Camorra sul litorale laziale. Arrestato un pregiudicato a Sperlonga

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giovedì 30 agosto 2012

Veduta di Sperlonga e della sua spiaggia

Chi volesse trascorrere un'estate particolare, fianco a fianco di vere e proprie star delle criminalità, non dovrebbe scartare l'idea di passare le sue vacanze sul litorale laziale, specialmente nelle località rivierasche della Provincia di Latina. Non è esclusa la possibilità di qualche emozione forte, come quella vissuta dai testimoni oculari del recente agguato di Nettuno o del successivo omicidio di Manuzza a Terracina. Una conferma la si è avuta oggi da una delle più rinomate località litoranee del Lazio, la gettonatissima Sperlonga, annoverata, addirittura, tra i Borghi più belli d'Italia.

L'arresto di Biagio Micillo[modifica]

Non di un ennesimo attentato si tratta questa volta, ma di quella che, una volta tanto, si può definire una buona notizia: l'arresto di un pericoloso pregiudicato napoletano, sulle cui tracce erano impegnate da tempo le forze dell'ordine. Si chiama Biagio Micillo, 55 anni, camorrista, originario di Giugliano, esponente di primo piano del clan Mallardo, che il 6 giugno scorso era riuscito già a sottrarsi a un blitz dei ROS. La fortuna gli avrebbe arriso di nuovo poco dopo, il 26 giugno, quando è riuscito a sfuggire a un'analoga operazione diretta contro i clan Pianese-D'Alterio, con i quali Micillo intratteneva le funzioni di ufficiale di collegamento a nome del clan di appartenenza.

La vacanza in famiglia del boss[modifica]

Case di vacanza in riva al mare di Sperlonga

Nonostante i rischi a cui era scampato, Micillo doveva sentirsi piuttosto tranquillo, se non aveva saputo rinunciare al relax della sua villa di Sperlonga, dove si era recato per trascorrere quel tipo normale di vacanza, mare e abbronzatura, a cui molti italiani aspirerebbero ma che sempre più spesso sono costretti a relegare nel novero dei sogni sfumati in periodi di crisi nera come queste ultime estati. Non una qualunque casetta di vacanze, quella di Micillo, ma una villa in piena regola, come si conviene a un boss, lussuosa, munita di giardino, e con tanto di accesso privato al mare.

Non era solo, Micillo, nella sua dimora vacanziera. Ad accompagnarlo la moglie, il figlio, la compagna di quest'ultimo e, con loro, l'adorato nipotino, con i quali condivideva i piaceri della vacanza, tra mare, sole e prelibatezze culinarie, alternate a notti di sonno ristoratore. Proprio quel sonno da cui, incredulo, hanno dovuto svegliarlo i carabinieri di Formia venuti a prelevarlo, in una tersa mattina di agosto, recando in mano un'ordinanza di custodia cautelare. Proprio quell'ordinanza a cui era sfuggito il 6 giugno precedente e che non aveva risparmiato 46 suoi meno fortunati sodali, tutti, al apri di lui, accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, traffico e spaccio di stupefacenti.

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Fonti[modifica]