Amnesty: Siria, crimini di guerra a Daraya e Aleppo

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mercoledì 18 maggio 2016


Siria

Amnesty International denuncia la drammatica situazione di due enclavi sotto assedio, Daraya, che è un sobborgo di Damasco, tra le prime città ad essersi ribellata al regime di Assad e sotto assedio dal 2012,[1] e Sheikh Maqsood, un quartiere di Aleppo a maggioranza curda.[1]

Amnesty ha mostrato le immagini e i video che documentano l'uso massiccio di armi rudimentali e quindi imprecise da parte dell'esercito governativo siriano contro i ribelli della città di Daraya.[2][3] Sono i famigerati barili bombi, realizzati con barili di petrolio, taniche di benzina o bombole del gas riempiti con materiale esplosivo, carburante e frammenti metallici e sganciati da elicotteri o aerei. Nel corso di oltre tre anni di assedio da parte delle forze governative siriane, su Daraya sono stati sganciati migliaia di barili bomba: circa 6800, secondo i dati raccolti dal Consiglio locale della città, dal gennaio 2014 al 26 febbraio 2016.[2][3]

Nei giorni scorsi per la prima volta l'ONU aveva ottenuto il via libera per portare aiuti umanitari nella città,[4] ma una volta giunto il convoglio umanitario nei pressi della città, il 12 maggio questo è stato respinto.[1] La maggior parte degli abitanti di Daraya è fuggita anni fa e vi rimane ora solo una piccola parte della popolazione originaria, da 4000 a 8000 persone.[3]

Il quartiere curdo di Aleppo, Sheikh Maqsood, controllato dalle milizie curde dell'YPG, invece riceve attacchi dai gruppi armati islamisti da alcuni mesi. Amnesty ha documentato e denunciato attacchi indiscriminati, ossia crimini di guerra, contro abitazioni civili, strade, mercati e moschee, e in alcuni casi potrebbero essere state usate armi chimiche.[1] Gli islamisti circondano il quartiere a nord, est ed ovest, mentre a sud c'è l'esercito governativo siriano.

A Sheikh Maqsoud rimangono in trappola circa 30.000 civili. L’uscita da nord, est e ovest è impedita dai combattimenti mentre a sud le forze governative la consentono solo a chi ha bisogno di cure mediche, impedendo l’ingresso di medicinali e consentendo solo quello di pane e verdure.[5]

Fonti[modifica]

Note[modifica]

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 Amnesty, 13 maggio, fonte cit.
  2. 2,0 2,1 Amnesty, 19 aprile, fonte cit.
  3. 3,0 3,1 3,2 vita.it, fonte cit.
  4. askanews, fonte cit.
  5. Riccardo Noury, fonte cit.