Iraq processo a Saddam prima udienza 2005

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Baghdad, 19 ottobre 2005

Oggi è iniziato il processo contro Saddam Hussein e di altre sette imputati per il massacro compiuto nel 1982, quando furono uccise 143 persone, dopo che Saddam era sfuggito ad un attentato nella cittadina di Dujail.

La prima udienza, tenutasi a Baghdad, è durata 3 ore. La seconda udienza è stata rimandata al 28 novembre, su richiesta della difesa.

Oltre a Saddam, gli altri imputati sono:

  • Taha Yassin Ramada, vicepresidente
  • Awad Hamed al Bandar, ex-giudice della Corte Rivoluzionaria
  • Barzan Ibrahim al Tikriti, capo dei servizi segreti e fratellastro di Saddam
  • Abdullah Kazim, funzionario del Baath
  • Mizhar Abdullah Ruwayyid, funzionario del Baath
  • Ali Dayim Ali, funzionario del Baath
  • Mohammed Azawi, funzionario del Baath

Presidente della corte è Rizgar Amin, un curdo, l'unico dei 5 magistrati che si sia fatto inquadrare dalle telecamere che hanno seguito il processo in differita.

All'uscita, il difensore di Saddam, Khalil Al Dulaimi dice: «Il presidente è forte. Sa di essere innocente. E l'ha dimostrato al mondo».

Il processo è iniziato alle 12,24 locali. Di seguito il resoconto stenografico del dialogo tra Saddam e il giudice Amin.

Hussein: «Chi combatte per la causa di Dio sarà vittorioso. Io sono alla mercé della volontà di Dio, il più potente ...».
Amin: «Signor Saddam, la prego di comunicare la sua identità, il suo nome, il suo rango e la sua professione. Lei ha abbastanza tempo, lei avrà abbastanza tempo per affermare quello che desidera e per esprimere la sua opinione. Ma questa corte ha una procedura e noi siamo tenuti a seguirla».
Hussein: «Chi sei tu? Voglio sapere qual è il tuo ruolo».
Amin: «Noi siamo la Corte penale irachena. Dunque, per cortesia, risponda: queste formalità non hanno nulla a che fare con lei».
Hussein: «Mi hanno fatto attendere per ore e non mi è stato concesso di portare carta e penna, perché perfino le penne fanno paura ora. Non nutro nessun risentimento per nessuno di voi. Ma mi rifaccio ai miei diritti e al rispetto che devo agli iracheni che mi hanno eletto. Non rispondo a questa cosiddetta corte, con tutto il rispetto per chi ne fa parte. E mi riservo i diritti costituzionali di presidente della Repubblica dell'Iraq, non seguirò ... Non riconosco né l'entità che via mandato e autorizzato né l'occupazione perché tutto quello che è basato sulla falsità è falsità... Hai mai fatto il giudice prima d'ora?».
Amin: «Non c'è spazio per simili argomenti in questa corte».
Hussein: «Sono in questa corte militare dalle 2 e mezza di stanotte e dalle 9 del mattino sono qui che vi aspetto con il mio vestito migliore. Tu sai chi sono, sento dal tuo accento che sei iracheno e dunque sai molto bene chi sono io, sai che non mi stanco e che non mi arrendo».
Amin: «Sono qui per chiederle formalmente della sua identità. Un giudice non può contare sulle proprie conoscenze personali».
Hussein: «Ho risposto a questa domanda per iscritto e te l'ho fatta avere».
Saddam continua a rifutarsi di dare le proprie generalità.
Amin: «Voi siete Saddam Hussein Al Majid, ex presidente dell'Iraq».
Hussein, alzandosi in piedi: «Io ho detto che sono il presidente dell'Iraq. Non ho detto di essere stato deposto, non potete farmi dire ciò che non dico. Per rispetto al glorioso popolo iracheno, rifiuto di rispondere perché questo tribunale è illegale».
Il giudice parla quindi a Al Bandar e poi a Ramadam.
Successivamente rivolge a tutti le accuse.
Amin: «Siete accusati di torture, attività criminali come gruppo di individui in associazione, uccisioni deliberate e premeditate».
Poi torna a parlare con Saddam.
Amin: «Signor Saddam, vada avanti. Lei si dichiara colpevole o innocente?».
Hussein: «Ho detto quello che ho detto. Non sono colpevole. Sono innoncente».
Alla stessa domanda rispondono gli altri imputati del processo, dichiarandosi innocenti:
Mohammed Ali: «Sono innocente, a Dio piacendo».
Barzan: «Sono innocente, signor giudice».

Quindi il giudice aggiorna l'udienza al 28 novembre.

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