Il Governo Renzi mette in vendita Poste Italiane ed ENAV: differenze tra le versioni

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Inoltre la redditività del gruppo Poste Italiane è superiore al costo medio del [[w:debito pubblico|debito pubblico]]: infatti l'utile netto corrisponde a circa il 10% della [[w:Capitalizzazione azionaria|capitalizzazione]] prevista, ben superiore al 4% di interesse medio che l'Italia ha pagato nel 2013 ai detentori di [[w:Titolo di Stato|titoli di Stato]]. Questo significa che se anche tutti gli introiti derivanti dalla vendita delle Poste andassero ad abbattere il debito pubblico, si avrebbero minor introiti per 400 milioni di euro a fronte di un risparmio sugli interessi di 160 milioni di euro, con un saldo negativo di ben 240 milioni all'anno.
Inoltre la redditività del gruppo Poste Italiane è superiore al costo medio del [[w:debito pubblico|debito pubblico]]: infatti l'utile netto corrisponde a circa il 10% della [[w:Capitalizzazione azionaria|capitalizzazione]] prevista, ben superiore al 4% di interesse medio che l'Italia ha pagato nel 2013 ai detentori di [[w:Titolo di Stato|titoli di Stato]]. Questo significa che se anche tutti gli introiti derivanti dalla vendita delle Poste andassero ad abbattere il debito pubblico, si avrebbero minor introiti per 400 milioni di euro a fronte di un risparmio sugli interessi di 160 milioni di euro, con un saldo negativo di ben 240 milioni all'anno.


La privatizzazione di Poste Italiane, così come delineata dal Governo, avrà lo stesso risultato delle privatizzazioni di [[w:Eni|Eni]] ed [[w:Enel|Enel]], cioè minori introiti per l'erario, sulle quali gli economisti Mariano Bella e Silvio di Sanzo, dell'Ufficio Studi [[w:Confcommercio|Confcommercio]], e Luciano Mauro, docente di economia politica all'[[w:Università degli Studi di Trieste|Università di Trieste]], non solo hanno espresso parere negativo, ma ne consigliavano il riacquisto da parte dello Stato, proprio perché più conveniente in rapporto al costo del debito pubblico rispetto alla loro redditività, pure inferiore a quella delle Poste.
Grazie alle sue attività in ambito assicurativo, il rendimento delle Poste è superiore a quello dei colossi energetici [[w:Eni|Eni]] ed [[w:Enel|Enel]], privatizzazioni sulle quali gli economisti Mariano Bella, direttore dell'Ufficio Studi [[w:Confcommercio|Confcommercio]], e Luciano Mauro, docente di economia politica all'[[w:Università degli Studi di Trieste|Università di Trieste]], non solo hanno espresso parere negativo, ma ne consigliano il riacquisto da parte dello Stato, proprio perché più conveniente in rapporto al costo del debito pubblico rispetto alla loro redditività.


Per [[w:ENAV|ENAV]] invece la situazione è diversa, in quanto l'utile netto nel 2013 è stato di 50 milioni di euro, ma come ricorda il Marco Ponti, professore di economia applicata al [[w:Politecnico di Milano|Politecnico di Milano]], operando in regime di [[w:monopolio|monopolio]] essendo è l'unico ente autorizzato all'assistenza sulle rotte aeree in Italia, di fatto garantisce ai suoi acquirenti un profitto certo, che anche in questo caso viene sottratto allo Stato.
Per [[w:ENAV|ENAV]] invece la situazione è diversa, in quanto l'utile netto nel 2013 è stato di 50 milioni di euro, ma come ricorda il Marco Ponti, professore di economia applicata al [[w:Politecnico di Milano|Politecnico di Milano]], operando in regime di [[w:monopolio|monopolio]] essendo è l'unico ente autorizzato all'assistenza sulle rotte aeree in Italia, di fatto garantisce ai suoi acquirenti un profitto certo, che anche in questo caso viene sottratto allo Stato.

Versione delle 23:14, 17 mag 2014

sabato 17 maggio 2014

Ieri il Governo Renzi ha varato la vendita del 40% di Poste Italiane, attraverso un'offerta pubblica di vendita sul mercato azionario, e del 49% di ENAV, per la quale potrebbe esserci una trattativa diretta con i possibili acquirenti. Dalla vendita il Governo prevede di ricavare circa 4-5 miliardi di euro, i quali potrebbero servire a ridurre il debito pubblico italiano, che a marzo si attesta a 2 120 miliardi di euro.

Poste Italiane è un'azienda sana, a totale controllo pubblico, che nel 2013 ha portato nelle casse dell'erario un utile netto di 1 miliardo di euro. Con questa operazione lo Stato dovrà rinunciare a 400 milioni di euro all'anno di profitti in cambio di circa 4 miliardi di euro derivanti dalla vendita, pari agli utili di 10 anni, dopo i quali l'operazione sarà in perdita.

Inoltre la redditività del gruppo Poste Italiane è superiore al costo medio del debito pubblico: infatti l'utile netto corrisponde a circa il 10% della capitalizzazione prevista, ben superiore al 4% di interesse medio che l'Italia ha pagato nel 2013 ai detentori di titoli di Stato. Questo significa che se anche tutti gli introiti derivanti dalla vendita delle Poste andassero ad abbattere il debito pubblico, si avrebbero minor introiti per 400 milioni di euro a fronte di un risparmio sugli interessi di 160 milioni di euro, con un saldo negativo di ben 240 milioni all'anno.

Grazie alle sue attività in ambito assicurativo, il rendimento delle Poste è superiore a quello dei colossi energetici Eni ed Enel, privatizzazioni sulle quali gli economisti Mariano Bella, direttore dell'Ufficio Studi Confcommercio, e Luciano Mauro, docente di economia politica all'Università di Trieste, non solo hanno espresso parere negativo, ma ne consigliano il riacquisto da parte dello Stato, proprio perché più conveniente in rapporto al costo del debito pubblico rispetto alla loro redditività.

Per ENAV invece la situazione è diversa, in quanto l'utile netto nel 2013 è stato di 50 milioni di euro, ma come ricorda il Marco Ponti, professore di economia applicata al Politecnico di Milano, operando in regime di monopolio essendo è l'unico ente autorizzato all'assistenza sulle rotte aeree in Italia, di fatto garantisce ai suoi acquirenti un profitto certo, che anche in questo caso viene sottratto allo Stato.

Fonti