Vai al contenuto

Valle Camonica: avanti con la riduzione dei tralicci

Da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

mercoledì 13 agosto 2008

Traliccio
Centrale idroelettrica di San Fiorano a Sellero

Proseguono i sopralluoghi in Val Camonica per studiare nuove varianti al tracciato degli 80 km di cavi da interrare per completare il sistema in cui è inserito l’elettrodotto San Fiorano - Robbia.

Il progetto di interramento e dismissione delle linee elettriche, sottoscritto nel giugno 2003, prevede da parte di Terna la demolizione di 90 Km di cavi con relativi tralicci e piloni e l’interramento per altri 80 Km come opera associata per la realizzazione dell’elettrodotto S.Fiorano – Robbia, entrato in funzione nel gennaio 2005.

«Sono passi importanti per liberare dai tralicci la Valle Camonica» afferma l’assessore al territorio della provincia di Brescia Francesco Mazzoli. «Un intervento di queste dimensioni è soggetto a innumerevoli verifiche anche perché non si vuole correre il rischio che una decisione presa per recuperare il patrimonio ambientale e naturalistico, della Valle possa in qualche modo ritorcersi contro chi ha favorito questa iniziativa: i Comuni, la Comunità montana, il Parco dell’Adamello e la Provincia».

È stato effettuato in questi giorni un ulteriore sopralluogo dei tecnici per verificare possibili varianti al tracciato previsto nel progetto di interramento, a seguito della scoperta di alcuni siti con incisioni rupestri ritenuti «di notevole interesse» da parte della Soprintendenza ai Beni archeologici.

« La Valle Camonica ha convissuto da sempre con la produzione ed il trasporto di energia elettrica. Le centrali hanno significato posti di lavoro e serenità economica per molte famiglie. A quel tempo l’impatto ambientale poteva essere considerato un prezzo equo per i vantaggi economici di cui si beneficiava». Secondo Mazzoli è arrivato il momento di «un giusto risarcimento ad un territorio che non ha mai rifiutato le proprie responsabilità» e che cerca di superare, le difficoltà conseguenti alla crisi di settori trainanti come quello siderurgico e tessile».

Fonti

[modifica]