Manifestazione a Roma contro la violenza sulle donne

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Roma, domenica 25 novembre 2018

Partecipazione[modifica]

Secondo gli organizzatori, circa 150 mila persone hanno partecipato a Roma per la terza marcia organizzata dall'associazione Non Una Di Meno per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne e contro il decreto Pillon. Dall'appuntamento delle ore 14 in Piazza della Repubblica, il corteo si è diretto verso Piazza dei Cinquecento (Stazione Termini), poi Via Cavour, Piazza dell’Esquilino, Piazza di Santa Maria Maggiore, Via Merulana, Largo Brancaccio, Via dello Statuto, Piazza Vittorio Emanuele II, Via Emanuele Filiberto, fino alla destinazione finale in Piazza di Porta San Giovanni. Tra i partecipanti, l'ex presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini.

Storia della ricorrenza[modifica]

Il 25 novembre di ogni anno ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ricorrenza istituita attraverso la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. La data fu istituzionalizzata in seguito alla scelta di un gruppo di donne attiviste che si erano riunite nel 1981 a Bogotà nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi per ricordare il brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, e il loro impegno nel contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo.

Dati ISTAT sulla violenza contro le donne in Italia[modifica]

Nel periodo giugno – luglio 2018, l'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), insieme alle associazioni ed in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità (DPO) presso la Presidenza del Consiglio, le Regioni e il Consiglio Nazionale della Ricerca (CNR – IRRPS), ISTAT ha condotto per la prima volta una ricerca sui centri antiviolenza ed i centri antirifugio e sta progettando indagini sui servizi offerti e l'utenza accolta.

Gli ultimi dati raccolti sottolineano che nel 2017, 49.152 donne hanno chiesto aiuto ai centri anti-violenza. Di queste il 63,7% hanno figli (minorenni in più del 70% dei casi) e il 27% sono cittadine straniere. Per oltre 29 mila di loro è iniziato un percorso di uscita dalla violenza.

Circa 4.400 figure professionali (soprattutto avvocate, psicologhe e operatrici di accoglienza) hanno lavorato presso i centri antiviolenza nel 2017, 56,1% di queste impegnate esclusivamente in forma volontaria.

Ai centri antiviolenza oggetto dell’indagine Istat si aggiunge l’offerta di 89 centri censiti dal Consiglio Nazionale della Ricerca (CNR – IRRPS). Sono centri che non rispettano i criteri dell’Intesa ma sono presenti nell’archivio del servizio di pubblica utilità 1522.

Presso questi servizi/centri, 1.024 operatrici e operatori (per il 68% volontarie/i) sono impegnati nel offrire supporto a 3.755 donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza: 958 le straniere (il 25,5% del totale) e 2.224 le madri con figli minori (pari al 59%).

Panchine rosse nelle sedi RAI[modifica]

In occasione della giornata del 25 novembre, nelle sedi aziendali Rai di Viale Mazzini, via Teulada, via Asiago, negli Studi Fabrizio Frizzi (ex Dear) e a Saxa Rubra sono state posizionate cinque panchine rosse - fornite dalla Commissione Pari Opportunità della Rai e dal Cpo Usigrai di Roma e dipinte dal Maestro Gennaro Scarpellino, dalle decoratrici Michela Cirino e Laura Segatori e da due classi di scuole romane - per esprimere solidarietà e vicinanza alle vittime. Per sensibilizzare sul tema della violenza sulle donne, altre panchine rosse erano state già installate nelle sedi Rai di di Via Verdi e Via Cavalli a Torino o collocate negli parchi pubblici, nelle università e nei posti di lavoro sul territorio nazionale.

È proseguita fino a domenica 25 novembre anche la campagna di raccolta fondi Ali di autonomia, promossa da D.i. Re (Donne in rete contro la violenza) con il sostegno delle reti Rai (Rai1, Rai2 e Rai3) che hanno invitato i telespettatori ad aderire alla campagna. L’iniziativa ha come finalità il finanziamento del progetto “Germogli di autonomia” che permette alle donne e ai loro figli che si trovano in particolari difficoltà economiche, di raggiungere la piena autonomia sul lungo periodo nel loro percorso di uscita dalla violenza.

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Fonti[modifica]