Intervista ad Antonio Saltini, collaboratore e biografo di don Zeno

Da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

mercoledì 28 maggio 2008

Wikinews ha intervistato Antonio Saltini, autore del testo Don Zeno, il sovversivo di Dio che è stato alla base della puntata di La storia siamo noi del 28 maggio 2008 in occasione della fiction televisiva su don Zeno.

Domanda: Don Zeno in televisione, alla sera con Scarpati, alla mattina con Minoli. Sta riconquistando lo spazio nella coscienza nazionale che hai sempre sostenuto gli spettasse di diritto. Le tue impressione dello sceneggiato.

Risposta Credo che finalmente l’Italia si stia ricordando di un grande protagonista di un’età chiave della propria storia, gli anni roventi del “miracolo nazionale”, anni di giganti e di scontri epici. Il filmato ha rievocato con grande capacità drammatica, abbiamo visto finora la prima parte, uno dei volti chiave dell’avventura di don Zeno, il rapporto con i piccoli derelitti che sono stati raffigurati nella loro tragica, ma anche gioiosa umanità. L’autore della sceneggiatura non ha ripercorso l’avventura, che si compie negli stessi anni, della creazione di un grande movimento popolare, con migliaia e migliaia di simpatizzanti o aderenti, che riuscì a svilupparsi nonostante il Fascismo. I rapporti con il Regime furono immensamente più articolati: con grande abilità don Zeno coinvolse le folle nella propria predicazione senza urti frontali col Regime, fino al 1943, quando, dopo l’8 settembre, volle lo scontro, e si scontrò, come ha messo in luce con esattezza, mi pare, il lavoro di Minoli. Ma prima era riuscito nel prodigio del movimento popolare nonostante il Regime.

Domanda: Rispondendo a Minoli ha sottolineato che don Zeno fu l’alfiere di una strategia cattolica alternativa a quella adottata dalla Chiesa con il collateralismo con la Democrazia Cristiana.

Risposta Credo che don Zeno abbia diritto ad un posto nella storia d'Italia per avere proposto, sulle piazze, un’alternativa alla politica del Vaticano, la politica della creazione di un partito cattolico. Mi pare che lo si debba riconoscere nonostante l’ammirazione per De Gasperi e più di uno degli uomini che lo circondavano. La “proposta” di don Zeno era un radicale comunismo evangelico, che non aveva nulla a che fare con il comunismo marxista, ma che non era, per questo, meno radicale, direi meno rivoluzionario. Altri preti hanno scritto pagine meravigliose sul terreno della carità: pensiamo a don Gnocchi. Sono stati grandi, ma non hanno un posto nella storia politica d’Italia, il posto che spetta a don Zeno.

Domanda Dopo la prima parte dello sceneggiato, dopo l’analisi di Minoli l’impressione dello spettatore è che tutto sia finito, una grande avventura chiusa dalla morte del protagonista. Esiste una piccola comunità che lo venera come padre, ma che pare non avere nessuna idea di fare la rivoluzione, di scontrarsi con i poteri ecclesiastici o civili, che non sono diversi dal 1948. Credi che esista un’attualità di don Zeno?

Risposta: Quando scrissi la sua biografia alla tua domanda non avrei saputo rispondere: avevo anch’io l’impressione che tutto si fosse consumato nel grandioso scontro del 1954. Oggi, dopo vent’anni che studio i rapporti tra la popolazione e le risorse del Pianeta, trovo la denuncia di don Zeno dell’inumanità della ricchezza di drammatica attualità. Don Zeno ripeteva ai ricchi la condanna evangelica: “andate, maledetti, nel fuoco eterno”, perché sapeva, da quando aveva visto morire un bambino di fame, che quello che consumano i ricchi è sottratto ai poveri, che ne hanno bisogno per sopravvivere. Chi, sul Pianeta acquista al supermercato l’equivalente di quattromila calorie per ogni membro della famiglia, e ne getta nella spazzatura l’equivalente di mille, chi consuma, in inverno, centinaia di quintali di combustibile, usa beni di consumo la cui costruzione impone l’impiego di tonnellate di materie prime, sottrae cibo, energia e materie prime a centinaia di africani, asiatici e messicani, che per sua colpa vivono nella fame e nell’inedia. Il cibo sta diventando più caro: non ce n’è abbastanza perché qualcuno possa sprecarlo. Ho letto ieri l’elenco, nel bollettino della Fao, delle città in cui si sono verificate, quest’anno, in Africa, Asia, America Latina, sommosse perché con i nuovi prezzi la gente non può più comprare il pane. Le polizie del mondo stanno sparando agli affamati. Credo don Zeno ne avrebbe fatto il tema dell’arringa più appassionata sull’ingiustizia della ricchezza, in piazza o in chiesa. Questo nessuno delle due trasmissioni lo ha ricordato.

Notizia originale
Questo articolo contiene notizie di prima mano comunicate da parte di uno o più contribuenti della comunità di Wikinotizie.

Vedi la pagina di discussione per maggiori informazioni.