Papa Benedetto XVI: «Le minacce alla vita minano la società»

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giovedì 18 ottobre 2007

In una lettera indirizzata a monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, presente alla cerimonia di inaugurazione della Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, Papa Benedetto XVI ha ribadito i concetti fondamentali alla base della società, oltre a condannare l'eutanasia e schierarsi in difesa del matrimonio, dicendo che «le minacce alla vita umana e alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna minano la stabilità della società del nostro tempo e compromettono il suo futuro».

Tra i diversi temi affrontati da papa Ratzinger nella lettera, anche la questione della precarietà, che nel panorama politico del nostro paese è oggetto di forti contrasti, con l'avvicinarsi della manifestazione del 20 ottobre organizzata dai partiti più radicali della squadra di governo; «quando la precarietà del lavoro», scrive il pontefice, «non permette ai giovani di costruire una loro famiglia, lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso».

Sul fronte delle questioni etiche, inoltre, Benedetto XVI si è detto preoccupato per gli eventi che accadono in questi giorni: «Particolarmente attuale è la questione antropologica, che abbraccia il rispetto della vita umana e l’attenzione da prestare alle esigenze della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Come è stato più volte ribadito non si tratta di valori e principi solo "cattolici", ma di valori umani comuni da difendere e tutelare, come la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato».

Infine, come confermato da Bagnasco, il Papa ha attaccato l'eutanasia, tema tornato prepotentemente di cronaca dopo la sentenza della Corte di Cassazione sul caso di Eluana Englaro, la ragazza in coma da 15 anni e per la quale il padre chiede di poter staccare la spina; la Suprema Corte ritiene necessario che il processo vada ripetuto e che inoltre, per tutti i casi, si possa procedere all'eutanasia qualora accertata l'impossibilità per la persona malata di una guarigione.

Il presidente CEI ritiene infatti la vita sia da tutelare «da ogni attacco» e che «ogni forma di eutanasia, falsa o camuffata, è inaccettabile»

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