Vittime sul lavoro: Thyssen paga e Umbriaolii chiede i danni

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venerdì 3 luglio 2008

I familiari dei 4 operai morti nello stabilimento della Umbriaolii di Campello sul Clitunno, il 25 novembre di due anni fa, qualche giorno fa hanno ricevuto una richiesta di risarcimento danni per una somma complessiva di 35 milioni di euro.

A chiederla è stato direttamente Giorgio del Papa, amministratore delegato della società. Lui stesso è finito, per quanto accaduto nel suo impianto, sotto inchiesta per disastro colposo con l'aggravante della colpa con previsione dell'evento, violazione norme della sicurezza e omicidio colposo plurimo.

Nondimeno, sono stati fatti tutti i conti dei danni e richiesti tramite un atto di citazione depositato alla procura di Spoleto. Una ingiunzione che accusa le vittime di avere causato colposamente il disastro con l'uso della saldatrice, (gli operai lavoravano per una ditta che da nove anni curava la manutenzione dell'impianto) e che avrebbero dovuto sapere che usarla non era «prudente» dato che nei silos, oltre all'olio, potevano esserci gas pericolosi (come l'esano) e la fretta di montare la passerella usando la fiamma ossidrica avrebbe dunque causato il disastro.

Del Papa, tramite l'avvocato G. La Spina ha inoltrato la citazione in giudizio chiedendo 1,6 milioni per la perdita dell'olio, altrettanti per i dodici silos in acciaio, circa un milione per il capannone, 19 milioni per «forte limitazione produttiva» ergo danni indiretti, 2 milioni per i «danni arrecati all'immagine dell'azienda» fino ad arrivare alla somma di circa 36 milioni a carico dei parenti delle vittime e del superstite della squadra di lavoro.

Quindi, i danni alla struttura, ma anche tutto l'olio reso inutilizzabile dall'incendio sono stati chiesti ai parenti delle vittime e all'operaio albanese superstite. Le madri, i figli e le mogli di Tullio Mocchini, Giuseppe Coletti, Wladimir Toder e Maurizio Manili (titolare della ditta esterna) hanno respinto con sdegno la richiesta.

L'esplosione della Umbria Olii fu uno dei maggiori e più drammatici incidenti sul lavoro della storia recente dell'Umbria. La tranquillità del posto fu squassata da un fortissimo boato, poi fiamme alte, una colonna di fumo nerissimo e denso che si alzò sul cielo e si mantenne bassa fin oltre l'orizzonte. Delle strutture in acciaio degli impianti distrutti restavano solo rottami fumanti e accartocciati. Dei corpi delle vittime, ritrovati dopo giorni di ricerche, ben poco. L'olio si riversò nel fiume Clitunno, uscendo dai serbatoi squarciati, e causò un gravissimo inquinamento del corso d'acqua.

Il prossimo 11 luglio si terrà l'udienza del processo contro i vertici della Umbriaolii. Il Comune di Spoleto e la Regione Umbria si sono costituiti parte civile.

Proprio lo stesso giorno che questa notizia, partita un po' in sordina, è diventata nota al grande pubblico (il primo luglio era anche trattata su Tg3 Primo piano, assieme alla tragedia di Torino), i parenti dei 7 morti della Thyssen Krupp, vittime anche loro di un incendio, hanno firmato per un risarcimento in sede civile di circa 13 milioni di euro.

In cambio i parenti di Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi hanno accettato di non costituirsi parte civile contro i vertici dell'azienda, la cui udienza preliminare è fissata per oggi.

Molti hanno firmato pieni di dubbi, alcuni con le lacrime agli occhi, ma alla fine l'offerta di risarcimento, molto abbondante e rapida, ha convinto a firmare, pur dopo avere avuto garanzie che la parte penale del processo non cambierà corso. La Fiom si dice rammaricata della scelta e rispettosa della volontà delle famiglie.

Hanno raccolto altre firme per costituirsi parte civile da parte dei colleghi, mentre anche la Regione Piemonte e il comune di Torino si sono costituiti parte civile per il processo, la cui inchiesta è stata condotta, tra gli altri, dal pm Raffaele Guariniello. Articolo21 chiede che il processo ai 5 imputati sia trasmesso in diretta sulla Rai.

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