Cesare Geronzi si è dimesso dalla presidenza delle Generali

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giovedì 7 aprile 2011

Ieri Cesare Geronzi si è dimesso dalla carica di presidente delle Assicurazioni Generali, a meno di un anno dalla sua elezione. Le dimissioni arrivano dopo che in mattinata era stata avanzata l'ipotesi di una mozione di sfiducia da parte di 10 consiglieri di amministrazione, tra cui quelli di Mediobanca, principale azionista della compagnia triestina.

Dopo le dimissioni di Leonardo Del Vecchio (Luxottica) il 22 febbraio e di Ana Botin (Santander) il 4 aprile, i consiglieri sono rimasti in 17, proprio due giorni prima della riunione straordinaria del consiglio di amministrazione, convocata su richiesta di 8 dei suoi membri: Cesare Calari, Carlo Carraro e Paola Sapienza (Assogestioni), Diego Della Valle (Tod's), Angelo Miglietta (Fondazione CRT), Lorenzo Pellicioli (De Agostini), Reinfried Pohl (DVAG), Petr Kellner (PPF). A loro si sono poi aggiunti Alberto Nagel e Francesco Saverio Vinci (Mediobanca) nel supportare la mozione di sfiducia. Contrari invece Vincent Bolloré (Bolloré), Francesco Gaetano Caltagirone (Caltagirone), Alessandro Pedersoli (Pedersoli e associati) e Paolo Scaroni (ENI). Il presidente ad interim è ora Caltagirone.

Il mercato ha accolto positivamente la notizia ed il titolo ha guadagnato il 5,37% portandosi a 16,30 euro, con un volume di scambi di quasi 9 milioni di pezzi, dopo esser stato sospeso per eccesso di rialzo, per poi terminare la seduta a 15,93 euro (+2,97%), con un volume di oltre 22 milioni, cioè quasi due volte e mezzo la media dei volumi degli ultimi 3 mesi.

I contrasti all'interno del management si erano resi manifesti a febbraio, quando Della Valle aveva chiesto la cessione della partecipazione in RCS, gruppo in cui Geronzi è presente sia nel patto di sindacato che nel consiglio di amministrazione del Corriere della Sera. A fine mese il cda di Generali aveva deciso di assegnare le deleghe in materia all'amministratore delegato Giovanni Perissinotto, stabilendo che nessuna partecipazione poteva considerarsi strategica. Nel frattempo Geronzi aveva rilasciato un'intervista al Financial Times in cui ipotizzava investimenti della società nel Ponte sullo Stretto di Messina, in banche italiane e l'espansione in Sud America, indicazioni del tutto differenti da quelle fornite da Perissinotto all'investor day di novembre. Proprio a seguito di quell'intervista erano arrivate le dimissioni di Del Vecchio così motivate: «sono convinto che il mio contributo non possa incidere sugli indirizzi strategici di questa compagnia». A marzo invece era stato Bolloré ad astenersi al voto sul bilancio 2010, criticando la joint venture con la PPF voluta da Perissinotto e lasciandosi andare ad indiscrezioni che non sarebbero dovute trapelare.

È la più grande sconfitta subita dal banchiere romano in tanti anni di carriera, che è stata sorretta da amicizie politiche importanti come Giulio Andreotti negli anni '80, Antonio Fazio negli anni '90, resistendo allo scandalo che portò quest'ultimo alle dimissioni, e Silvio Berlusconi fino ai giorni nostri. Durante quegli anni, come direttore generale della Cassa di Risparmio di Roma, acquista dall'IRI il Banco di Santo Spirito che si trovava in difficoltà economiche, cambia denominazione in Banca di Roma diventandone presidente e successivamente finanzia la TAV e favorisce l'ingresso dei soci libici nel capitale della banca. Nel 2002 con la fusione con Bipop Carire il gruppo assume il nome di Capitalia, ma nel 2006 Geronzi viene interdetto temporaneamente dagli incarichi direttivi nell'ambito delle indagini sul crac Parmalat. Sospeso nuovamente dalle sue cariche per il crac Italacase-Bagaglino ritorna in scena nel 2007 ed entra in contrasto con l'allora amministratore delegato Matteo Arpe chiedendone le dimissioni. Alla notizia il mercato reagisce negativamente e i dipendenti della banca manifestano in favore di Arpe, al quale il patto di sindacato conferma poi la fiducia. Rimangono quindi entrambi in carica fino alla fusione con Unicredito Italiano, che porta Arpe alle dimissioni e Geronzi alla presidenza del consiglio di sorveglianza di Mediobanca, nella quale ripristina il sistema di governance tradizionale al posto di quello duale. Infine la nomina alla presidenza delle Generali il 24 aprile 2010, spodestando Antoine Bernheim dopo anni di presidenza, nella quale ha favorito la concessione di un'opzione di vendita a prezzo maggiorato della partecipazione in CityLife detenuta da Fondiaria Sai, opzione che verrà esercitata dall'azienda come comunicato a marzo.

Secondo Luca Trogni dell'agenzia Reuters, con la decisione di oggi è venuta meno «la forza delle relazioni messa davanti al primato della redditività» in quanto «la ripetuta volontà di Geronzi di pesare al di là delle sue effettive deleghe non ha trovato, come in passato, molti alleati».

Fonti[modifica]

Wikipedia
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