Il Senato italiano dice sì alla fiducia sulle missioni all'estero

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28 luglio 2006 Il Senato ha approvato la legge 845 che rifinanzia le missione italiane all'estero. Il voto di fiducia è arrivato questa mattina: 162 partecipanti al voto, 161 favorecoli e un astenuto. La Casa delle Libertà non ha partecipato al voto.

Fra i 161 che hanno votato a favore c'erano anche i senatori a vita Giulio Andreotti, Emilio Colombo, Rita Levi Montalcini e Oscar Luigi Scalfaro (quest'ultimo è stato anche contestato durante il voto. Il senatore indipendente eletto all'estero, Luigi Pallaro, era invece assente.

Il voto è arrivato dopo aspre polemiche da parte del centrodestra: ieri sera esponenti della CdL hanno criticato il presidente del Senato Franco Marini per la sua gestione della Camera; secondo la CdL, infatti, ieri sera era venuto a mancare il numero legale, in quanto dei 322 senatori, 4 erano in missione, dunque il numero legale necessario per il voto era 159. Poiché i votanti totali erano effettivamente 159, il capogruppo di Forza Italia ha gridato all'illegittimità del voto. Il presidente del Senato ha però ricordato al senatore Schifani che anche il presidente è un senatore, ed era presente in aula anche se non votante, dunque il numero dei senatori presenti era 160, sufficiente per far scattare il numero legale.

Rientrata anche la polemica sulla fiducia: con la fiducia sul provvedimento, gli otto senatori dissidenti hanno potuto evidenziare le proprie posizioni contrarie a quelle del governo, pur votando a favore per non far cadere il governo. Il presidente dell'Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro, ha detto che "blindare il voto è servito sia per dimostrare che il dissenso di alcuni è legittimo, sia per dimostrare che la maggioranza è salda". Le fa eco il ministro della Difesa, Arturo Parisi, che ha parlato del voto come prova della solidarietà politica presente all'interno della maggioranza.

In seguito la Finocchiaro ha annunciato che non ci sarà più un ricorso alla fiducia in materia di missioni all'estero, perché fra sei mesi la maggioranza sarà unanime nel votare no.

Intanto la CdL fa pressioni sul capo dello stato, Giorgio Napolitano, perché verifichi la legalità del voto contestato ieri sera.

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