Ahmadinejad parla alla Columbia University; il rettore: "Un crudele dittatore"

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lunedì 24 settembre 2007

Ahmadinejad parla alla Columbia University
Un'immagine della manifestazione davanti alla Columbia University

Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha tenuto un discorso alla Columbia University di New York, ed è tornato ad attaccare Israele: «Non riconosciamo Israele perché è basato sull'occupazione e sul razzismo. Esso attacca costantemente i suoi vicini» ha detto.

Nel corso della sua dissertazione, Ahmadinejad ha citato più volte il Corano, inserendo nel discorso elementi di religione e politica, evitando tuttavia di rispondere direttamente alle accuse del rettore della Columbia University, Lee Bollinger, che aveva fortemente voluto la presenza del capo di Stato asiatico all'università che dirige. Il rettore aveva accusato Ahmadinejad di essere «un gretto e crudele dittatore», di sopprimere quotidianamente i diritti umani e ha anche attaccato il presidente iraniano sul piano del negazionismo dell'Olocausto: «è uno dei fatti storici più documentati della storia - ha affermato il rettore - E negarlo, come fa lei, denota una sconvolgente ignoranza. Quando la finirà con questo oltraggio?»

Il cartello della ragazza recita: "Rifiutiamo di scegliere tra il fondamentalismo islamico e l'imperialismo americano"

Ahmadinejad si è limitato ad affermare che le accuse «sono false e sono un insulto alla platea». Nel corso del suo discorso, Ahmadinejad ha toccato molti punti. L'attacco al presidente statunitense George W. Bush era scontato, ma l'iraniano ha preso in considerazione anche l'operato dei suo predecessori, fino al presidente Herry Truman, che autorizzò l'uso delle bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Sul piano dei diritti umani, invece, rispondendo ad una domanda rivoltagli da uno studente sugli omosessuali e le persecuzioni che subirebbero in Iran (recente il caso della donna iraniana che ha ottenuto l'asilo politico in Gran Bretagna poiché riconosciuto omosessuale), il presidente ha risposto semplicemente che in Iran non ci sono omosessuali come in America.

In mattinata, il presidente aveva parlato con un gruppo di ebrei ortodossi che chiedono lo smantellamento pacifico di Israele, ma anche con i giornalisti, dimostrando ancora una volta il suo carisma mediatico. Il capo di Stato iraniano aveva ribadito che la politica di Teheran non ha mai avuto una linea politica offensiva, bensì difensiva, e che il governo non ha intenzione di attaccare Israele. Ha inoltre aggiunto che non crede che gli Stati Uniti attaccheranno mai l'Iran: si sarebbe trattato, secondo Ahmadinejad, di voci messe in circolazione per coprire la guerra in Iraq e come manovra elettorale.

Riguardo l'Olocausto, il presidente ha domandato: «se è davvero una realtà, non vengono permesse più ricerche?», quindi ha chiosato che l'Olocausto è avvenuto in Europa, e non è giusto che a pagarne le conseguenze siano i Palestinesi.

Sul tema della libertà di stampa, Ahmadinejad ha affermato che l'Iran è uno dei Paesi più liberi e illuminati del mondo e ha accusato i redattori delle classifiche sulla libertà di stampa come Reporter Senza Frontiere e Amnesty International di non essere mai stati in Iran. Come prova di ciò, il presidente ha affermato che gli studenti che lo scorso anno lo contestarono durante un discorso in una università iraniana non sono stati perseguitati e sono tuttora in libertà. Infine ha attaccato gli Stati Uniti di ricercare l'ordine mondiale «con lo spargimento di sangue».

Ad Ahmadinejad ha risposto il segretario di Stato americano Condoleeza Rice, che ha parlato a Wall Street, dove ha suonato la campanella che segna l'inizio delle contrattazioni di borsa: la Rice ha affermato che la politica statunitense nei confronti dell'Iran non può cambiare dopo 28 anni, durante i quali l politica iraniana non è mai mutata. Il segretario di Stato è tornato anche sulla questione del nucleare e chiesto la sospensione del programma di arricchimento dell'uranio.

Anche Israele attacca Ahmadinejad, per bocca del suo ministro degli affari esteri Tzipi Livni, presente a New York. «La visita del presidente iraniano – ha affermato Livni – è una vergogna per l’ONU. Il suo Paese dovrebbe essere escluso dal consesso delle Nazioni. E a maggior ragione il mondo non può tollerare un Iran nucleare».

Anche i cittadini newyorkesi si fanno sentire con vibranti proteste per la presenza in città di Ahmadinejad, il quale ha risposto affermando di essere «sorpreso che in un paese che dice di garantire la libertà di espressione, ci siano persone che vogliono prevenire altre dal parlare».

Ahmadinejad con Chavez a Teheran

Domani è prevista la sua presenza al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, sulla First Avenue, ma non ci sarà la visita a Ground Zero che egli stesso aveva chiesto di poter fare: il presidente aveva chiesto di recarvisi per porre domande concrete sul perché quella strage ha avuto luogo. Ma la stessa Rice aveva affermato che una sua eventuale presenza sul luogo dell'attentato dell'11 settembre 2001 sarebbe stata «una farsa».

Dopo la tappa negli Stati Uniti, Ahmadinejad si recherà in Bolivia e Venezuela, secondo quanto affermato dal presidente venezuelano Hugo Chavez, per la sua terza visita nel Paese sudamericano. Nel programma domenicale "Alò Presidente", Chavez ha affermato che Ahmadinejad firmerà un contratto per una fornitura di petrolio, stringendo l'alleanza fra i due Paesi: in una precedente visita di Chavez a Teheran, infatti, i due Paesi si erano accordati per la costruzione di un complesso petrolchimico nel sud dell'Iran.

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