ogni unita' di prodotto nazionale lordo di un margine notevole entro il 2020. BAN KI-MOON: NEGOZIATI A LENTEZZA GLACIALE - Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha aperto il vertice sul clima al Palazzo di Vetro rimproverando la comunita' internazionale per la lentezza glaciale dei negoziati in un nuovo trattato internazionale che sostituisca il protocollo di Kyoto. Ban Ki-moon ha ricordato che, anche se la conferenza di Copenaghen per accordarsi sul nuovo trattato e' a dicembre, i giorni effettivi per i negoziati sono soltanto quindici. A parere di Ban un fallimento di Copenhagen sarebbe moralmente ingiustificabile, economicamente miope, politicamente avventato: non possiamo seguire questa strada perche' la storia potrebbe non offrici un'occasione migliore di questa. Parlando dal podio dell'Assemblea Ban Ki-moon ha detto che abbiamo meno di dieci anni per evitare gli scenari peggiori causati dal surriscaldamento del pianeta. Il segretario generale, recentemente in missione al Polo Nord, ha anche avvertito che sull'Artico i ghiacci potrebbero sparire entro il 2030 e le conseguenze sarebbero sentite dai popoli di ogni continente. Il cambiamento climatico, ha continuato Ban, colpisce soprattutto i Paesi meno sviluppati, e in particolare l'Africa, dove il cambiamento climatico minaccia di cancellare anni di sviluppo (...) destabilizzando stati e rovesciando governi. Ban ha lanciato un appello ai Paesi industrializzati, invitandoli a fare il primo passo, perche' se lo farete - ha continuato il segretario generale - altri adotteranno misure audaci. Per il capo del Palazzo di Vetro, il nuovo trattato deve includere obiettivi per la riduzione di emissioni entro il 2020 e supporto finanziario e tecnologico ai Paesi in via di sviluppo, cioe' quelli che hanno contribuito di meno a questa crisi ma hanno sofferto di piu', e per primi. HATOYAMA: GIAPPONE APPOGGIA NEW DEAL VERDE OBAMA - Il primo ministro del Giappone Yukio Hatoyama, intervenendo oggi al vertice sul clima all'Onu, ha invitato la comunita' internazionale a varare un Green New Deal, come quello iniziato dal presidente Obama. Hatoyama ha ricordato le misure che saranno adottate dal Giappone e che erano gia' presenti nel manifesto elettorale del suo partito, il quale promette la riduzione del 25% delle emissioni di gas serra entro il 2020. Il primo ministro ha pero' aggiunto che il Giappone da solo non puo' fermare il cambiamento climatico e per questo motivo i Paesi sviluppati devono guidare la riduzione delle emissioni. (ANSA) di Ansa