Riforma della giustizia: via libera definitivo dalla Camera

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sabato 28 luglio 2007

Clemente Mastella, estensore della riforma dell'ordinamento giudiziario approvata dal Parlamento

Nella notte, al termine di una lunghissima seduta, la Camera dei Deputati ha dato il via libera definitivo alla riforma dell'ordinamento giudiziario, che abroga la riforma Castelli.

281 sono stati i deputati favorevoli, 25 i contrari. Ha votato compatta tutta la maggioranza, salvo la Rosa nel Pugno che si è astenuta e Ramon Mantovani, di Rifondazione Comunista, che ha votato contro.

Nell'opposizione, solo l'UDC ha partecipato al voto, esprimendo contrarietà, mentre Lega Nord, Alleanza Nazionale e Forza Italia hanno lasciato l'aula.

A conti fatti, insieme alle astensioni della Rosa nel Pugno e ai voti contrari sparsi nella maggioranza, una opposizione compatta avrebbe potuto non far approvare il testo in esame.

L'intera seduta, iniziata in mattinata e ripresa alle 23.30 per le battute finali, ha visto oltre 200 votazioni in un solo giorno, e si è conclusa poco dopo le 2 della notte, con la votazione finale.

Nelle numerose votazioni, è stato determinante il voto del premier e di una nutrita schiera di ministri presenti in aula come sostegno, poiché la Rosa nel Pugno ha votato per otto volte insieme alla Cdl, rischiando così di compromettere l'esito della votazione.

Le reazioni

Il presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, è stato presente in aula fino al voto finale ed ha evitato di rispondere alle numerose richieste di chiarimento avanzate dai banchi dell'opposizione. Uscendo da Montecitorio, dopo il voto, ha commentato che il governo procede di passo in passo, in risposta a chi, come chiesto dai giornalisti, dice che il governo stia per cadere.

Il leader della Cdl, Silvio Berlusconi, si è prima rammaricato per «un'altra delle nostre riforme che cancellano» ma ha aggiunto che «quando torneremo governo e maggioranza, ci occuperemo di nuovo della giustizia».

La "Riforma Mastella"

Questi, in sintesi, i contenuti della riforma della giustizia votata questa notte dalla Camera:

  • l'ingresso in Magistratura sarà subordinato al superamento di un pubblico concorso, bandito di norma con cadenza annuale; al concorso potranno partecipare - per non più di tre volte - laureati in legge che abbiano ottenuto la specializzazione in materie forensi oppure che abbiano già svolto l'attività di giudice di pace, avvocato o dirigente pubblico. I vincitori del concorso svolgeranno un tirocinio di diciotto mesi, sei dei quali presso la Scuola superiore della Magistratura;
  • abrogato l'obbligo (introdotto dalla "Riforma Castelli") di indicare sin dall'inizio della propria carriera la funzione prescelta, tra quella inquirente e quella giudicante, i magistrati che decideranno di passare da una funzione ad un'altra dovranno cambiare distretto. Questi cambiamenti di funzione non potranno essere più di quattro durante tutta la carriera;
  • i magistrati saranno oggetto di sette valutazioni di professionalità, una ogni quattro anni, fatte dai Consigli giudiziari e trasmesse al Consiglio Superiore della Magistratura. A seguito il primo giudizio negativo, il magistrato perde il diritto agli aumenti di stipendio; dopo la seconda, invece, è messo fuori servizio;
  • i magistrati possono essere ammessi a funzioni direttive per un periodo massimo di quattro anni, rinnovabili una sola volta;
  • è istituita la Scuola Superiore della Magistratura, con il compito di provvedere alla formazione permanente dei magistrati; questi dovranno frequentare almeno un corso ogni quattro anni. Il comitato direttivo della Scuola è formato da sette magistrati, tre docenti universitari e due avvocati, nominati dal Csm e dal Ministro della Giustizia;
  • in seno ai Consigli giudiziari viene meno la presenza di diritto del Presidente dell'Ordine regionale degli avvocati; i legali potranno essere eletti nei Consigli, assieme ai rappresentanti dei docenti universitari, ma senza poteri reali nella valutazione dei magistrati.

Fonti