La Grecia ratifica l'accordo bilaterale per il cambio del nome della Repubblica di Macedonia in Repubblica della Macedonia settentrionale

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25 gennaio 2019

Dopo la Macedonia, anche la Grecia ratifica l'accordo bilaterale sottoscritto il 12 giugno 2018 dal primo ministro greco Alexīs Tsipras e il primo ministro macedone Zoran Zaev per cambiare il nome dello Stato macedone in “Repubblica della Macedonia settentrionale”.

L'11 gennaio scorso il parlamento macedone aveva approvato una legge costituzionale per cambiare ufficialmente il nome in “Repubblica della Macedonia settentrionale”, ma l'entrata in vigore della modifica era subordinata alla ratifica da parte del Parlamento ellenico del trattato bilaterale di giugno, cosa avvenuta oggi grazie al voto favorevole di 153 deputati su 300, con 146 contrari e un astenuto.

Il partito Nea Dimokratia ha votato contro l'accordo sostenendo che il toponimo Macedonia appartiene esclusivamente alla storia ed alla cultura greca. Prima del voto, v'erano state delle proteste in piazza Syntagma da parte delle forze di destra, sfociate anche in tafferugli ed episodi di vandalismo e violenza, comunque controllati e contenuti dalla forza pubblica.

Il Parlamento ellenico (repertorio).

Il leader del partito dei Greci indipendenti (ANEL), Panos Kammenos, l'11 gennaio 2019 aveva provato a creare una crisi interna alla maggioranza annunciando le dimissioni dall'incarico di ministro della Difesa, dichiarando inaccettabile la ratifica del trattato greco-macedone. Tuttavia gli altri membri del partito non lo hanno seguito ed hanno sostenuto l'azione del Governo Tsipras, il quale aveva anche richiesto e ottenuto la fiducia del Parlamento.

L'accordo tra i due Stati dovrebbe porre fine a una controversia tra i due Paesi sorta nel 1991, quando la Macedonia dichiarò la sua indipendenza dalla Jugoslavia scegliendo il nome “Repubblica di Macedonia”. Nome che suscitò forti critiche da parte dei cittadini greci, che accusarono i macedoni di essersi appropriati dell'identità culturale e storica appartenente alla confinante Regione della Macedonia, entità amministrativa greca. Nel 1993 l'ONU subordinò l'ingresso della Macedonia nell'organizzazione alla condizione che il suo nome ufficiale fosse “Former Yugoslav Republic of Macedonia” (FYROM).

A favore della pacificazione di Grecia e Macedonia si erano espresse l'Unione europea e la NATO. Perplessità erano state espresse dal ministro degli esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov per il timore di una possibile adesione della Macedonia al trattato nordatlantico. Contrari anche le forze nazionaliste greche.

Nel settembre 2018, l'opposizione filorussa per tentare di fermare il progetto aveva propomosso un referendum consultivo che domandava ai cittadini macedoni: "Sei a favore dell'adesione all'Unione europea e alla NATO, accettando l'accordo tra la Repubblica di Macedonia e la Repubblica di Grecia?". Il referendum, nonostante la vittoria del 'sì', è fallito per il mancato raggiungimento del quorum: l'affluenza era sta solo del 36,91%.

Il governo del primo ministro Zoran Zaev quindi ha deciso di sottoporre al voto parlamentare l'approvazione della riforma costituzionale, che in aula ha ottentuo il voto favorevole di 81 parlamentari su 120, oltre i due terzi necessari all'approvazione.

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