Antonio Spadaro: intervista al gesuita 2.0
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domenica 29 giugno 2008
- Questo è l'ultimo appuntamento con le interviste di Wiki@Home prima della pausa estiva. Siamo molto soddisfatti dell'andamento di questa prima "stagione". Buone vacanze, a rileggerci a settembre!
- Lo staff Wiki@Home
Microbiografia
[modifica]Antonio Spadaro è un gesuita nonché redattore della rivista La Civiltà Cattolica dal 1998. Si occupa principalmente di letteratura, ma anche di musica, cinema e nuove tecnologie applicate in campo umanistico. È autore di numerose pubblicazioni su queste materie.
Nel 1998 fonda BombaCarta[1], un progetto culturale che coordina iniziative di scrittura creativa, produzione video e lettura anche su internet, raccogliendo adesioni in molte città d'Italia.
Il 16 luglio 2005 padre Spadaro ha dedicato un articolo a Wikipedia.[2]
L'articolo analizza il significato di Wikipedia nel contesto culturale italiano, ne analizza la storia, e ne mette in evidenza pregi e limiti.
Relativismo wikipediano
[modifica]Incontriamo Antonio Spadaro a Roma, nella sede de "La Civiltà Cattolica" a Porta Pinciana. La sede è grande e austera, ma non ci aspetteremmo niente di meno. Antonio Spadaro, nonostante i suoi numerosi impegni, ha dimostrato ampia disponibilità ad incontrarci. Questo ci fa sentire ottimisti, malgrado il nostro nervosismo dovuto al fatto che non siamo giornalisti di professione e questa è la nostra prima esperienza come intervistatori. Si rivela una persona gentile, molto misurata. Anche in questo caso possiamo dire che non ci aspetteremmo niente di meno.
Intervista
[modifica]- Antonio Spadaro: Salve e benvenuti a “La Civiltà Cattolica”.
W@H: Salve e grazie di averci ricevuti.
- A.S.: Conoscete la rivista “La Civiltà Cattolica”?
- A.S.: La caratteristica della rivista “La Civiltà Cattolica” consiste nel fatto che vive una sintonia particolare con la Segreteria di Stato (Vaticana M.d.R.). Questo significa che gli articoli esprimono un'opinione autorevole, che deriva da questo “passaggio in lettura”, che fa sì che essi abbiano poi una eco stampa quando trattano argomenti particolarmente scottanti o coinvolgenti l'opinione pubblica. Wikipedia è stato uno di questi argomenti.
W@H: Circa due anni fa Lei ha pubblicato su “La Civiltà Cattolica” un articolo su Wikipedia, vedendo in essa un'espressione del relativismo presente nella cultura di oggi. A due anni di distanza, qualcosa è cambiato? Qual è il suo parere attuale su wikipedia e sul rapporto della stessa con la Chiesa cattolica?
- A.S.: Chi ha scritto che io ho visto in Wikipedia semplicemente un'espressione del relativismo presente nella cultura di oggi, non ha letto bene l'articolo. Una di queste persone mi sembra sia stata, ad esempio, Beppe Grillo che nel suo blog ha scritto delle espressioni sull’articolo che a mio parere palesano il fatto che o non lo ha letto a fondo o comunque, non ne ha colto lo spirito. Lui è libero di dire quello che crede, si capisce, ma io non mi riconosco in quel che lui ha compreso dalle mie parole (o, forse, semplicemente da quel che ha dedotto da qualche breve lancio di agenzia sul mio articolo). Semplicemente io non ho detto quel che lui ha compreso.
- La mia non era una “condanna” di questa realtà, anzi l’articolo metteva proprio bene in luce alcuni aspetti estremamente importanti, come per esempio la condivisione dei saperi e il lavoro collettivo a un progetto comune, che sono dei valori estremamente importanti.
- D'altra parte è vero che evidenziavo anche alcuni aspetti problematici che gli stessi Wikipediani tutto sommato valutano e conoscono molto bene.
- In realtà, tornando alla domanda, a due anni di distanza non è cambiato molto e, come è bene che sia, non c'è un rapporto ufficiale con la Chiesa cattolica da parte di Wikipedia.
W@H: Incoraggerebbe un cattolico a scrivere su Wikipedia o no?
- A.S.: Questa è una domanda alla quale non saprei rispondere perché non ha senso. Il fatto di essere cattolici per ciò che riguarda la partecipazione a Wikipedia non ha una rilevanza intrinseca. Sarebbe come chiedere se un matematico può mangiare della cioccolata... Se il matematico ha problemi di stomaco è bene che non la mangi, però se non ha problemi di stomaco... perché no?
W@H: Alcuni giornali [3] hanno rimbalzato una notizia d'agenzia secondo la quale la polemica sull'intervento del Santo Padre ha avuto origine dalla lettura di Wikipedia della voce Papa Benedetto XVI. Quanto segue è quanto riporta wikipedia dell'intervento di Benedetto decimosesto.
« Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, riprese un'affermazione di Paul Feyerabend: «All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto»[21], aggiungendo però: «Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande. Qui ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica.»; mostrando quindi di criticare le idee di Feyerabend su Galileo, sul cui processo Giovanni Paolo II aveva chiesto ufficialmente scusa per l'errore della Chiesa. » |
Ci permettiamo di osservare (benché sia chiara la nostra dichiarata parzialità in merito :) ) che a noi di W@H pare ben contestualizzata. In ogni caso, indipendentemente dall'incidente diplomatico occorso, che cosa pensa dell'opinione che i giornalisti hanno di Wikipedia, e del web in generale, e di questo utilizzo quale capro espiatorio?
- A.S.: Se i firmatari dell’appello di solidarietà con i docenti della Sapienza di Roma che con la loro lettera hanno impedito a Benedetto XVI di parlare in Università avessero verificato quella citazione tratta da Wikipedia (lo si riconosce perché nella citazione wikipediana si parla di Parma, mentre quella conferenza venne tenuta a Roma, e dunque si tratta di un errore) avrebbero avuto un’altra opinione. La cosa che sorprende è che chi ha preso la citazione di Feyerabend e ne ha letto la continuazione si sarebbe reso conto che il senso della frase del Papa è esattamente il contrario di quello che i professori della Sapienza hanno preteso di attribuire al Papa.
- Insomma: bisogna verificare! Ogni operazione seria di ricerca deve contemplare la verifica di più fonti. È vero che Wikipedia viene utilizzata come fonte e anch'io cito Wikipedia a volte come fonte. Ritengo molto importante avere una fonte di informazione sui fatti che voglia essere neutra. Poi, però, personalmente io amo molto le posizioni di parte. Dopo aver conosciuto i fatti, i dati fondamentali di un evento, quando leggo i giornali, a me interessa molto capire quali sono le posizioni, che possono essere anche divergenti e molto distanti dalle mie, ma io amo le fonti di informazione parziali perché comunicano una visione interpretativa dei fatti.
- Wikipedia, secondo me, ha, può avere un ruolo importante se tutela l’aspetto della possibile oggettività sui dati, d'altra parte credo che un aspetto carente sia la ricerca della neutralità che a volte si ottiene con fatica, per esempio su argomenti controversi. Bisogna accettare una dialettica per realizzare un’operazione di questo tipo. Bisogna accettare una dialettica che segue rispetto alla dialettica con cui si esplora se quello che è scritto su Wikipedia sia vero o falso.
- Io insomma uso Wikipedia, ma non mi fido ciecamente di Wikipedia. D'altra parte è necessario contestualizzare un altro elemento della dialettica, cioè che porsi l'obiettivo di essere neutrale è un’utopia, perché non esiste la neutralità. Allora, per quanto ci si sforzi, perché mi rendo conto che lo sforzo è quello, questa oggettività nel riportare i dati non la si può considerare mai per scontata e mai assoluta.
W@H: Come sa è tutto il contrario di Wikipedia che ha tra i suoi cinque pilastri il punto di vista neutrale.
- A.S.: Sì, lo so. Per esempio mi è capitato di notare, quando si è scatenata questa polemica su Wikipedia che ha riempito i giornali per una settimana, che è apparsa una pagina che ha fatto il punto della situazione riportando tutti i vari contributi. Secondo me la neutralità è un'utopia - a cui bisogna tendere da un certo punto di vista - che non è mai realizzata e che non è sempre un valore in quanto tale.
W@H: Ad un profano un gesuita che si occupa di nuove tecnologie può sembrare strano; questa percepita stranezza ha una base razionale o non c'è contraddizione tra il far parte di una organizzazione vecchia di secoli e l'appartenenza al "mondo del web"? Insomma, possiamo affermare che l'interesse per il web sia l'aggiornamento al ventunesimo secolo della sua missione evangelica? Secondo lei cosa pensano i suoi confratelli di quest'ultima affermazione e, in generale, cosa vuol dire essere gesuita nel terzo millennio?
- A.S.: Domanda estremamente vasta: cerco di rispondere con calma.
- “Ad un profano un gesuita che si occupa di nuove tecnologie può sembrare strano”: in realtà no. In realtà questa stranezza, questa “impressione”, probabilmente non ha una base razionale ma una base di pregiudizio. Lo ripeto, la nostra rivista ha 158 anni di vita. Può sembrare che una realtà che ha delle radici molto lontane sia in sé stessa in contraddizione rispetto alla novità. Invece probabilmente sono proprio gruppi umani che hanno radici molto antiche che hanno le risorse in se stesse per comprendere meglio il nuovo. Qui apro una parentesi che mi sembra importante: il web non è qualcosa di nuovo. Il fenomeno Internet, soprattutto il web 2 è qualcosa di molto antico perché risponde a dei bisogni antichi che l'uomo ha sempre avuto e che adesso grazie alla tecnologia riesce a realizzare in maniera particolare. Quindi intendere il Web o Internet come un fenomeno della modernità sic et simpliciter è un errore a mio avviso.
- Chiuso questo aspetto, dico che la Compagnia di Gesù, per la sua tradizione, è sempre stata e si è sempre collocata su frontiere, e quindi è sempre stata estremamente attenta ai fenomeni in evoluzione. Se parliamo poi di mezzi di comunicazione, e ci riferiamo in genere alla Chiesa cattolica in quanto tale, ricordiamoci che la Radio praticamente nasce “dentro” la Chiesa – pensiamo a Marconi. Ma non solo: per esempio la Santa Sede si è dotata di un sito Internet molto rapidamente. La Chiesa si è dimostrata sempre molto sensibile e reattiva nei confronti dell'uso dei mezzi di comunicazione, che vanno dalla radio, al Web, ai giornali, alle varie forme di comunicazione, quindi in realtà è un pregiudizio il fatto che ci sia una ipotetica antitesi tra gesuiti, Chiesa e modernità.
- Per concludere: il fatto di far parte di un gruppo umano organizzato come la Compagnia di Gesù, che ha una spiritualità nata in un momento di grande transizione storica e maturata lungo secoli, in realtà fornisce proprio quegli strumenti che permettono meglio di interpretare il fenomeno, e in genere i fenomeni emergenti. Questa, almeno, è la mia esperienza.
- “Possiamo affermare che l'interesse per il web sia l'aggiornamento al ventunesimo secolo della sua missione evangelica?” Anche qui io non parlerei di aggiornamento, perché aggiornamento significherebbe porre il Web o Internet come una specie di fenomeno di moda - quindi l’essere up to date. Semplicemente la comunicazione umana prende varie forme, si trasforma, e il Web non è solo uno strumento ma implica il cambiamento di una mentalità, di un modo di procedere, di pensare. È chiaro che al momento in cui la missione evangelizzatrice della Chiesa avviene oggi in questo mondo automaticamente prende la forma della comunicazione così come avviene oggi. Quando la gente comunicava semplicemente tramite la voce, la comunicazione avveniva a voce; quando è stata inventata la radio la comunicazione ha cominciato a diffondersi tramite essa, e così via per la televisione, per Internet..., ma ripeto la cosa che ritengo importante è sottolineare come Internet non sia uno strumento, ma un ambiente. Tra gli altri papi Giovanni Paolo II ne ha parlato espressamente in un suo discorso...
- Il Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali lo ha ribadito anche in un due documenti: Internet non è uno strumento e basta, non è un martello, un cacciavite, ma è qualcosa che plasma il modo di pensare. Lo stesso Giovanni Paolo II ha invitato chiaramente, utilizzando una metafora, a gettare le reti in questo mare. Quindi chiaramente solo chi non conosce tutto ciò, chi giudica la Chiesa per pregiudizio, può pensare realmente che questo sia un atteggiamento o una volontà di essere solo esteriormente al passo con i tempi: no è una questione di mentalità.
W@H: Secondo lei cosa pensano i suoi confratelli di quest'ultima affermazione e, in generale, cosa vuol dire essere gesuita nel terzo millennio?
- A.S.: Sapete che ieri è stato eletto nostro nuovo generale? I giornali hanno parecchio parlato...
W@H: Padre Adolfo Nicolas è il nuovo superiore generale dei Gesuiti. Se volessi scrivere una voce, ha delle fonti da consigliarmi? Leggerà la voce e mi scriverà un parere tra un po’ di tempo?
- A.S.: In realtà è una persona che ha una lunga esperienza di governo... Fino a ieri era il superiore dei provinciali del sud-est asiatico e dell'Oceania, è nato in Spagna, è cresciuto anche nelle Filippine, ha studiato sia in Italia che in Giappone dove è stato ordinato prete. Direi che ha una lunga esperienza di conoscenza delle culture e, tra l'altro, è stato formatore. Parla molte lingue: oltre lo spagnolo e il giapponese - la sua lingua abituale - ovviamente l’italiano, l’inglese e il francese. Dicevo che ha una lunga esperienza di contatto con culture differenti tra di loro e nello stesso tempo anche di apertura di dialogo; è una persona molto solida, non è giovanissimo, ha 72 anni, ha attraversato molte stagioni e ha vissuto molto, però non è stata una persona sotto i riflettori quindi non ci sono molti materiali su di lui.
- Ricollegandoci alla domanda sull’essere gesuita nel terzo millennio, io direi che significa essere persone di grande fede, capaci cioè di un rapporto personale con il Signore, di grande preghiera, quindi di intensa vita spirituale, ma estremamente aperte a quelle che sono le sfide del mondo di oggi. Vuol dire secondo me una grande apertura a comprendere i rapidi cambiamenti della mentalità, le frontiere che si presentano sia per la fede, affrontando questioni che magari in precedenza non erano state poste con lucidità e che adesso emergono, sia per costruire un mondo migliore. Dunque direi che vuol dire essere persone colte non per il gusto della cultura ma capaci di assorbire le sfide e che hanno anche questo tipo di esperienza di vita che dovrà confrontarsi anche con persone molto diverse.
W@H: Pensa che la rete internet si stia evolvendo in modo più democratico o solo più caotico? Il proliferare di informazioni personali, con fenomeni come i blog, i wiki, Flickr, YouTube (il cosiddetto web 2.0), sono solo manie di protagonismo o esprimono un desiderio partecipativo insito nell'animo umano?
- A.S.: Sì, è una domanda estremamente interessante, che però sembra quasi creare delle dicotomie che in realtà si devono necessariamente comporre, cioè è l'uno è l'altro.
- Io penso che certamente la rete si stia evolvendo in modo più democratico, questo è evidente, e il Web 2.0 e il primo effetto di questa democrazia. Internet non è più solo il luogo in cui si reperiscono dei dati, ma è un luogo che si costruisce insieme attraverso l'accumulo e la partecipazione.
- Direi che questo permette l’insieme dei due elementi. Parlo per esperienza personale: scrivo sulla rivista “La Civiltà Cattolica” da 10 anni, che è una rivista che dicevo fondata nel 1850; però un'altra delle mie attività è quella di essere responsabile di un'associazione - ormai una federazione di associazioni - di scrittura creativa che si chiama Bomba Carta, che è stata fondata esattamente 10 anni fa, nel 1998, una delle primissime presenze sul Web di scuola di creative writing. Questa realtà si è evoluta parecchio direi in rete e grazie alla rete. Attualmente ha un blog www.bombacarta.com al cui interno si trova anche un video cast e un podcast; è quindi una rete complessa, che mette insieme persone che altrimenti non potrebbero incontrarsi perché vivono in gruppi, associazioni di 12 città italiane. Ultimamente c'è anche un gruppo in Romania di giovani professori di liceo. Questa realtà del Web 2.0, anche tramite BombaCarta, l'ho vista crescere dall'interno e nelle sue esigenze fondamentali, cioè le esigenze di condivisione e partecipazione mettendo a disposizione i materiali che ciascuno produce.
- Quindi certamente quest'evoluzione è positiva e democratica. Evidentemente nel momento in cui questa democrazia si sviluppa non può non essere caotica, e quindi evidentemente il caos cresce. Ma bisogna capire cosa si intende per caos, perché c'è un caos negativo e c'è un caos creativo che secondo me è estremamente significativo. Di fronte al caos il punto è, in questo momento, non tanto la capacità di reperire informazioni, perché la rete ne è piena, e quindi il problema che si poneva una volta di raggiungere l'informazione si pone relativamente. Il problema è semmai oggi la selezione dell’informazione. Il caos dunque non è problematico in quanto tale, semmai pone un problema all'utente che va formato, educato alla rete. Come dicevo prima per Wikipedia: se l'utente è formato a considerare Wikipedia come un testo “sacro”, sbaglia e va aiutato a capire che Wikipedia è fallibile e che quindi vanno usate più fonti.
- Occorre aiutare a capire la persona che anche se consulta l'Enciclopedia Britannica o la Treccani deve utilizzare gli stessi parametri, vale a dire il confronto: cioè attingere l'informazione significa anche confrontare l'informazione con altri dati.
- Qual è la differenza che ci può essere tra Wikipedia e un'altra fonte di informazione? La differenza con l'informazione pubblicata o a stampa o su Internet attraverso una fonte di cui sono noti gli autori consiste proprio nel fatto che sia possibile verificare, sapere chi l’ha scritto è dunque, in qualche modo, avere una chiave di lettura e quindi avere un elemento di verificabilità in più. Non sapere chi, come, perché quella fonte è stata realizzata è un elemento di debolezza che però fa parte integrante del sistema. Quindi l'utente di Wikipedia va istruito a considerare nel suo accesso questa cosa, a considerare quest'elemento.
W@H: Da una ricerca di Nature è risultato che preso un campione di voci di wikipedia e uno dell'enciclopedia britannica i due gruppi sono risultati di accuratezza paragonabile. Secondo lei è un caso fortuito?
- A.S.: Non ho gli elementi per poter dire se sia un caso fortuito o meno; diciamo che la mia personale esperienza di Wikipedia è un'esperienza che in buona sostanza conferma questo dato.
- A.S.: Non ho esempi celebri, perché a volte effettuo delle ricerche immediate ad esempio di una data, di una situazione. Confermo questa personale esperienza, che però è un dato che non si basa su una statistica e quindi non ha nessuna attendibilità.
- Certamente però posso dire che quest'attendibilità mi è stata confermata, cioè dopo aver cercato su Wikipedia ho verificato quel tema anche su altre fonti di informazione, intrecciando come si dovrebbe sempre fare, e i conti, per quelle esperienze che ho avuto, sono quasi sempre tornati. Ho avuto anche, devo dire, dei casi eclatanti di totale falsità. Mi sono stati fatti notare da altri due o tre casi di parole molto strane che riguardavano un oggetto - parole che adesso non ricordo - il cui significato effettivamente ho verificato come completamente falso.
W@H: Non ha avuto l'impulso di correggerlo?
- A.S.: No, non sono mai intervenuto in Wikipedia in questi casi, ma si trattava di voci assolutamente prive di importanza. Non ho mai avuto un ruolo attivo, ma proprio per problemi di tempo.
- Un altro aspetto che ritengo molto importante - e che ho sottolineato nell'articolo su Wikipedia - è che poiché è una enciclopedia scritta dagli utenti stessi, lo spazio dedicato alle voci non è proporzionale all'interesse generale, come nelle altre enciclopedie, ma semmai agli interessi degli utenti, che sono i più svariati. È possibile quindi trovare descrizioni estremamente dettagliate e competenti scritte da appassionati, relative, ad esempio ad un tipo particolare di formica che si trova soltanto nell'Africa del sud, diversamente da quanto accadrebbe nell’Enciclopedia britannica, la quale le dedicherebbe magari solamente poche righe. Questo è l'elemento estremamente interessante su Wikipedia che nell'articolo ho esplicitamente citato e messo in evidenza.
- Per quanto riguarda il discorso del proliferare di informazioni personali direi che certamente queste mettono in luce un desiderio partecipativo, di comunicare la propria vita e se vogliamo di entrare all'interno di un gruppo diciamo più ampio. D'altra parte è anche assolutamente vero che il Web 2 permette alle persone di mettersi in mostra, e quindi gratifica le manie di protagonismo che ciascuno di noi in qualche modo ha, oltre a catturare qualche mitomane; ma questo rientra nella casistica, è uno specchio del mondo reale. Questo strumento certamente, oltre a garantire un livello di partecipazione alla conoscenza e alla interrelazione tra le persone, garantisce anche uno spazio di protagonismo, a volte morboso, alle persone che d'altra parte non è ineliminabile.
W@H: La apparente facilità di partecipazione al mondo di internet non maschera però il fatto che anche in questo mondo, che lei definisce "in piena osmosi con il nostro mondo di tutti i giorni", la partecipazione sia riservata solo a chi può, a chi ha i mezzi materiali e culturali per parteciparvi? Cosa pensa dell'alfabetizzazione informatica e del digital divide?
- A.S.: Diciamo che è un divario che va assolutamente colmato e il rischio è evidentemente quello di suddividere il mondo ulteriormente tra le persone che hanno accesso all'informazione e quelle che invece non hanno questa possibilità. Questo accesso è una realtà che è estremamente diffusa nel mondo occidentale ma molto meno diffusa nei paesi in via di sviluppo. Direi che in questo senso bisogna lavorare su due piani: da una parte lavorare perché questo mezzo sia quanto più possibile liberalizzato nei luoghi in cui ci sono le possibilità - ma alcuni governi o regimi impediscono e limitano l'accesso - dall'altra penso che sia necessario trovare gli strumenti per cui questa realtà non diventi esclusivamente appannaggio del primo mondo quello, più sviluppato.
- Faccio l’esempio della comunicazione tra missionari. Pensate ad agenzie come la MISNA[4] : sono agenzie di grande importanza che ricevono notizie da missionari che si trovano nei luoghi più disparati del pianeta nei quali altre fonti d'informazione non riuscirebbero ad arrivare. Tramite i telefoni satellitari o altri mezzi a disposizione di queste persone che si trovano in luoghi di difficile raggiungibilità si realizza la diffusione di una informazione corretta. Direi dunque che è vero che ci sia il rischio di questo digital divide, che è stato messo bene in luce da un documento del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali del 2002, ma è anche vero che proprio questi strumenti nei luoghi più poveri e più lontani del mondo permettono un sistema di comunicazione che altrimenti sarebbe impossibile.
W@H: Lei è sicuramente molto presente, anche a livello personale, sul web. Quali sono gli aspetti che la attirano maggiormente?
- A.S.: Gli aspetti che mi affascinano di più del web sono la possibilità della condivisione, cioè la possibilità di mettere in rete informazioni e di reperirle, questo scambio comunicativo che crea anche comunità permettendo ugualmente di trovare persone che hanno interessi comuni o impegni comuni e la possibilità di condividere materiale.
- Direi che per me che vivo nella Compagnia di Gesù, un ordine religioso che è diffuso in tutto il mondo, con persone che appartengono ai punti più diversi del pianeta e ai fusi orari più lontani, questa esperienza comune, questa comunione di persone, che si rende possibile grazie agli incontri personali - a tu per tu - viene ad essere resa realtà quotidiana grazie alla rete.
- A volte mi capita di essere in videoconferenza con altri amici gesuiti: anche solo scambiarsi un saluto insieme tra uno che vive a New York e un altro a Caracas. Con internet questa comunicazione in voce, ma anche in video, è una possibilità normale, quotidiana, a bassissimo costo, se non addirittura gratuita, che viene messa a disposizione.
- Io ritengo che in internet ci sia una dimensione altamente spirituale. Vorrei citare almeno una persona, un grande gesuita, Pierre Teilhard de Chardin, che con i suoi libri, con le sue intuizioni, la sua idea di noosfera ha anticipato l’idea di internet… Stiamo parlando di un gesuita che è vissuto in tempi in cui Internet non era neanche ipotizzabile ma egli ha ampiamente anticipato questo fenomeno. Direi anche che, a mio avviso, Internet è una realtà che ha delle forti potenzialità spirituali.
W@H: Se lei dovesse proporre un nuovo progetto, un utilizzo culturale di internet per raccogliere e catalogare le informazioni in modo indipendente e libero, quale sarebbe la sua proposta? Come per esempio L'Enciclopedia di Qumran [5] (che ha per altro una licenza che fa oggettivamente a pugni con la GFDL)...
- A.S.: Anche su questo direi io non ho uno mio progetto, nel senso che ne porto avanti almeno uno, questo di BombaCarta e quindi la risposta la si trova lì, tuttavia direi che non è l'unico modello. Il bello della rete è il fatto che non ci sia necessariamente un unico progetto. L'unica cosa che posso dire è che di Internet mi piace la sua multimedialità, la sua capacità di fornire allo stesso tempo accesso e informazione scritta audio e video. Tutto questo secondo me è fondamentale, però non ho un progetto mio.
- Qui si cita l'enciclopedia Qumran ma ci sono in ambito religioso anche altre iniziative ormai abbastanza consolidate. Per esempio c'è Teopedia[6], un'enciclopedia teologica sostanzialmente di marca protestante. La tecnologia Wiki, sulla quale si basa pure Wikipedia, può essere utilizzata in molti modi: secondo me bisogna essere liberi di usare questa tecnologia anche con approcci non così liberi. Io non farei il fondamentalista nel voler usare la tecnologia solo esclusivamente per questo approccio assolutamente libero, tale da impedire o da scomunicare chi usa questa tecnologia per altri scopi. Io trovo per esempio estremamente significativo l'uso di una tecnologia del genere in forma chiusa, nel senso che solo alcune persone, per esempio un gruppi di studenti, possono partecipare mettendo a disposizione le loro competenze e i loro materiali.
- Su BombaCarta si usa la licenza Creative Commons, ma ritengo che sono possibili vari usi sotto varie licenze sulla base dei contenuti. Quella delle licenze è una questione molto importante evidentemente; la condivisione della conoscenza deve essere quanto più possibile liberalizzata, ma nello stesso tempo non metterei divieti o stigmatizzerei usi della rete adatti alle persone che la usano e che quindi pongano anche dei limiti precisi e anche rigidi.
W@H: Secondo lei il parere della Chiesa in merito al libero arbitrio si è evoluto storicamente?
- A.S.: Per una discussione del genere ci vorrebbe un incontro dedicato. Potrebbe essere una voce di Wikipedia. Bisogna anche intendersi sul concetto di libero arbitrio e di libertà. Sono delle questioni abbastanza complesse di cui si può riparlare ma bisognerebbe capire quale è il contesto. Ad esempio occorre capire se chi ha rivolto la domanda usa la parola libero arbitrio in senso proprio tecnico o la usa con il senso di libertà...
W@H: Potrebbe essere la libertà su Wikipedia?
- A.S.: Anche qui bisogna intendersi... Normalmente per libertà e per libero arbitrio s'intende la libertà d'opinione e chiaramente la libertà d'opinione va rispettata, ma se ci riferiamo a Wikipedia, siccome Wikipedia intende assumere un punto di vista neutrale, allora la libertà di opinione non ha più senso perché è l'opinione, in questo caso, proprio quello di cui Wikipedia dovrebbe liberarsi...
W@H: Ma è possibile una cosa del genere?
- A.S.: Lo dicevo all'inizio: no. La domanda in questa forma è assolutamente pertinente.
- A.S.: È andata molto bene. Sono contento dell'incontro con voi. Quest'incontro fa diventare Wikipedia anche qualcosa fatta di persone, quindi più umanamente per me significativa.
W@H: Anche noi siamo contenti di questo incontro.
Approfondimenti
[modifica]
- ↑ http://www.bombacarta.com/
- ↑ http://www.laciviltacattolica.it/quaderni/2005/3722/articolo%20spadaro.html
- ↑ http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=233840
- ↑ http://www.misna.org/
- ↑ http://www.enciclopediacattolica.it/index.php/L%27Enciclopedia_di_Qumran
- ↑ http://teopedia.wikispaces.com
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