Afghanistan: Obama apre al dialogo con i talebani moderati

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domenica 8 marzo 2009

L'Afghanistan

Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, intervistato dal New York Times, ha parlato per la prima volta in maniera esplicita del cambiamento di strategia in Afghanistan e della necessità di aprire fronti di dialogo con i talebani più moderati.

Facendo un parallelo con la strategia che ha consentito di avviare la smobilitazione in Iraq, Obama ha infatti affermato che: «se parlate al Generale Petraeus, penso affermerà che parte del successo In Iraq è consistito nel raggiungere persone che noi considereremmo fondamentalisti islamici, ma che erano disposte a lavorare con noi perché completamente in disaccordo con le tattiche di Al-Qaida in Iraq»[1], ricordando comunque che la situazione in Afghanistan è molto più complessa: «è una regione poco governata, con una storia di fiera indipendenza tribale. Queste tribù sono tante e talvolta operano con obiettivi sovrapposti, quindi capire la situazione sarà una impresa ardua»[2].

Obama non è comunque sceso in ulteriori dettagli, salvo auspicare una maggiore collaborazione con il Pakistan nella lotta ai talebani, poiché la definizione della strategia statunitense per l'Afghanistan ed il Pakistan è tutt'ora in via di definizione.

La replica di Karzai[modifica]

Il presidente afghano Hamid Karzai, durante una cerimonia per la festa della donna a Kabul, ha accolto positivamente le parole di Obama affermando che è la strada che intende percorrere il governo afghano. Questa estate, oltre ad alcune aperture al dialogo da parte del governo afghano, erano circolate indiscrezioni circa incontri tra talebani ed esponenti del governo afghano in Arabia Saudita.

La dottrina Petraeus in Iraq[modifica]

La cosiddetta dottrina Petraeus per l'Iraq, che si intenderebbe applicare anche in Afghanistan, è consistita in un'apertura di canali di dialogo con la popolazione e le autorità locali, per ottenere la collaborazione dei sunniti moderati e togliere ad Al Qaida l'appoggio della popolazione e dei poteri locali. Questa strategia è stata combinata con un aumento sensibile delle truppe (del 40%, noto come "surge") al fine di garantire la massima copertura del territorio e di poter contestualmente condurre vaste operazioni militari intensive contro la resistenza[3], nonché con un aumento delle attività di ricostruzione volte soprattutto a ricreare una realtà politica in grado di governare il paese e gestire autonomamente il conflitto.

La situazione afghana è comunque molto differente, sia sotto il profilo geografico e urbano, sia sotto quello sociale e pertanto una strategia specifica è da tempo sotto esame da parte del Pentagono..

Parte della nuova dottrina sembra però già avviata, con l'aumento delle truppe statunitensi previsto per primavera (17 mila soldati in arrivo, a fronte degli attuali 24.900) che dovrebbe, per l'estate, raggiungere i 30 mila soldati in più.

La situazione politica in Afghanistan[modifica]

Un soldato afghano e soldati statunitensi durante un conflitto a fuoco con i talebani nel distretto di Sangin, provincia di Helmand.

Mentre il governo afghano soffre, per ammissione dello stesso Karzai, di debolezza e corruzione, il parlamento afghano è sempre più ostile alla presenza di truppe occidentali nel paese. Le sempre più numerose vittime civili causano il malcontento di una popolazione che in determinate aree è costantemente in stato di guerra dal 2001.

Le future elezioni politiche, confermate definitivamente per il 20 agosto, vedono in ballo numerosi candidati, tra cui l'uscente Karzai, malvisto anche da Washington, l'attuale ministro dell'interno, favorevole al ritiro delle truppe straniere, e vari candidati favorevoli a Washington (6, di cui 3 sono anche cittadini statunitensi).

La situazione in Pakistan[modifica]

Il Pakistan verrà coinvolto nella strategia statunitense per l'Afghanistan, in quanto i talebani impiegano le regioni del Pakistan come retrovia e base d'appoggio. Il governo pakistano, più volte sollecitato dalla amministrazione Bush, è stato impegnato in violenti scontri tra esercito e talebani nella valle dello Swat e nel Waziristan, area in cui sovente aerei teleguidati statunitensi hanno effettuato attacchi mirati[4].

Recentemente i talebani in Pakistan hanno strappato un clamoroso successo, quando il governo ha accettato l'imposizione della shari'a in un'ampia area del Pakistan.

Note[modifica]

  1. «If you talk to General Petraeus, I think he would argue that part of the success in Iraq involved reaching out to people that we would consider to be Islamic fundamentalists, but who were willing to work with us because they had been completely alienated by the tactics of Al Qaeda in Iraq» dall'articolo del New York Times
  2. dall'articolo del New York Times
  3. per approfondire vedere la voce Iraq War troop surge of 2007 su en.wikipedia; vedi anche Federico Bernacca, «La dottrina Petraeus», Rivista Militare, n.4 luglio-agosto 08
  4. vedi ad esempio l'articolo di Wikinotizie «Colpi ad elicotteri USA tra Afghanistan e Pakistan» del 15 settembre 2008

Fonti[modifica]

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