Eutanasia: il Vaticano richiama sulla necessità di alimentare il paziente in coma

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venerdì 14 settembre 2007

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha richiamato oggi alla necessità di alimentare, anche in modo artificiale, il paziente che si trovi in stato comatoso.

L'intervento si è reso necessario a seguito di una richiesta di chiarimento sulla dottrina che la chiesa adotta in questi casi da parte della Conferenza Episcopale Statunitense.

La dichiarazione ufficiale dice che «la somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita», per poi aggiungere che «è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente». Operando in questo modo, infatti, si evita la morte della persona ammalata per inanizione e/o disidratazione, come nel caso di Terry Schiavo, la donna americana in stato neuro degenerativo deceduta per fame e sete dopo 13 giorni di mancata alimentazione.

Allora, il caso aveva suscitato enormi polemiche per il modo disumano con il quale si era scelto di far morire la donna, in coma da più di dieci anni.

Una nota della congregazione retta fino al 2005 dall'allora cardinale Joseph Alois Ratzinger, eletto poi Papa Benedetto XVI, e diretta ora dal cardinale statunitense William Joseph Levada, «non esclude che in qualche regione molto isolata o di estrema povertà l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano non essere fisicamente possibili», ma a patto che al loro posto vengano garantite le cure minime necessarie.

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