Cina: allarme diritti umani ad un anno dalle Olimpiadi di Pechino

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mercoledì 8 agosto 2007

A un anno dai Giochi Olimpici estivi di Pechino, la Cina rimane sotto stretta osservazione delle associazioni per i diritti umani e per la libertà di stampa. Reporters sans frontiéres denuncia che quattro corrispondenti sono stati fermati dalla polizia e costretti a firmare una dichiarazione nella quale essi si autoaccusavano di aver tramato contro l’ordine pubblico, e successivamente espulsi dal Paese e imbarcati su un volo per Parigi. L’azione del governo cinese ha fatto seguito a una manifestazione di sei attivisti che si battono per la liberazione del Tibet, i quali hanno esposto alcuni striscioni di protesta sulla Grande Muraglia. I giornalisti espulsi erano presenti alla conferenza stampa successiva alla manifestazione.

Senza seguito sono rimaste le denunce di organizzazioni come Human Rights Watch, Amnesty International e la stessa Reporters sans frontiéres: il governo cinese non ha replicato. In serata a Pechino, proprio in piazza Tiananmen, vi sarà una festa che prevede anche la sfilata di tutte le delegazioni olimpiche (ivi inclusa quella italiana): una vetrina per il comitato organizzatore cinese, anche se le organizzazioni umanitarie ribadiscono che il CIO dovrebbe far pressione sulle autorità del Paese al fine di indurle a rispettare le promesse di maggiori aperture democratiche assunte al momento di presentare la candidatura di Pechino a ospitare i Giochi. Vari sono i temi sul tavolo: rispetto delle minoranze, diritti politici e civili, libertà di stampa. Tra i temi più scottanti quello citato in apertura, sull’occupazione militare del Tibet.

Al riguardo, anche il vicepresidente di un’associazione studentesca che si batte per la fine dell’occupazione cinese in Tibet ha chiesto che la comunità internazionale non abbassi la guardia sui comportamenti del governo cinese da qui fino all’inizio dei Giochi Olimpici.

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