Utente:Blackcat/Sandbox
Evan Wolfson chiede alla cameriera un decaffeinato freddo e «il solito». Wolfson, giudicato da Time una delle 100 persone più influenti del mondo, è un uomo che sa sempre quello che vuole e non deflette, non importa si tratti del menu del ristorante oppure di una delle sue battaglie civili. E tutti sanno che Evan sa sempre quello che vuole.
Fin dai tempi della facoltà di legge ad Harvard, quando scrisse una tesi sull’argomento, quel che Wolfson vuole è il diritto per gli omosessuali di contrarre matrimonio. La questione assurse alla ribalta nazionale nel 1993, quando la Corte suprema dello Stato delle Hawaii, nella causa Baehr vs. Lewin, stabilì che il rifiuto governativo di unire in matrimonio due persone dello stesso sesso dovesse essere motivato con valide ragioni: Wolfson fu uno dei consulenti nello storico processo del 1996, nel quale egli asserì che il Governo non aveva sufficienti motivi per escludere le coppie dello stesso sesso dall’istituto matrimoniale. Nel 1999 fu uno dei legali nella causa Baker vs. Stato del Vermont, il caso-pilota che aprì la strada alla regolamentazione delle unioni civili; fu consigliere del procuratore nella causa Goodridge vs. Ministero della Sanità, che poi avrebbe portato nel 2004 all’istituzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso in Massachusetts e dal 2003, anno in cui fondò l’associazione Freedom to Marry, è sempre stato presente in ogni caso giudiziario che riguardasse la materia.
Matt Foreman, direttore esecutivo del National Gay and Lesbian Task Force, parlando di Wolfson ha dichiarato: «per anni gli abbiamo detto “non siamo pronti, il Paese non è pronto. E comunque sei un pazzo.”».
Quando metto in evidenza la sua dedizione alla causa dei matrimoni gay, Evan Wolfson mi corregge: «Sono intervenuto in tutti quei casi in cui, più in generale, si trattava di eliminare ogni preclusione contro le persone gay; ma ho anche scritto di immigrazione e di giustizia sociale, ho lavorato su casi di discriminazione razziale riguardo alla composizione delle giurie, e di disparità di opportunità tra i sessi. Non guardate solo un aspetto, la mia attività va vista nell’insieme». In effetti Wolfson patrocinò il querelante nella causa Boy Scout d'America vs. Dale davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti: l’oggetto del contendere era l’opposizione all’espulsione dal corpo degli Scout di una guida gay. Da giovane sostituto procuratore del borough newyorkese di Brooklyn si adoperò nel 1984 per eliminare l’eccezione legale per la quale la violenza sessuale del marito nei confronti della moglie non poteva essere considerata stupro a norma di legge; più tardi, in una causa intentata contro lo Stato del Kentucky, riuscì a ottenere la fine della discriminante razziale nella composizione delle giurie nei vari processi.
In questa intervista si discute con Wolfson di alcune delle più recenti decisioni riguardanti il matrimonio gay e delle relative reazioni nel mondo omosessuale.
Sui matrimoni gay
[modifica]- D: Lei è uno dei leader, probabilmente il fondatore, dell’attuale movimento che chiede il matrimonio gay…
- R: «…Matrimonio. Non “matrimonio gay”. Non stiamo lottando per il matrimonio gay, o per il matrimonio tra persone dello stesso sesso, o altre cose simili. Lottiamo per la fine dei casi di esclusione dal matrimonio. Lottiamo per la libertà di sposarsi, di assumersi gli stessi obblighi, regole, responsabilità che i nostri fratelli eterosessuali già hanno. Non è solamente una questione di terminologia».
- D. Com’è cambiato il matrimonio ultimamente?
- R. Solo per limitarmi alla mia esperienza diretta, ho visto in vita mia quattro fondamentali battaglie civili per cambiare tale istituto. La prima fu quella per rimuovere ogni ingerenza governativa nella scelta della gente di chiudere un matrimonio fallito o violento: la scelta autonoma di una coppia di sposarsi o divorziare - al contrario dei matrimoni combinati o imposti - è una battaglia culturale che prese decenni se non secoli, ma oggi il matrimonio è più forte grazie alla libertà di sposarsi o meno, e anche i più accesi detrattori del divorzio sanno che non si potrebbe tornare indietro, perché esso è un istituto largamente accettato da tutti e chiunque sa bene che esso è un diritto inalienabile e non è soggetto a divieti e imposizioni.
- La seconda conquista è stata quella di eliminare ingerenze governative nelle scelte individuali, come ad esempio avere rapporti sessuali anche con una persona già sposata o usare o meno anticoncezionali. In genere chi si oppone ai diritti dei gay è anche qualcuno che non ha mai, nel profondo, accettato il principio dell’autodeterminazione di ogni persona, sebbene poi ipocritamente continua a fare al chiuso quel che apertamente critica.